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Il potere della risata con i miei figli

di Valeria Camia - 02.03.2017 - Scrivici

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Quanta gioia ma anche quante discussioni logoranti.  Perché altro non possono che essere così, logoranti, delle discussioni con due bambini che insieme non fanno neanche cinque anni.  Ecco allora che ho provato a iniziare le mie giornate con il motto "rido io e ridi tu". Tanto peggio di così non poteva andare. E...

Discutevo spesso, e vivacemente, con un collega. Oggi penso fosse di più di un compagno di lavoro. Era un amico. Mi rimproverava di essere troppo seria. “Devi ridere alla vita” mi diceva, osservandomi arrabbiata, mentre correggevo compiti in classe di ragazzi svogliati. Il suo motto era: rido io e ridi tu. E alla fine, con quel modo ai miei occhi poco accademico, i suoi studenti avevano sempre voti migliori dei miei. Perché le sue lezioni erano piacevoli, leggere ma non frivole. Non osavo imitarlo nello stile. Lo ammiravo, e basta. Poi abbiamo preso strade diverse.


Mi è tornato in mente, questo collega, qualche giorno fa, mentre guardavo con Dario e Lapo vecchie foto di lavoro, foto della mia vita B.C., before children, prima che loro nascessero. Da quando ci sono loro non ho più lavorato. Lontana dal suo sguardo critico, l’ho fatto di recente mio, quello sguardo. E con i suoi occhi ho pensato alla mia vita A.C., after children. Quanta gioia ma anche quante discussioni, logoranti. Perché altro non possono che essere così, logoranti, delle discussioni con due bambini che insieme non fanno neanche cinque anni.
“Dario vesti!”
“No.”
“Dario vestiti, devi andare all’asilo.”
“No, non mi vesto. Non voglio andare.”
“Dario muoviti. Se non ti vesti, ti tolgo il camion dei pompieri e non lo usi fino a domani.”
“No.” E piange. E io perdo la pazienza, ancora di più.
“Lapo ti aiuto io a mangiare lo yogurt”.
“No, da solo”.
“No Lapo ti sporchi. Ti ho appena cambiato”
“No.” E lo yogurt finisce sulla sua maglia, sul tavolo, per terra. E io mi arrabbio, ancora di più.
Ma non risolvo nulla. L’uno non si veste. L’altro si è sporcato. Io inizio la giornata in modo pessimo.


Rido io e ridi tu. Proviamoci, mi dico, peggio di così non può andare.


Eccomi allora a fare il solletico a Dario che è ancora a letto, a rincorrerlo per le stanze della casa. “Se ti prendo, ti metto la maglia!” Ecco, lo acchiappo, maglia infilata. “Guarda che arrivano i pantaloni e le calze!” Gli metto i pantaloni, poi le calze, dopo avergli pizzicato i piedini. Ridiamo. Penso che arriverà prima o poi l’estate e non dovrò rincorrerlo per infilare anche il maglione e la giacca. Ma per ora, rido io e ride lui.


Poi arriva il turno di Lapo, che ora indossa una nuova maglietta pulita. Porto al tavolo Ege, il suo orso bianco, e Ellie, l’elefante blu. Tutti in cerchio. “Un aereo carico di yogurt per Ege! Uno per Ellie! Uno per Lapo! Chi ha la bocca più grande? Un altro carico, eccolo che arriva…” Servono diverse spedizioni aeree per svuotare l’intero carico di yogurt. Qui in Svizzera fanno confezioni giganti, da 150g. Comunque, niente incidenti. Niente crisi. Solo sorrisi.


Morale della storia: imparare a vestirli mettendoci il doppio del tempo e ad avere un tavolo affollato di invitati ad ogni colazione, pranzo o cena non sarà facile. Non sarà facile per me, che tendo a vedere tutto in bianco e nero. Ma “il gioco vale la candela”, rido io e ridi tu, ovvero ridono loro e rido io.

di Valeria Camia

Sull'autrice
Mamma di due bimbi, con un marito sempre in viaggio per lavoro, scrive delle sue avventure e disavventure giornaliere in Svizzera
http://mammaimpara.blogspot.ch

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