Il libro, ci tengo a precisarlo, è nato all’interno di un percorso che ho condiviso con l’associazione GenitoriChe che è attenta ai temi legati alla genitorialità e che, nello specifico, si propone di far conoscere l’adozione a chi non ne ha un’esperienza diretta.
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MNR- Da quello che si evince lo scopo è aiutare la familiarizzazione di genitori e figli, soprattutto nei casi di adozioni internazionali, che comportano l'arrivo di un bambino appartenente a un'altra cultura, qual'è l'approccio che suggerisce il tuo libro?
MF-Il libro vuole contribuire a un percorso culturale che inserisce le famiglie adottive in un contesto di normalizzazione e quotidianità. Per fare questo è importante che si parli di adozione, soprattutto a scuola, e si cominci a costruire un nuovo vocabolario che elimini ad esempio l’affermazione “genitori veri” oppure che inserisca l’adozione nella categoria “buona azione” o, infine che definisca correttamente l’adozione come legame genitoriale e l’adozione a distanza col termine più corretto di sostegno a distanza. È importante parlare di adozione coi bambini per facilitare la creazione di una sensibilità sul tema e una certa “familiarità” perché le famiglie adottive entrano subito in contatto con i singoli contesti sociali del nostro paese: la scuola, i circoli sportivi, i parchi giochi, gli oratori, gli scout, ecc. Infatti l’età media dei bambini adottati che arrivano in Italia è circa 6 anni e a quell’età fai subito, o quasi subito, moltissime cose con nuovi amici.
MNR-Il libro è rivolto anche a bambini che stanno per avere un fratellino adottivo, quali sono le reazioni in base alla tua esperienza e come i genitori possono aiutare a capire la situazione favorendo l'accettazione da parte di uno e l'integrazione del nuovo arrivato?
MF-I fratelli sono una risorsa straordinaria. Spesso capita che i fratelli e le sorelle facciano da ponte tra il bambino adottato e i nuovi genitori. I bambini adottati provengono spesso, infatti, da contesti in cui sono prevalenti le relazioni fra pari, gli istituti, le famiglie di provenienza, spesso molto numerose, e i rapporti con i genitori possono essere facilitati dalla mediazione di un fratello. Mia figlia, ad esempio, riusciva a capire meglio di noi cosa chiedesse o volesse suo fratello quando parlava solo khmer e noi, disperati, avevamo finito la lista delle possibilità. Arrivava lei e diceva … “secondo me vuole ….” e quasi sempre aveva ragione. Nella successiva quotidianità i rapporti sono fatti di gelosie, complicità e tutto ciò che una normale relazione tra fratelli include.
Il momento tanto atteso è edito da Giunti
Per info: press@mammenellarete.it
Associazione Genitori Che
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