Dopo una prima indagine sembrò che non ci fosse nulla che non andava, provammo con qualche aiuto farmacologico a livello di stimolazioni, ma ancora nulla. Il tempo passava e gli accertamenti continuavano, nel frattempo cambiai ginecologo, perché secondo me mi stava facendo perdere troppo tempo.
La mia età aumentava e il consiglio più sensato (secondo lui) che mi poteva dare, era di andare in Spagna. Mi vennero, quindi, consigliate un'isterosalpingografia e un'isteroscopia, dalle quali risultarono un utero policistico (che non era un grosso problema) e la tuba destra occlusa. Anche questa poteva non essere considerata un problema, in quanto c'era l'altra libera.
A fine gennaio del 2009 si verificò la tanto sospirata "assenza di ciclo" e feci il test: POSITIVO! Gioia, ansia, paura. Subito andai dalla nuova dottoressa, la quale costernata mi disse che al 99% avevo una gravidanza ectopica e che la camera gestazionale si era impiantata nella tuba destra. Dovetti effettuare un ricovero d'urgenza e il mio ginecologo fece un lavoro magistrale. Sfilò la tuba in laparoscopia, salvando le ovaie.
Dolore, sgomento e lacrime, ma anche speranza. Ricominciai più fiduciosa che mai: mi toccarono di nuovo farmaci e monitoraggi. Nulla di nulla. Ma a febbraio del 2010, ebbi di nuovo "un'assenza del ciclo"! Il test era positivo. Feci un'ecografia, questa volta non si verificò l'impianto e le beta piano piano si erano "negativizzate", ma la tuba era compromessa.
Ormai l'unica strada che ci restava da percorrere era quella della fecondazione assistita. Cominciai ad informarmi e nel Lazio le strutture semi convenzionate avevano una lista d'attesa pazzesca, perciò ci venne consigliato un centro in Toscana, dove, oltre ad essere totalmente convenzionati, erano splendidi dal punto di vista umano.
Cominciarono i tentativi: 4 in tutto e tutti falliti. Ogni volta vedere quelle beta 0,00 era un colpo al cuore, ma la volontà e la speranza ci facevano andare avanti.
Ci eravamo ripromessi di non avere rimorsi e rimpianti per il futuro e così fu. A giugno 2012, dopo il quarto e ultimo fallimento, io e mio marito ci guardammo negli occhi e ci dicemmo basta.
Quello che potevamo fare lo avevamo fatto. Cominciò il periodo di disintossicazione, psicologica e fisica: avevo tanti ormoni in circolo, sbalzi d'umore. Piangevo spesso. Finalmente ricominciai a stare bene, a volte e spesso la rassegnazione aiuta.
A maggio 2013 accadde un episodio strano, ebbi due volte le mestruazioni. Chiamai il ginecologo e raccontai dell'evento, lui mi chiese di ricordargli quanti anni avessi (quasi 43) e, alla mia idea di menopausa anticipata, mi prospettò un eventuale "polipetto".
Prima di diagnosticare qualunque cosa, mi disse che era meglio fare un'ecografia. C'era una "macchia" nell'utero, sembrava una "camera", ma era molto probabilmente un grumo di sangue, che sarebbe andato via con il prossimo ciclo.
Però per toglierci ogni scrupolo, facemmo le beta. "Le beta? Ma no, a che servono?" - dissi. La sua risposta: "al 99,9 per cento sappiamo che saranno negative, ma devo togliermi ogni dubbio". Il giorno dopo le beta erano invece positive.
Il 6 giugno 2013 sentimmo per la prima volta battere il cuore di nostro figlio. Considerata la mia età, ho avuto una gravidanza fantastica, nemmeno un disturbo dall'inizio alla fine.
I miracoli, quando avvengono, sono perfetti.
di Paola
(storia arrivata alla pagina facebook di nostrofiglio.it, editata da Sara De Giorgi)
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