Eccomi a raccontare del mio piccolo miracolo.
A febbraio 2016 scopriamo che dentro di me cresceva una nuova vita.
A maggio, ci rechiamo insieme a nostro figlio maggiore (8 anni) in ospedale per la translucenza nucale.
Mio figlio era emozionatissimo, non sarebbe stato più solo! Dopo tanta attesa finalmente entriamo. Ci accoglie una specializzanda incapace anche di dire "buongiorno". Mi sdraio sul lettino, alzo la maglietta e attendo il gel freddo che mi avrebbe scaldato il cuore.
Eccolo. Piccolo, tanto tanto piccolo, ma tanto tanto attivo. Si muoveva, scalciava... anche se ancora non lo sentivo.
Il mio compagno, emozionato guardava il monitor in silenzio. Mio figlio invece tempestava la specializzanda di domande che non ricevevano risposta alcuna.
Poi a un certo punto ci dice: "adesso viene la dottoressa".
La dottoressa arriva.
Neppure lei saluta, neppure lei risponde alle domande di un fratello maggiore che freme. Un'unica gioia per lui: la mamma custodiva molto probabilmente un fratellino.
Ci liquidano dicendo di attendere d'essere richiamati.
Mi pulisco la pancia dal gel ed usciamo.
Dopo un tempo che è parso infinito ci fanno rientrare tutti insieme, la dottoressa mi guarda e mi dice che i valori facevano pensare che vi fosse sindrome di down.
Il sangue mi si gela nelle vene. Possibile che quel monello che tanto si agitava nella mia pancia avesse un così triste destino? E io sarei stata capace di aiutarlo? E se non ci fossi riuscita? Ma sopratutto, sono forte abbastanza per sopportare tutto? No. Non credevo d'esserlo. E quindi? Avrei dovuto abortire? Non volevo uccidere mio figlio...
Mentre tutti questi pensieri mi affollavano la mente, dalla bocca mi escono poche flebili parole: "Forse? Cosa significa?".
Con sguardo misto tra l'indifferenza e il disprezzo, la dottoressa mi guarda per la prima volta ed esordisce dicendo: "Perché, le cambierebbe qualcosa?"
"Eeeemh si". Non riuscivo a dire altro.
Mio figlio inizia ad agitarsi pur non capendo e invito il mio compagno a portarlo fuori mentre già iniziava a piangere. Eh si, perché la dottoressa aveva avuto l'indelicatezza di parlare davanti ad un bimbo di 8 anni!
Continuo a parlare con il camice bianco mentre l'istinto mi diceva di approfondire. Esco, consolo e rassicuro i miei uomini e andiamo a casa.
Il giorno dopo io e mio figlio ci mettiamo in treno diretti nella nostra terra di origine: 800km di speranza. 7h ore di ansia... fin quando,arrivati in Puglia, mi reco dal mio ginecologo a ripetere le analisi. La sera riprendiamo il treno.
Passano giorni interminabili, tanti discorsi con il piccolo inquilino nella mia pancia e... sì, anche con Dio.
Una sola preghiera: "Ti prego, non darmi una croce che non riuscirei a portare"
Squilla il telefono: "l'esito le arriverà per email ma i valori non fanno pensare ad anomalie".
Il mio bimbo è nato sano. Lo guardo piangere e penso che, amore mio, tutto passa.... penso a quel giorno, alla paura che solo una mamma può capire, penso a tutti quei bimbi con tante difficoltà, penso a quei bimbi incapaci di aiutare e amare chi è in difficoltà, ma sopratutto penso alle mamme che ogni giorno lottano affinché gli occhi dei loro cuccioli non si velino mai di tristezza un abbraccio alle "mamme coraggio".
Una mamma