Racconto la mia storia per dare speranza e coraggio a chi ha dovuto affrontare un problema come quello che ho avuto io. Ho 35 anni e un bambino di 11 anni. Tre anni e mezzo fa, una sera di novembre, mentre mi lavavo, mi accorsi che avevo una pallina sul seno. Subito mi spaventai.
Forse, cercai di rassicurarmi, si trattava solo di ghiandole infiammate. Cercai la pallina dopo cinque minuti e non c'era più. Ma qualcosa nella mia mente mi diceva che non si trattava di ghiandole.
Il lunedì andai dal mio medico di famiglia, che mi prescrisse una visita senologica con ecografia. Andai all'Asl e mi prenotarono un mese dopo l'ecografia, ma riuscii a fare la visita subito. Ricordo l'espressione della mia poi ex suocera quando il dottore, guardandomi, mi disse: "Signora, deve fare urgentemente l'ecografia".
Io iniziai a non capire più niente. Immediatamente mi sottoposi a un ecografia e mi dissero che si trattava di una neoplasia. Il giorno dopo effettuai la mammografia, che confermò che si trattava di un carcinoma. Stavo malissimo, ero come impazzita. Non ho purtroppo più i miei genitori e all'epoca stavo con mio marito, oggi ex, un alcolista.
Una mia zia prenotò una visita dall'oncologo, il quale mi disse che dovevo subire immediatamente un intervento e che non poteva dirmi di cosa si trattava a meno che la pallina non fosse aperta. Tutto questo accadde in dieci giorni. La mattina in cui entrai in sala operatoria, il mio ex marito non venne, ma in compenso c'erano mia sorella e le mie zie.
Tutte vicino a me. Quando l'oncologo mi disse: "Se ti tolgo il seno, ti prometto che lo rifaccio bello come adesso". Donne, credetemi, ero sconvolta. Nonostante tutto ebbi addirittura la forza di chiedergli quante probabilità avessi di farcela. L'oncologo mi disse: "Tra il 70 e l'80%".
Fui operata e, grazie a Dio, non mi asportaroni completamente il seno (l'estemporanea risultò negativa), ma ebbi una quadrantectomia. Ciò significa che il medico asportò solo il quadrante dove c'era il carcinona.
Quando mi svegliai, fui comunque felice perché il seno c'era ancora, ma l'iter non era finito. C'era l'esame istologico da attendere: purtroppo non erano previste solo cose buone. Durante le medicazioni l'oncologo mi disse che dovevo fare qualche chemioterapia e che avrei perso i capelli.
Io mi sentivo ingenua e indifesa e l'idea di perdere i capelli non potevo sopportarla. Eppure, sempre più forte, dissi: "Ok, chemio? Le farò e poi tutto passerà". Ringraziando il Signore l'istologico risultò buono. Non dovetti fare la chemioterapia, ma solo radioterapia. La chemio mi avrebbe bloccato il ciclo per 5 anni, per poi sperare in un ritorno.
Non vi dico la mia felicità. CE L'AVEVO FATTA. Non vi dico... In quei giorni lasciai anche mio marito perché mi dissi che se Dio mi aveva salvato la vita non potevo certo rovinarmela accanto a un uomo che beveva e che se ne fregava di me e del mio shock.
Poco dopo, conobbi il mio attuale compagno, un uomo meraviglioso e single che ha accolto me e mio figlio, dandoci tanto amore e affetto, una casa, le vacanze insieme.
Ora vorremmo tanto un figlio insieme. Spero e prego tanto che il Signore ancora una volta faccia gioire il mio cuore, soprattutto per il mio compagno che tanto lo desidera . Infine volevo dire a tutte le donne che anche se state passando una situazione del genere, non dovete scoraggiarvi mai, perché Dio sa sempre ciò di cui abbiamo bisogno.
Le malattie si affrontano e la prevenzione è fondamentale. Non abbiate paura: il tumore al seno se è preso in tempo è guaribile nel 90%dei casi. Un augurio a tutte e grazie.
Se avete indicazioni o informazioni da darmi su come avere un figlio dopo un tumore al seno, per cortesia scrivetele nei commenti.
di mamma Rosanna
(Storia arrivata alla pagina Facebook di Nostrofiglio.it)
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Aggiornato il 03.10.2017