G.P.:La persona che decide e valuta i motivi per portarla a termine è sempre e solo la mamma, con gli eventuali strumenti che la normativa ad oggi rende disponibili. Salvamamme si affianca alle mamme che hanno deciso di portare avanti la gravidanza, senza influenzarla. Si può definire estrema una gravidanza condotta in stato di indigenza, isolamento, rischio. Ci sono donne vessate, inseguite, fragili, malate, ricattate. Sotto il soffitto di cristallo ci sono non solo piani bassi, ma anche meandri dove non arriva mai la luce. Solo così si può comprendere il tessuto dove nasce l'infanticidio. Salvamamme vuole dare una possibilità a queste donne e prima di tutto farle emergere dallo stato di invisibilità in cui si trovano.
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MNR: Come vengono tutelate le madri che vogliono partorire nell'anonimato? G.P.: Le mamme che vogliono partorire in anonimato affrontano un vero percorso di guerra, incontrano, ohimè, negli stessi ambienti le felici puerpere che portano a casa il proprio bimbo, ricevono consigli non richiesti da parte del personale sanitario e dalle altre mamme, subiscono, a volte, il trauma di veder recar loro il bimbo per il primo allattamento al seno.....ma il vero problema è che, se è tutelato il parto in anonimato, la gravidanza segreta non è affatto contemplata. Abbiamo avuto modo di incontrare ragazze che celavano la gravidanza a causa delle possibili gravi ritorsioni della propria famiglia di appartenenza o per motivi religiosi, altre inseguite da ex partner estremamente pericolosi, altre ancora costrette a spaccarsi il cuore nella scelta tra tre o quattro figli, rimasti in patria, ed il nuovo bebè, figlio di un nuovo recente amore, mentre il marito, padre degli altri figli, era anche lui in patria.
Storie che rischiano di finire nella pagine di cronaca nera. La normativa presenta grosse lacune che sarà necessario colmare.
MNR: Oltre al contatto con le istituzioni dedicate, prevedete anche un supporto psicologico prima e dopo il parto? G.P.: Salvamamme, con il dono del corredino, avvicina le mamme più bisognose anche di aiuto psicologico. Si viene per le scarpette e si confessa, dopo alcuni incontri, uno stato di depressione.
MNR: Che cosa è necessario fare, invece, per aiutare le mamme non solo a partorire ma a tenere il bambino? G.P.: E' necessario dare tanto aiuto concreto. Salvamamme ha avuto modo di salvare alcune vite ridotte all'angolo, ma la risposta può essere solo corale: occorre mettere la vita ed il benessere dei più piccoli in alto nella sfera delle priorità da tutelare. Il nostro è un tassello di un puzzle da costruire.
MNR: Come si diventa volontarie Salvamamme? G.P.: Innanzitutto bisogna esserci tagliate. La nostra non è beneficenza, ma solidarietà: si tratta di un percorso assolutamente circolare dove chi aiuta e chi viene aiutato si trovano in situazione di parità ed hanno ruoli intercambiabili. Non siamo su di un piedistallo e non tutti hanno la mentalità per accettare un metodo che costituisce una scelta ideale profonda. Occorre non solo dare, ma saper dare, in sicurezza, ciò che è necessario e realmente utile alle famiglie. Regalare dieci pelouche giganti ad una famiglia che vive in uno scantinato equivale a candidare un bambino all'asma. Meglio fornire, allora, un bel deumidificatore ed un gioco in plastica, facile da pulire. Il dono compulsivo, che fa bene solo al volontario che lo elargisce, è uno dei problemi che incontriamo. Salvamamme, comunque, organizza corsi ed è convinta che ci sia posto per tutti, per le nonne che ricamano e lavorano corredini fantastici, per scaricatori di buona volontà, proprio per tutti.
Ringraziando Grazia Passeri per il contributo e Daniela Bruni per aver fatto da tramite, vi consigliamo di guardare il video di presentazione di Salva Mamme. Ci ha molto commosse e ci auguriamo che tra voi ci siano delle future volontarie o semplicemente delle mamme generose che possano sostenere con beni di prima necessità altre famiglie in difficoltà.
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