Ehi, c’è nessuno? Ok, dai scusatemi, sono stato travolto da una sequela di casini che avrebbero potuto squartare un bue, ma sono tornato. Per chi non si ricorda di me sono Sharingdaddy, il papà single (separato) di un marmocchio di 4 anni e spiccioli di nome Davide. Su queste colonne ho cominciato a raccontare le mie esperienze da papàchecelafa, tutto attaccato.
Sono tornato e ho intenzione di sfogarmi, magari facendo incacchiare qualcuno. Argomento? Le foto sui social dei nostri figli. Inutile che ti nascondi, ti ho visto… lo fai, eccome.
Ecco, da papà separato ho notato che la tendenza dei genitori maschi di immortalare e pubblicare le foto dei loro pupotti in bella mostra è addirittura ossessiva, insistente, quasi maniacale.
Comprendo il motivo che sta dietro e che nasce dalla volontà di affermare il proprio ruolo di genitore, spesso compromesso dalla separazione. Non giustifico, tuttavia, il gesto di esporre i propri bambini come un trofeo, come una fuoriserie appena acquistata.
Le mamme lo fanno con più attenzione, ma anche loro smazzano ricordi delle vacanze come se non ci fosse un domani. Anzi è una tendenza un po’ trasversale che, lo urlo, VA FERMATA.
Dico no, no e poi ancora no alla diffusione delle foto dei bambini e delle loro gesta, a costo di mozzarsi le dita che pigiano sul telefonino.
Perché? E’ un tradimento serio del patto di fiducia con il proprio figlio. E’ un’esposizione che può mettere in pericolo il vostro innocente pargolo, è un condividere ora e adesso situazioni che potrebbero provocare dolore a vostro figlio o a vostra figlia in futuro.
Dirai: che mizzica vuoi che ci sia di male in una innocente foto ricordo delle vacanze o in un bel primo piano di un bambino bellissimo? Lì per lì anche niente, ma… eccoti un bel po’ di ragioni per cui si realizza un tradimento vero e proprio, un danno tangibile.
Qui faccio un ragionamento finto: consideralo un esempio.
Tu fai una foto del bellissimo bambino che hai in tutta la sua meravigliosa figura.
Ecco, magari il tuo bambino, dio non voglia, perde un braccio o viene deturpato da una malattia.
Come può sentirsi il piccolo quando, una volta diventato grande e condizionato da un evento, andrà a rivedere quella foto? Sei sicuro di non fargli male?
Altro giro, altro regalo. Le foto sui nostri account da genitori sono preda del mercato dei pedofili senza che noi ce ne accorgiamo. Non ci credi? Eccoti servito, leggi qui.
Aggiungo: esse, essendo in massima parte geolocalizzate, possono esporre tuo figlio al pericolo che possa essere avvicinato da un malintenzionato. Sicuro che non possa succedere?
Tuttavia voglio allargare il ragionamento e dirti: questo è un atteggiamento patologico, con tanto di studi sulla materia. Si chiama sharenting ed è la mania ossessiva del condividere sempre i momenti del proprio piccolo. Nasce da propositi buoni, ma una volta entrata nel meccanismo dei social noi non ne teniamo il controllo. Oltretutto è un segno di estrema debolezza, specialmente nel mondo dei padri separati.
Noi papà single siamo persone che attraversano difficoltà e spesso ci attacchiamo a quella condivisione, con la scusa di far vedere il pupo ai parenti lontani, per rivendicare il nostro ruolo “corrotto” dagli eventi.
Papà separato, ascoltami, se stai leggendo.
Non è una foto che ti fa essere padre, ma il tuo esercizio di questo dono di natura che nessuno può toglierti (a meno che tu non sia indegno per la legge).
Allora lascia stare lo smartphone e canta anche tu la canzone di Dj Ax e Fedez “Vorrei, ma non posto”.
Perché parlo di tradimento? Perché lo è: esporre l’infanzia del proprio bambino è un oltraggio alla fiducia che lui ha in noi. E’ un potenziale oggetto di dolore in futuro (non si sa mai cosa può succedere), ma anche di scherno, di riprovazione. Devi stare attento, perché la vita digitale dei nostri figli sarà importante molto più della nostra e magari una foto con il costumino blu e il sederino al vento di tua figlia potrà impedirle di essere ritenuta autorevole per un ruolo in una grande azienda.
Il passo, infatti, tra la ricerca in rete e la possibilità di trovare una bella foto del proprio supercapo donna con il culetto al vento è breve, molto più breve di quanto tu pensi sia.
Aggiungo il carico da undici, per finire. Di questo argomento ho parlato anche sul mio blog in un post che ha fatto migliaia di lettori e che puoi leggere qui. Ebbene spero che quel post o questo, scegli tu possano essere da te condivisi su tutti i profili social dei tuoi amici che postano innocenti foto dei loro bambini.
Magari, prima del prossimo click facile, ci pensano un attimo. Mi viene da pensare a Barron Trump, figlio di Donald, 10 anni, violentato in queste ore dai media di tutto il mondo e dai social per qualche stropicciata d’occhio di troppo durante quella palla clamorosa della cerimonia dell’inauguration day. Lo hanno vivisezionato e massacrato, hanno riportato di suoi veri o presunti disturbi.
Ecco, pensa allo stesso tipo di violenza. Pensa bene a tua figlia che finisce dentro un sito di pedofili e a qualcuno che si masturba dopo averla trovata nella category “belle bambine al mare”. Io sul mio blog una soluzione per fare pace con questo problema l’ho data.
Fammi sapere se ti piace: è un patto con il proprio figlio da fare nel giorno del 18esimo compleanno. Consegna a lui le migliaia di foto che farai da ora ad allora. Fagli scegliere cosa pubblicare e cosa non pubblicare.
Consegnagli il tesoro della sua infanzia, di un’infanzia tenuta lontana dai social, mistero bellissimo da svelare insieme.
di Francesco Facchini
Sull'autore
Francesco Facchini, papà part time di professione, campo di scrittura su qualsiasi mezzo (dai tovaglioli dei ristoranti al web) e di immagini (spesso della mia fantasia). "Sono convinto di tre cose: mi pagassero un euro a errore che commetto sarei milionario, le migliori risate che faccio sono quelle su di me e l'elefante si può mangiare, ma soltanto a pezzettini. Il mio sito personale è www.francescofacchini.it".
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