A volte un po’ Inferno, a volte un po’ Purgatorio. Però c’è il Paradiso e quella sensazione di avere vicino una creatura che sa ancora di cielo, pane caldo e tempo presente, senza limiti, ma e doveri.
Quando aspettavo Alice, la mia prima figlia, ho letto tanto. Volevo imparare per non sbagliare. Sapere e comprendere come la mia vita sarebbe cambiata. Imparare come gestire pianti, notti insonni e cambio pannolino. Quale musica ascoltare per creare contatto, tranquillizzare o quale ninna nanna riportare alla memoria. Fatelo anche voi ma non pensate che questa sorta di “training sulla carta” possa dirvi tutto. Vi spiegherà qualcosa che però poi dovrà essere adattato, modellato e magari stravolto in funzione di voi e del vostro bambino.
A distanza della prima gravidanza, della seconda e in attesa fra meno di due mesi di un maschietto, rimango convinta di essere una mamma che sta crescendo, camminando e imparando. Ogni tanto cade, spesso si rialza, convive con la fatica, le paure e un senso di inadeguatezza altalenante. Perché credo che non esistano supermamme o mamme più o meno perfette, piuttosto mamme che tentano di dare il meglio. E che sono assolutamente perfette per i propri figli.
(Leggi anche: lettera a mia figlia sull'essere mamma)
Ecco la mia short list di cose scoperte, imparate e da non dimenticare (soprattutto nei momenti inferno-purgatorio:-))
1) Voi e il vostro bambino siete essere unici e irripetibili. A tutta prima una banalità, ma dovrete farla risuonare come un mantra di fronte ai mille consigli che vorranno elargirvi parenti, amici, perfetti sconosciuti per strada o mamme di lungo corso al parchetto. L’unicità è un grosso vantaggio perché è inutile imparare a priori, meglio allenarsi sul campo. Ed essere ricompensati da quell’istante, prezioso e inaspettato, in cui risolverete un pianto, un capriccio o un pasto perché avete aperto gli occhi e guardato il vostro bambino.
E lui vi ha suggerito la risposta.
2) E’ vero, i bambini sono creature angeliche (lo so, sarà difficile crederlo in piena notte quando le sue urla risuoneranno per i corridoi e voi starete cantando per la centomilionesima volta “Ninna nanna ninna ohh, questo bimbo a chi lo dò”). La loro gestione quotidiana spesso no. Ci sono i tre mesi di coliche, i continui risvegli, i rigurgiti, le dermatiti, le otiti. E la “pupù”, tonnellate di pannolini che cercherete invano di neutralizzare in pattumiere igienizzate (dimenticando spesso che le ricariche durano troppo poco).
3) Ora siete mamme. Ma siete ancora quella che amava “aperitivizzare con le amiche”, stendere arcobaleni di smalto, sentirsi di tanto in tanto ancora principessa dopo essere diventata regina e concedersi un tacco che vi dà uno stacco da sogno. Non dimenticatelo, perché una mamma felice ha di sicuro una probabilità maggiore di rendere un bambino felice. Ritagliatevi del tempo, coltivate i vostri spazi e respirate al di fuori del raggio d’azione del pupo di casa.
4) Mettiamo da parte i miti. Diamo un calcio agli stereotipi. Le mamme non sono sempre radiose. Le mamme non sono sempre totalmente appagate dai propri figli. La maternità non è una fiaba da raccontare. E’ vita da vivere. E non sempre è facile. A volte, anzi, è ostica, piena di curve e ombre. Saperlo e dirselo rende tutto più semplice. Dovete essere consapevoli di avere un compito difficile perché così sarà più semplice farvi confortare, darvi delle pacche sulle spalle e chiedere solidarietà.
5) Ecco, appunto solidarietà. E aiuti, non abbiate timore a chiederli. Non c’è nulla di strano e se ci riflettete nella storia è sempre stato così. Una volta c’erano le famiglie con nonni e bisnonni e zie e prozie, oggi c’è la famiglia “globale” di genitori, nonni, amici, di altre mamme (dal parchetto al consultorio alla rete internet).
Importante: non sentirsi soli.
6) Dormire. Sono sempre stata una nottambula che amava concedersi fine settimana di pigri risvegli. Non è vero che non dormirete più, certo non riposerete come prima, almeno inizialmente. I pianti dei primi mesi passano e vi stupirete voi stessi, dopo, di come siano volati. E poi i bambini cominciano a dormire, anche se conservano questa capacità di alzarsi non più tardi delle 8 nei weekend.
7) Evitate: di consultare internet per diagnosticare malattie, di confrontare le capacità del vostro bambino con quelle di cui racconta la supermamma mentre spinge superbaby sull’altalena, di chiamare il pediatra al primo starnuto e, soprattutto, di parlare di quantità di muco ed evacuazioni all’amica senza figli che non vedevate da tempo (e che si segnerà di non chiamarvi fino alla maggiore età di vostro figlio).
8) Ridete e chiacchierate. Fate sentire la vostra voce ma soprattutto le vostre risate. Perché i bambini sorridono se voi sorridete, osservano i contorni del vostro viso e seguono la vostra voce.
9) L’ho detto. State scalando una montagna, certo, ma farlo può risultare anche molto piacevole (ndr momento Paradiso). Siate soddisfatti di voi stessi e lasciatevi circondare dall’abbraccio dei vostri bambini. Vi sorprenderà quanto mani e braccia così fragili possano darvi forza ed energia.
10) Imparate dai vostri bambini. Mettetevi alla loro altezza e lasciate che vi ricordino come eravate voi da bambino. Sarà più semplice comprenderli e amarli.
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