Ogni giorno tra i 50 e i 60 feriti arrivano da Part au Prince per essere curati all’ospedale generale di Les Cayes. Tutti i mezzi sono buoni per scappare da Port au Prince e sono a centinaia le persone che arrivano stipate in camion, auotobus, automobili. Le ragioni sono molteplici : farsi curare, trovare un tetto, ricongiungersi con la famiglia e soprattutto scappare dalle macerie e dalla paura di nuove scosse.
Le medicine e le risorse si fanno di ora in ora più scarsi, avverte la direttrice dell’Ospedale Generale di Les Cayes. Qualcosa ormai è già impossibile da trovare: garze, cerotti, antidolorifici e antibiotici. Nonostante questo le persone prese in carico dall’ospedale aumentano visibilmente, ma non è possibile in nessun modo attenuare il loro dolore. Il solo medico in grado di operare a Les Cayes, il dottor Léger, ormai lavora come in una catena di montaggio.
Terre des Hommes a messo a disposizione 5 infermiere ausiliarie che forniscono le prime cure all’ospedale e alla Clinica Brenda. La responsabile dei programmi per l’accesso all’acqua sicura e ai servizi sanitari di Terre des Hommes ha iniziato il lavoro di coordinamento al fianco del contingente senegalese della Minustah (Missione di pace delle Nazioni Unite ad Haiti). Insieme stanno analizzando e riabilitando fosse biologiche, docce e latrine. Tende sono state installate nel campo di calcio allo scopo di accogliere le persone rimaste senza domicilio in attesa di un terreno più adatto.
In ogni caso, feriti e no, ognuno si porta un trauma profondissimo. I nostri psicologi sono intervenuti sin dall’inizio al fianco delle famiglie e dei bambini che vengo a Les Cayes in cerca di un rifugio e di una speranza. Come mi ha detto una bambina di 12 anni: A Port au Prince ho perduto tutti i miei amici ma spero di ritrovarli qui.
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