Le regole d’oro sono poche ma fondamentali.
Innanzi tutto ricordarsi che la gravidanza è un percorso cui il papà deve essere coinvolto in tutti i modi, parlandogli di quello che si prova, di ciò che si sente anche a livello fisico e invitandolo a esser presente durante le visite e le ecografie: parlare alla pancia è un ottimo modo per iniziare a costruire un rapporto personale col bebè.
Altrettanto importante è essere consapevoli che non si diventa padri quando il figlio cresce e ci si può instaurare un rapporto da “adulto, ma molto prima, dimostrando appunto una presenza durante la gravidanza, durante i corsi preparto e una volta nato il bambino, aiutando la mamma nei momenti di riposo occupandosi di pappe e pannolini.
L’arrivo di un bambino porta inevitabilmente dei cambiamenti, saperli accettare significa indubbiamente crescere ed essere pronti alla paternità: rendersi conto che il rapporto con la propria compagna subisce in parte delle modifiche, realizzare che la piccola persona che si trova in mezzo alla coppia è parte di se stessi, capire che l’intesa sessuale esiste ancora ma è mutata sono tutti passaggi che portano alla consapevolezza dell’esser papà.
Delicata indubbiamente la questione della presenza al parto: se da una parte è sicuramente importante per dare sostegno alla neomamma e condividere con lei e il bambino questo momento importantissimo, dall’altra parte il neopapà non deve assolutamente sentirsi né obbligato né in colpa per non partecipare a questo passaggio.
E se nonostante tutte questi sforzi e tentativi ci sono ancora problemi, niente paura, c’è sempre tempo per sentirsi papà a tutti gli effetti.