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Ci siamo conosciuti in Germania, ma dopo che è nata nostra figlia siamo venuti in Italia. All'inizio è stata dura, ma oggi siamo felici

di mammenellarete - 12.07.2017 - Scrivici

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Fonte: Pixabay
Sono straniera e con mio marito ci siamo conosciuti in Germania. Quando è nata nostra figlia siamo venuti in Italia e per risparmiare siamo andati a vivere a casa dei suoi. Ma la convivenza all'inizio è stata molto dura. Poi con il tempo le cose sono migliorate. E oggi finalmente abbiamo una casa nostra e la mia piccola ha avuto un fratellino. 

Sono straniera, anche se mi dà fastidio sentirmelo dire: sono 12 anni che vivo qui, ma ogni volta che parlo con qualcuno che non mi conosce mi chiede: "Ma sei albanese?" o "Una forestiera sinti?".

Sì, anche se parlo il dialetto questo dettaglio non sfugge a nessuno. Insomma ultimamente ho imparato a scherzarci su, altrimenti diventa pesante.

Mio marito ed io ci siamo conosciuti in Germania, "la terra neutra".

All'inizio non c'era molta simpatia tra noi, ma dopo un po' di tempo abbiamo capito che siamo fatti l'uno per l'altra. Un anno dopo ho scoperto di aspettare un bambino. La prospettiva di dover abbandonare gli studi non mi entusiasmava molto ma alla fine mi sono trasferita in Italia.

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I primi mesi erano difficili. Sempre a casa con i miei suoceri, che, per carità erano bravi con me, ma mi sentivo soffocare. Poi siamo andati per lavorare un'altra stagione in Germania, io ero prossima a partorire, sempre da sola. In ospedale mio marito veniva la mattina perché dopo lavorava, ma non mi lamentavo anche se mi sentivo sola.

Mia figlia è nata alla 35+4, dopo due settimane di degenza per le contrazioni premature. Ho imparato a gestirmi da sola, a fare le nuove conoscenze. Dopo due anni torniamo in Italia e per risparmiare sull'affitto decidiamo di abitare con i miei suoceri. La convivenza è stata difficile. I ritmi di vita diversi, le esigenze diverse, i gusti di cucina diversi....insomma per ogni minuscola cosa rischiavo una divergenza e "il computer non lo accendere che consuma molta corrente", e il phon pure, "ma ogni giorno lavi i cappelli?", la bolletta del telefono la pagava mio marito così potevo almeno parlare con i miei. Prima di uscire dovevo sistemare tutto in ordine, i letti, il tavolo, i piatti lavati, il pavimento, in fondo non ero a casa mia.

Poi ho trovato un lavoro in nero part time per staccare un po' e per aiutare mio marito (stavamo costruendo una casa).

Occuparsi della bambina pure era diventato difficile, perché era piccola per la scuola materna e stava con la nonna che però la interrogava su cosa facevo io quando lei non c'era (allucinante). L'ho saputo dalla bambina stessa. Quando poi chiedevo a mia figlia cosa voleva sapere la nonna, lei si metteva a piangere e non mi diceva nulla. Ho dovuto rinunciare a un corso perché tra il lavoro e la scuola "trascuravo la famiglia e la casa".

Forse ho il carattere troppo debole, forse preferisco mandare giù il boccone amaro per stare in santa pace. Alla fine però le cose cominciarono ad andare meglio, decisamente meglio. I miei suoceri hanno imparato a conoscermi e anch'io ho cercato di capirli. La casa dopo qualche anno di lavori a singhiozzo è stata ultimata e così alla fine ci siamo trasferiti.

Una gioia! Mio marito ed io ci siamo avvicinati ancora di più e dopo 10 anni abbiamo deciso di allargare la famiglia. Il secondo bimbo ha quasi 2 anni ed è l'amore della sorellina. Adesso posso dire che in tutti questi anni ho imparato ad avere molta pazienza, a misurare le parole e a sviluppare le altre qualità che hanno reso la mia vita migliore.

Storia di una mamma editata dalla redazione di nostrofiglio.

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