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Che cosa fa un papà quando è lontano dal figlio

di Francesco Facchini - 15.05.2017 - Scrivici

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Fonte: Pixabay
Che cosa fa un papà lontano da un figlio, per un viaggio di lavoro? La differenza tra i genitori di oggi e quelli di una generazione fa, grazie alla tecnologia. 

Sono seduto qui, dietro una finestra che, oltre il vetro, mi fa vedere l'Atlantico.

Sono a Galway, Irlanda, ho lasciato la pioggia a Milano e ho trovato il sole e il vento qui. Sono qui per una conferenza che riguarda il mio lavoro, il progetto di ricostruzione della mia vita professionale. Ho un'età di mezzo e non ho un soldo, ma devo aprirmi al mondo e rinnovarmi profondamente per poter continuare a provvedere a me e al cucciolo. Per questo sono qui ed è il primo viaggio lungo di lavoro che faccio.

Penso a mio figlio. Tanto.

Vorrei che fosse qui, con me. Vorrei raccontargli chi sono diventato e chi diventerò, anche grazie a questo viaggio che, lo so, mi cambierà per sempre. Laggiù l'Atlantico infrange la sua forza sugli scogli e io penso, penso, penso. Penso a chi ero un anno fa e non mi riconosco nemmeno. Penso a mio padre che quando partiva, spariva. Penso a lui, al cucciolo. Sempre.

Io, invece, no, non sono sparito anche dopo due ore e mezza di volo e 200 km in macchina. Sono entrato nei giorni di mio figlio anche da qui, dall'Irlanda. Dio benedica Whatsapp. Ci siamo videochiamati, gli ho fatto vedere il bellissimo Airbnb di Denis (quello con la finestra sul mare che sto guardando in questi momenti), ho camminato assieme a lui per le sale della conferenza cui partecipo. Gli ho fatto vedere l'Atlantico. Beh, magari a scatti. Però si vedeva.

Ho girato un po' del mio mondo al suo vorace e velocissimo cervello, equipaggiato con il linguaggio visivo fin dalla nascita. Ho mandato linguacce, ho spedito saluti, audio, file. Ho raccontato cosa fa papà quando è lontano. Spero di avergli fatto capire che il mondo è un bel posto, pieno di persone da incontrare. Quando mio padre andava lontano per lavoro era un trauma.

A quei tempi era una vera e propria sparizione. Viaggi lunghissimi, telefonate ipercostose. Parlava con mamma, poi giù il telefono. Dovevo rassegnarmi, fare a meno. Spesso tornava con dei regali, ma per me, che mi disputavo il suo golf per sentire il suo odore quando non c'era, non erano importanti. Volevo lui. Vicino.

Ora per noi genitori c'è l'incredibile possibilità di raccontarsi anche quando ci sono migliaia di chilometri di distanza con i nostri figli. Un saluto, un video, un mini racconto. Fatelo, fatene tanti, raccontate ai vostri figli chi siete anche quando siete lontani.

Nei giorni normali portateli al lavoro, nei giorni di viaggio fate vedere dove siete, cosa fate. E vi prego: non portate regali.

Creano un'equazione che va in distonia con la naturale esigenza di staccarsi, di allontanarsi. I genitori sono anche altro, vanno altrove, hanno vita autonoma. Se raccontate la vostra, i vostri figli costruiranno in un modo più sereno la loro. Mio figlio mi ha chiesto di andare a cena insieme per capire... per chiedere per colorare ancora di più le immagini viste nel telefonino di mamma. Lo faremo. Ora guardo l'Atlantico. E spero che Davide faccia del mondo un posto piccolo.

di Francesco Facchini

Sull'autore

Francesco Facchini, papà part time di professione, campo di scrittura su qualsiasi mezzo (dai tovaglioli dei ristoranti al web) e di immagini (spesso della mia fantasia). "Sono convinto di tre cose: mi pagassero un euro a errore che commetto sarei milionario, le migliori risate che faccio sono quelle su di me e l'elefante si può mangiare, ma soltanto a pezzettini. Il mio sito personale è www.francescofacchini.it".

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