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Carlo e Christian, papà per scelta di due gemellini

di Sara Sirtori - 21.11.2019 - Scrivici

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Fonte: Carlo e Christian
Carlo e Christian sono due papà per scelta. Hanno deciso infatti di diventare genitori di due gemellini di diciannove mesi: Julian e Sebastian. Questa è la loro storia.

In questo articolo

Come descriveresti il tuo partner ora che è diventato genitore?

Carlo: "Uno dei motivi per cui abbiamo fatto questa scelta importante di diventare genitori è andata anche oltre la nostra storia sentimentale, perché, quando tu decidi di fare un figlio con una persona, lo fai perché reputi che quella persona sarà, a prescindere da come vada la tua storia, un ottimo genitore, e lui si sta comunque dimostrando tale.
Penso sia molto premuroso, a volte anche troppo, lui è quello dei “no” , io sono invece quello che li vizia parecchio. Però mi piace questa compensazione che c’è, il fatto che siamo anche diversi e comunque allineati. "

Christian: "Sulle cose importanti ci troviamo sempre d’accordo. Poi, ovviamente, in ogni situazione tendi ad assumere un po’ il ruolo complementare di quello che è il tuo partner. Devo dire che Christian, da quando è diventato papà, ha mantenuto una coerenza comportamentale rispetto a quello che era. Io sono un giocherellone, mi piace molto giocare con i nostri bambini. Insomma, è bello stare insieme con i nostri bambini ma anche tornare noi stessi bambini, è una delle cose più belle dell’infanzia."

E la vostra voglia di paternità com’è nata?

Carlo: "Ovviamente ognuno di noi ha un bisogno di paternità differente, che nasce da esigenze diverse. Personalmente, il bisogno di diventare papà l’ho avvertito fin da giovane e nasce probabilmente dal fatto che io un papà non l’ho veramente avuto e forse era un po’ anche chiudere il cerchio, una forma di 'riscatto'. Come se diventare genitore mi avrebbe fatto diventare una persona migliore di quella figura paterna che mi è mancata. Potrebbe essere questo, ma forse non c'è una risposta. L’empatia, l’amore che nasce non sempre hanno una risposta. Semplicemente, a me i bambini fanno morire dal ridere e l’idea di dare degli strumenti educativi e di formare un essere umano, sperando che questo possa essere una risorsa e una brava persona è una sfida importante, forse la sfida più importante che ogni genitore ha."

Christian: "La sua esigenza nasce probabilmente da un riscatto adolescenziale. La mia, invece, nasce da un esempio, quello dei miei genitori. E' stato bello essere figlio, è stato bellissimo. E quindi, automaticamente, per me è scattato il desiderio di dare l’opportunità anche ai nostri gemelli di avere la stessa identica fortuna. I miei genitori sono stati i primi a darmi l’esempio, un esempio in cui non esistono delle regole all’interno di ogni famiglia, ma ciascuno se le costruisce in base alle proprie esigenze. Era mio padre quello che si svegliava la notte per darmi il biberon e non era mia madre che mi ha mai allattato. Questo per me è stato un esempio di come il tutto vale di più della singola somma delle parti."

Passiamo ora alla vostra scelta di andare negli USA. Come mai avete scelto proprio gli USA?

Carlo: "La scelta di andare negli Stati Uniti è per le coppie di papà quasi obbligata, perché in Italia non esiste una legge che permette l’adozione. Quindi, l’unico strumento rimane oggi per un cittadino italiano la g.p.a. (gestazione per altri)."

Christian: "Dei tanti paesi in cui viene praticata la g.p.a, gli Stati Uniti e il Canada sono i paesi dove questa pratica è più complessa. Però, c’era la consapevolezza che pur essendo un percorso più complicato, avremmo avuto la certezza di non sfruttare la povertà o la necessità di una donna nell’affrontare la surrogazione."

E poi c’è il rientro in Italia...

Carlo: "Il rientro in Italia dopo mesi e mesi negli Stati Uniti è stato complesso, perché intanto si torna con due bambini piccoli che hanno tantissime necessità. Per esempio, la necessità di avere un medico di base, di iniziare a fare il loro percorso vaccinale. Noi abbiamo avuto difficoltà anche solo a fare una trascrizione all’anagrafe del Comune di residenza, perché ovviamente indicare come genitori due papà non era un'opzione, o anche per quanto riguarda le pratiche correlate al lavoro, all’Inps, al congedo parentale eccetera. Siamo ancora indietro anni luce."

Carlo: "Il consiglio che do è quello di fare valere la libertà di scelta in ogni condizione che apparentemente può allontanarsi da quelle che sono le consuetudini culturali del paese in cui si vive. Un consiglio potrebbe essere quello di non affrontare temi importanti come quello della paternità con paura. La paura a volte frena, ma non c’è niente di più bello di lanciarsi in un’esperienza completa come la genitorialità e la paternità. Soprattutto perché essere papà è bellissimo."

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