Sono giorni che Luca è nervoso quando esce da scuola, la mamma gli chiede com'è andata, ma escono solo poche parole. Poi una sera Luca dice che un compagno lo disturba, lo prende in giro, lo insulta con parole pesanti...
Dice di non capire perché fa così: "Sono gentile con lui, gli presto anche le penne e la gomma". La storia si ripete giorno dopo giorno, qualche volta altri compagni ridono e lo scherzano. Un altro compagno chiede al prepotente: "Perché tormenti Luca?".
Oggi Luca non ha mangiato la merenda all'intervallo ed è rimasto seduto al banco a piangere. L'ha già detto più volte alle maestre ma non è cambiato nulla.
La mamma capisce la sofferenza di suo figlio, la cosa è diventata seria e Luca comincia a dire che non vuole andare a scuola. Allora ne parla alla maestra all'uscita dalla scuola e lei bruscamente si rivolge al bambino dicendo: "Perché non l'hai detto a me invece di andare a casa a stressare la mamma?" "Te l'ho detto", dice lui sottovoce. "Eh sì mi hai detto qualcosa oggi, va beh... Comunque anche tu ti inventi le cose e poi, insomma, devi imparare a sopportare! Comunque domani prendo te e lui e ne parliamo". Come una minaccia. Luca col magone, la mamma allibita.
L'ultimo commento di Luca: "Mamma era meglio non dirlo alla maestra, te l'avevo detto che non gliene frega niente".
Che quadretto, che insegnamenti... chi viene preso di mira deve giustificarsi, si deve anche sentire in colpa per aver 'inventato le cose' e per non aver 'sopportato' abbastanza. Luca doveva parlarne con la maestra, ma quando l'ha fatto non è stato ascoltato, un bel "Su su, ho capito, vai al posto". Guai poi a parlarne a casa, prima che intervenga la mamma! Facciamo magari un bel processo in classe con accusa e testimoni.
In fondo sono cose di bambini... sciocchezze... eppure quei bambini diventeranno ragazzi e saranno gli adulti di domani.
Lasciamo correre e se poi succede qualcosa di più grosso, beh, che strano, prima non c'era alcun segnale, una classe affiatata, bambini bravissimi e una maestra attenta e premurosa. Che il debole stia zitto, campo libero al prepotente, del resto non è così che funziona la società? Benvenuti in questa Jungla!
di Francesca