Cambiamento epocale che potrebbe segnare la prima vittoria elettorale della sinistra (anche se con il centro) e che segna il passaggio di Nanni da padre a figlio.
Può un narciso come Moretti rassegnarsi e abituarsi a non essere più l’unico uomo delle sue donne (la madre, la compagna…)? Beh, succede anche al Nanni nazionale: come tutti gli uomini anche quelli più egoisti e concentrati su sé stessi, anche lui diventa un padre che si apre alla nuova vita e al fascino che questo porta. Parla ininterrottamente con il suo minuscolo bimbetto sulla spalle passeggiando per il corridoio, lo lascia piangere da solo per abituarlo come dicono i pediatri, all'abbandono. Festeggia le elezioni in giro con la sua vespa urlando il peso del suo Pietro (4 kg e mezzo!).
L’uomo diventa adulto, ma il paese con ogni nuova tornata elettorale diventa più adulto? Quanto la storia privata è separata dalla storia pubblica del paese dove si vive, dalla città dove si vive? Il regista vuole dimostrare che tutto è unito, che l’educazione e la crescita di un uomo che diventa padre è la crescita di un paese intero. La nascita di un bambino è la nascita di un bambino e di un cittadino per l’Italia. Quanti di voi mamme e papà pensano a questo mentre stringono il loro bambino?
Quanti di voi si sono resi conto come Moretti nel film, che con la nascita del proprio bambino, il proprio lavoro (anche bello e creativo e di soddisfazione come può essere far film per Moretti), perdeva importanza e che la valutazione delle priorità irrimediabilmente e in maniera affascinante cambiava? “Dimenticare le cose che ci facevano arrabbiare…” Pietro ingenuamente ride guardando i ritagli di giornale del padre che lui conservava perché lo facevano arrabbiare. Non si arrabbia Pietro, vive e neanche immagina cosa gli riserva il futuro.
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