Vi racconto la mia storia di mamma giovane: una storia dolorosa, ma con un bellissimo lieto fine. Tutto iniziò quando avevo 20 anni: all'epoca ero fidanzata da 3 anni con un ragazzo. La nostra era quasi una convivenza. Vivevamo un po' da mia mamma e un po' da suo padre. Eravamo molto affiatati.
Provammo ad avere un bambino: ne avevamo perso uno pochi mesi prima. Ma non ci abbattemmo e continuammo a provare finché non giunse il mese febbraio del 2011.
Ebbi un ritardo: ero sicurissima di essere incinta. Decisi di effettuare il test, che risultò positivo. Piansi lacrime di gioia, ci scambiammo abbracci e coccole. Eravamo al settimo cielo e decidemmo insieme di non dire niente a nessuno fino al terzo mese per scaramanzia.
Così fu. Ebbi nausee, sonnolenza, appetito: le manifestazioni tipiche di una gravidanza.
Quando giunsi al terzo mese iniziammo a dirlo ai nostri parenti. Lui lo disse a sua sorella, poiché non parlava con la madre. Decisi io di andare a dirglielo, senza fare in modo che lo scoprisse da altre persone.
La sua risposta fu agghiacciante: "sai benissimo che io e lui non ci parliamo, non vuole nemmeno che lo consideri mio figlio, quindi non avrò nessun nipote!"
La mia risposta fu solo: "perfetto, a te la scelta, però poi non chiamarmi piangendo o chiedendomi del bambino". Il tempo passò. Facemmo due ecografie: stavolta il bambino era sano. Sì, il nostro bambino stava bene! Stavolta il suo cuoricino batteva forte forte, come un cavallo.
Giunsi al quinto mese di gravidanza. Stava iniziando l'estate. Accadde qualcosa. Lui cambiò e iniziò a dirmi che non era pronto e che non era sicuro. Mi rivelò che aveva paura di fare il padre e di sbagliare. Mi disse inoltre che non voleva far vivere a nostro figlio quello che aveva passato lui da piccolo.
Io scelsi di non insistere troppo e gli dissi di godersi l'estate come meglio credeva. Gli parlai, dicendogli: "noi siamo qui, a casa, tu fai tutto ciò che vuoi, io non ti obbligo a fare nulla, però sappi che se quando partorisco non verrai in ospedale, poi non ti vorrò più vedere".
La gravidanza andò avanti, il pancione cresceva. Lui alcuni giorni era presente, altri spariva. Ma io ero forte e tranquilla: avevo il mio piccolino dentro di me. Era un maschio! Come sapevo da sempre e come desideravamo entrambi. Gli scrissi per avvisarlo.
Lui subito mi rispose: "sarà un bomberò come me, sarà milanista il nostro capolavoro". Arrivò la fine del mese di agosto. Lui era sempre meno presente e io avevo sempre meno voglia di stargli dietro.
Una sera ero un po' triste e una mia amica mi chiese di uscire. Io non ne avevo voglia, poiché avevo discusso con lui. Mia madre mi convinse ad uscire. Per fortuna, poiché quella sera incontrai un ragazzo. Lui subito si presentò, chiedendomi di quanti mesi ero, se aspettassi una femmina o un maschio, dov'era il padre.
Parlammo come se ci conoscessimo da sempre. Io però ero sempre sulle mie. Lui quella notte mi chiese l'amicizia su Facebook e iniziò a scrivermi continuamente chiedendomi di uscire. Io rifiutavo puntualmente. Non mi fidavo degli uomini, non potevo fidarmi.
In più pensavo: "se il mio fidanzato storico non si sente pronto a fare il padre, come può questo ragazzo dal nulla accettare me col pancione e poi accettare mio figlio?" Era impensabile, quindi rifiutai e basta. Una sera lui insistette. Era già quasi fine settembre.
Mi disse: "o mi dici dove venirti a prendere o chiamo mio zio" - che è del mio paese e mi conosce - "e mi faccio spiegare casa tua e vengo io da voi".
Lui da noi? PANICO. Non c'era mia mamma e io non avevo voglia di vederlo. Quindi gli dissi: "okay, ci vediamo davanti al negozio di tua zia, non venire a casa mia". Io ho un'immensa passione per le fate e nella vetrina del negozio della zia c'erano tanti quadri di fate. Lui arrivò, mentre io osservavo i bellissimi dipinti. Indossava camicia e giacca. "Madonna", pensai.
Salii nella sua auto e lui mi portò a fare un giro, ovviamente vicino all'ospedale, perché aveva paura che potessi rompere le acque o che da un momento all'altro partorissi. Pensai dentro di me che fosse molto premuroso. La serata terminò, ovviamente senza neanche un bacio.
Avevo troppi pensieri per la testa ed ero stata sincera con lui. Trascorsero i giorni e il 15 ottobre del 2011 partorii. Il padre venne addirittura il giorno dopo a vederlo, poi sparì nel nulla!
Il ragazzo che avevo conosciuto da poco invece alle 5 di mattina si fece trovare fuori dalla sala parto con i miei parenti. Stava aspettando me e il mio bambino. Ebbene sì, era lì AD ASPETTARE ME E IL MIO BAMBINO.
Non ebbi più dubbi. Era lui, era quello giusto, era il nostro futuro e, senza neanche accorgercene, noi tre eravamo già una famiglia. Dalla sera in cui io e il mio bambino tornammo a casa lui, lui iniziò ad esserci sempre. Finiva di lavorare e correva a casa da noi, andava via per dormire e il giorno faceva lo stesso.
Così andammo avanti fino a dicembre, mese in cui mia madre partì e lui venne per qualche giorno a farci compagnia. Qualche giorno? Beh… oggi siamo nel 2015 e ancora se ne deve andare.
Oggi quel ragazzo è mio marito da quasi tre anni e abbiamo insieme un bambino di 16 mesi. Il mio primogenito, che ha 4 anni, lo chiama papà, da sempre.
Siamo davvero una bella famiglia: abbiamo la nostra casa, i nostri due figli. LUI è il Padre Migliore del mondo.
LUI è un marito spettacolare, un migliore amico eccezionale. LUI è il meglio che potesse capitare a me e ai NOSTRI figli.
Ho voluto raccontare la mia storia per dar forza a tutte quelle ragazze che vengono abbandonate in gravidanza o comunque che hanno dei bambini e devono crescerli da sole. Se volete potete leggere meglio la nostra storia, cercando su Google Giada e Jonata - C'è posta per te 2012, storia "Mi fido di te".
di mamma Giada
(storia arrivata alla pagina Facebook di Nostrofiglio.it)
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Aggiornato il 16.11.2017