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A 17 anni ho perso entrambi i genitori. Dopo tante sofferenze ho imparato che bisogna imparare a dire più spesso "ti voglio bene"

di mammenellarete - 02.01.2018 - Scrivici

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Fonte: Ipa
I miei genitori sono morti in seguito a un incidente stradale quando avevo poco più di 17 anni. Per me fu molto dura. A 19 anni rimasi incinta del mio ragazzo, ma ebbi un aborto. Impazzii di dolore. Lasciai il mio fidanzato e la sua famiglia ipocrita e mi dedicai al volontariato. Poi incontrai il padre di mia figlia. Ma una volta nata la bambina, lui si rivelò un violento, così lo lasciai. Ora sono sola con la mia piccola di due anni. Le parlo sempre. Perché da tanta sofferenza ho imparato quanto è importante esprimere i propri sentimenti e che  ogni giorno è un dono meraviglioso.

Quando avevo 17 anni e poco più, i miei ebbero un incidente stradale a causa di un ragazzo neopatentato completamente ubriaco. Mio padre morì sul colpo, mia madre restò invalida al 70% con poche possibilità di sopravvivenza a causa dei traumi subiti dagli organi interni, cervello compreso.

A quell'età, quando è lecito pensare alle frivolezze adolescenziali, io mi dividevo tra scuola e ospedali e cercavo di non pesare su mia sorella di qualche anno più grande. Tutto vano perché, poco dopo, secondo le previsioni, mia madre morì e io avevo ho appena 18 anni.

Ripenso a tutte le volte in cui non ho detto loro che gli volevo bene, alle volte in cui, invece di litigare, mi ero chiusa nel silenzio... ormai è tardi e le mie urla riecheggiano nel nulla.

A 19 anni, incontro un ragazzo con il quale mi fidanzo nonostante i suoi ostacolino la relazione perché credono che voglia approfittare del figlio, salvo cambiare idea quando ricevo il risarcimento dell'assicurazione. Da allora, divento la figlia mai avuta, ma, ormai, è tardi perché ero incinta... Apriti cielo!

Perdo il bimbo, altro dolore in poco tempo, stavolta ancora più devastante, mi sentivo morta dentro. Mille domande, lacrime, l'ecografia stretta al cuore giorno e notte. Ero al limite della pazzia, così mia sorella mi porta da uno psicologo, il quale mi consiglia di prendere le distanze da chi mi ha solo maltrattata.

Lasciai lui e l'ipocrisia in cui viveva e iniziai a fare volontariato. Arrivato Natale, tra le decine di richieste di aiuto, c'era quella di una famiglia in gravi difficoltà economiche: decido di aiutarla.

La figlia più grande di 12 anni mi adorava tant'è che mi chiamava "mamma bis". Era strano sentirsi mamma a 25 anni di una quasi adolescente, però mi rendeva felice. Per anni, mi dedico solo alla mia famiglia adottiva, finché il papà ha trovato lavoro in Francia e si è trasferito con tutti gli altri.

Nel frattempo, avevo conosciuto un uomo, da cui ebbi una figlia.

All'inizio tutto bene, ma, dopo la nascita della bambina, si è rivelato violento quindi ho lasciato anche lui.

Cos'ho imparato dalla vita? A parlare, a dimostrare ogni sentimento, positivo o negativo che sia, ad arrabbiarmi e a gioire, soprattutto con la mia bambina.

Lei ed io abbiamo lo stesso problema cardiaco, perciò, ogni giorno è un dono meraviglioso. Parlo sempre con lei e lei con me benché abbia solo due anni perciò sono discorsi strampalati. Se potessi tornare indietro, non sprecherei il mio tempo nel silenzio, direi più "ti voglio bene", abbraccerei di più.

Storia di una mamma editata dalla redazione.

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