Tre figlie, tre parti con cesareo
M chiamo Valentina e sono mamma di tre bambine, tutte nate col parto cesareo.
La prima esperienza di cesareo con anestesia totale l'ho avuta nel 2013 quando è nata la mia prima bambina: dopo quindici ore di travaglio e l'aiuto dell'epidurale, purtroppo non mi sono dilatata a sufficienza e la bimba era andata in sofferenza. Mentre mi trasportavano in sala operatoria, mi sentivo confusa perché non avevo mai dovuto affrontare un intervento ma mi sono addormentata sapendo che al risveglio avrei visto la mia bambina. Devo dire che l'operazione in sé non è stata impegnativa come la ripresa, perché non mi avevano spiegato bene come sarebbe stato e che avrei dovuto essere dolorante per un po' (oltre a dovermi prendere cura di una neonata).
Secondo cesareo
La seconda esperienza nel 2015 è andata meglio, anche questa volta con anestesia totale su mia richiesta perché ero molto in ansia visto che dopo quattordici ore di travaglio senza epidurale - l'ospedale non la praticava - ero stremata e senza dilatazione sufficiente. Con la prima figlia avevo avuto la depressione post partum e i medici probabilmente hanno capito la mia storia: per questo credo mi abbiano ascoltato.
Il post, sapendo già cosa mi aspettava, è andato molto bene: mi sono alzata quasi subito e - visto che mi tenevano la bimba al nido - ho potuto riposare e riprendermi in fretta, tant'è che dopo un paio di giorni già camminavo per i corridoi.
Terzo cesareo
L'ultimo parto invece è avvenuto in piena pandemia, ad aprile 2020, e non ho avuto modo di potermi confrontare con l'anestesista data la situazione che stavamo vivendo, per cui questa volta ero sveglia. La ripresa tra le tre è stata quella più dura, perché in ospedale non poteva venirmi a trovare nessuno e dovevo arrangiarmi con la bambina.
In generale sono state tutte esperienze positive: sarebbe meglio che le future mamme venissero informate concretamente su ciò che avviene in un cesareo (come banalmente l'inserimento del catetere) e sul post operatorio in modo da non sentirsi in colpa e prepararsi mentalmente nel caso in cui ci sia questa necessità.