Mamme nella rete - Da cosa è nata l'idea di aprire una scuola per doule in Italia?
Emanuela Geraci - L'idea è nata dalla collaborazione tra Maria Biagini, ostetrica, e me. Come counselor, Maria mi ha chiesto di essere presente ad alcuni parti che avevano un maggiore bisogno di sostegno emotivo. È così che ho scoperto il lavoro di doula, e l'ho ritenuto da subito essenziale per facilitare la migliore esperienza di maternità. Quando ho cominciato a pubblicizzare la mia attività su internet ho ricevuto tante email che chiedevano se c'era una scuola di formazione per doule. Non c'era, così abbiamo deciso di crearla noi.
MNR - Prima di voi esistevano scuole o corsi per diventare doula?
EG - No, in Italia siamo state le prime.
MNR - Quante doule professioniste escono dalla vostra scuola ogni anno?
EG - Dal 2007, 82 doule, ma il numero dei corsi e delle richieste cresce ogni anno.
MNR - Una donna che voglia diventare una doula deve essere per forza madre?
EG - Crediamo di no, una doula è una professionista, per noi è più importante che abbia le doti giuste e che sappia svilupparle: sensibilità, empatia, disponibilità, tenacia, essere portata per la relazione, capacità organizzative e senso pratico, e soprattutto essere sempre disponibili a crescere, a lavorare su di sé, ad acquisire nuove conoscenze e capacità relazionali.
MNR - In che modo viene costruita la professionalità delle doule?
EG - L'identità professionale della doula è quella di una facilitatrice della migliore esperienza di maternità. Dunque sono soprattutto le competenze relazionali a strutturare l'identità professionale di una doula, la capacità di ascoltare, di entrare in relazione, di fare orientamento e counseling nelle situazioni difficili o quando ci sono delle scelte importanti da fare. Infine è importante sapere come essere d'aiuto, come "mettere ordine nel caos", ad esempio in casa durante il puerperio e nei primi mesi.
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MNR - Che tipo di donna decide di diventare doula? Giovane o più matura? Sposata con figli o senza? Italiana o straniera?
EG
MNR - Il ruolo della doula è presente in molte culture. Come mai è così importante e perché in Italia se ne sente parlare solo negli ultimi anni?
EG - Dalle ricerche di Marshall e Kennell emerge che su 28 culture tradizionali studiate 27 prevedono la presenza di una donna che accompagna la donna durante il travaglio e il parto e si discosta a non più di un passo dalla partoriente. Mi sembra una bellissima immagine che sottolinea l'importanza di questa presenza, di una vicinanza al contempo fisica ed emotiva, che offre protezione, sostegno, conforto, rassicurazione. Che sa fare da madre alla madre, che soprattutto rende possibile la nascita di madri forti, consapevoli, che conoscono il loro potere e i loro limiti.
Questa forma di empowerment che si trasmette da donna a donna è stata fortemente limitata dalla cultura medicalizzata del dopoguerra. Il trasferimento del parto in ospedale ha comportato la perdita dell'elemento umanizzante della nascita, oggi spesso si bada solo al risultato: madre e figlio sani, piuttosto che all'intero processo del diventare madri. La trasmissione femminile di saperi da madre a figlia è stata interrotta.
Le moderne famiglie nucleari consegnano le madri molto spesso a un vissuto di solitudine, con tutte le drammatiche conseguenze di cui sentiamo parlare. La doula oggi rappresenta la possibilità di riscoprire questa dimensione di una soggettività femminile e materna, responsabile e consapevole.
MNR - Si può paragonare la doula a un'ostetrica o si tratta di due professionalità diverse?
EG - No, sono due professionalità molto diverse! Un'ostetrica è una figura sanitaria, è responsabile del buon andamento del travaglio e del parto e dunque della salute della madre e del bambino.
Una doula si occupa invece dell'esperienza di maternità, delle emozioni in gioco e di come viene vissuto quello che succede. Offre sostegno fisico ed emotivo, orientamento ma anche un aiuto concreto per le mille difficoltà della vita di una neo-mamma.
È vero che alcune ostetriche oggi hanno delle buone competenze relazionali, ma succede raramente che possano garantire la continuità dell'assistenza, dal concepimento al primo anno del bambino come invece può fare una doula.
Le due figure sono del tutto complementari, ognuna ha il suo ruolo e la sua importanza.
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