Una delle domande più frequenti che i genitori si pongono,
già dai primi mesi di gravidanza della mamma è:
come lo chiamiamo?
La scelta del nome è una di quelle decisioni che,
se prese senza responsabilità e ragionamento,
possono anche creare perplessità ed imbarazzo nel bambino.
Chiamare un figlio con il nome di un personaggio dei cartoni animati
o come la marca dei jeans che indossava il papà il giorno del concepimento,
sicuramente non è una scelta giusta e sensata.
La tradizione italiana del nome è prettamente basata sull'ala cattolica:
i nomi più diffusi in Italia sono quelli mutuati dalla consuetudine romana e cristiana
che vedono il prevalere di nomi come
Massimo,Giulia, Marco,
anche se i più comunemente utilizzati sono i classici Giovanni, Antonio, Giuseppe, Maria, Anna.
Il punto è chiedersi innanzitutto:
- il nome è in armonia con il cognome?
- è troppo complicato da pronunciare?
- è così strano da creare imbarazzo nel bambino?
Il consiglio che possiamo dare a mamme e papà in conflitto
è quello di consultare i possibili significati del nome da attribuire, di modo che
una scelta imposta si trasformi in un' azione saggia
e con una spiegazione che fa invidia a qualsiasi ramo di onomastica!
Il miglior suggerimento, inoltre, è quello di un confronto a due
senza intromissione di nonni, zii o parenti di chissà quale ramo indiretto.
In genere, è preferibile unire ad un cognome lungo un nome breve,e viceversa; e ricordare alcuni punti salienti che la legge italiana prevede nel decreto legislativo 396 del 2000:
- divieto di imposizione dello stesso nome del padre, sorelle e fratelli viventi e divieto dell'utilizzo della dicitura "Jr", ammessa negli USA;
- non esiste più il vecchio divieto di imposizione di un nome geografico,
anche se comunque si è sempre tollerato l'uso di nomi come Italia, America ed Europa.
Mamme e papà,
armatevi di pazienza e dedizione allo studio
e cercate di trovare un punto di accordo:
l'unica cosa che non abbandonerà mai vostro figlio è il suo nome!
mammenellarete