La mia storia merita di essere raccontata. Perché mia figlia è il mio miracolo.
Dopo 3 anni di tentativi sempre con la speranza nel cuore riesco, finalmente a restare incinta. Felicissimi io e il mio compagno iniziamo a immaginare la nostra nuova vita. A 10 settimane le prime perdite, corsa in ospedale ma tutto regolare, normali perdite da impianto. A 12 settimane altre perdite molto abbondanti, altra corsa in ospedale, il battito c'è ancora, ma ho un distaccamento del 70%. Passo 3 settimane a letto, punture e ovuli, e il distaccamento si riassorbe.
Cautamente ricomincio a vivere con serenità la mia gravidanza. Fino a quando andiamo a fare l'ecocardiogramma. Mancava qualche giorno alla ventesima settimana. Non vedevo l'ora di fare questo esame perché non sapevo ancora il sesso e le mie amiche già mamme mi avevano detto che il dottore me l'avrebbe detto. Mi sdraio sul lettino e inizia l'incubo." La bimba - così ho saputo il sesso -ha un extrasistolia 3 a 1, ma niente di preoccupante, dobbiamo rivederci tra qualche giorno".
Mi dice di non bere caffè, né bibite gassate e di non mangiare cioccolata...
In realtà io prendevo solo un caffè al giorno, bevevo solo acqua e non mangiavo dolci perché mi davano la nausea. Dopo 4 giorni mi sdraio di nuovo su quel lettino... Silenzio tombale per 40 minuti. "Signora purtroppo la situazione è peggiorata, la bimba ha un blocco atrioventricolare in atto, l'atrio invia 150 battiti ma il ventricolo ne riceve solo 70. Forse lei soffre di una malattia autoimmune, le consiglio di fare accertamenti prima di intraprendere una nuova gravidanza.
Essendo in una fase così precoce è molto difficile portare a termine questa gravidanza, nel peggiore dei casi il cuore potrebbe scompensarsi e portare ad una morte fetale, nel migliore dei casi portiamo la gravidanza più avanti possibile e quando il feto entrerà in sofferenza la facciamo partorire, ma dobbiamo arrivare almeno a 24 settimane, con tutte le difficoltà respiratorie oltre che cardiache, perché prima è praticamente impossibile che il feto possa sopravvivere".
Da bimba era diventata il feto. Non pensavo di poter provare così tanto dolore. Piangevo notte e giorno. Il mio compagno e mia madre mi davano coraggio, mi dicevano di non piangere, e poi piangevano anche loro di nascosto.
Ogni settimana andavo a fare l'ecocardio. Eravamo a 21 settimane, il dottore era più tranquillo perché la situazione era stabile e mi ha dato qualche speranza in più: "Se la situazione resta così possiamo sperare di arrivare fino alla fine. Intorno alla 32 settimana le presento l'equipe dei medici che si prenderà cura della sua bimba appena nata".
Non aveva più parlato di morte fetale, ma lo spettro dell'intervento appena nata era sempre lì. Poi alla 22 settimana accade l'impensabile... "Signora, lei è devota a qualche santo? - E sorride -. Il blocco atrioventricolare è sparito, se avessimo fatto il primo ecocardio adesso non ci saremmo accorti di nulla".
Il mio pianto è diventato di felicità. Mi dice che continuerà a monitorarmi fino alla fine perché vuole essere sicuro che la situazione sia rientrata e perché neanche lui riesce a spiegarsi quanto successo. Ho fatto visite per altre 10 settimane. Ogni volta l'ansia mi distruggeva. Il dottore raccontava la mia storia a tutte le infermiere che si trovavano lì sempre con maggiore stupore.
Poi alla 32 settimana dopo il solito controllo mi guarda e dice: "Va bene signora, basta. Non la voglio vedere più, sua figlia sta bene e può partorire dove vuole e come vuole. Quando nasce portala che così facciamo la prova del 9".
Ho partorito a 37 settimane e mezzo. La mia piccola è bellissima e sta bene. Il dottore le ha visitato il cuoricino per 40 minuti e non ha trovato nessuna anomalia. Mi ha suggerito di continuare ad essere devota a quel santo.
di mamma Celeste
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