«Il diritto a procreare - si legge nelle motivazioni del giudice - e lo stesso diritto alla salute dei soggetti coinvolti, verrebbero irrimediabilmente lesi da una interpretazione delle norme in esame che impedissero il ricorso alle tecniche di pma (procreazione medicalmente assistita) da parte di coppie, pur non infertili o sterili, che però rischiano concretamente di procreare figli affetti da gravi malattie, a causa di patologie geneticamente trasmissibili; solo la pma, attraverso la diagnosi preimpianto, e quindi l'impianto solo degli embrioni sani, mediante una lettura "costituzionalmente" orientata dell'art. 13 L.cit., consentono di scongiurare tale simile rischio».
Il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella ha fortemente criticato l'operato del giudice Scarpa accusandolo di essersi pronunciato in un'ottica favorevole all'eugenetica (lo studio delle tecniche volte al perfezionamento genetico della specie) a scapito della vita umana.
Di tutt'altro avviso il fronte politico opposto: il governo ha tesi «strumentali e fuorvianti», commenta Antonio Palagiano dell`Italia dei valori, «la sentenza di Salerno non fa altro che applicare e interpretare fedelmente la legge 40 così come modificata dalla Consulta. Chi non la riconosce, non riconosce la sentenza della Corte Costituzionale».