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Incinta a 19 anni: anche se circondata dall'odio, nessuno più potrà mai farmi stare male

di mammenellarete - 13.05.2014 - Scrivici

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E' iniziato tutto in un brutto, bruttissimo periodo della mia vita. Diciannove anni compiuti da poco, crisi di panico che mi hanno portato ad una brutta esperienza di agorafobia e a molte gocce di xanax. In questo periodo della mia vita ho incontrato LUI: un amico, un confidente. Lui che mi ha dato tutto l'amore del mondo e che col tempo

mi ha aiutata a superare le mie paure e mi ha insegnato a fidarmi di nuovo delle persone.

Quando mi ha detto che mi amava mi ha subito chiesto che io restassi da lui e io ho accettato.

Mi sono trasferita a trecento km dalla mia famiglia e dai miei amici e ho iniziato così la mia nuova vita con lui, abitando insieme ai suoi genitori.

Questo ha portato i suoi fratelli maggiori ad odiarmi, ma mai quanto, dopo due mesi di convivenza hanno scoperto della mia gravidanza.

Senza che io e lui potessimo parlarne prima, lo stesso giorno in cui io ho fatto il test gli altri lo hanno scoperto.

Penso che non potrò mai dimenticare quel giorno: le loro parole, le loro accuse, le urla e io che non sapevo fare altro che piangere.

Sì, ho pianto, ho pianto tutto il giorno e tutti i giorni per molto tempo.

Perché quando hai diciannove anni e scopri di essere incinta quello che sicuramente non ti serve è qualcuno che ti giudica e ti dice che "l'hai incastrato" e che "ha diciotto anni, se ora gli dai un figlio ti odierà per il resto della vita" o peggio "se decidi di tenerlo e nasce handicappato è meglio per te che corri"...

Mi sono ritrovata circondata dall'odio, senza aver mai fatto nulla per meritarlo.

L'unica persona che avevo dalla mia parte era mio padre, che essendo diventato papà ha vent'anni, non ha avuto coraggio di farmi del male.

Forse perché lui più di tutti sa cosa vuol dire...

Hanno tutti voluto che prenotassi l'interruzione. E così ho fatto.

Col mio fidanzato ne parlavamo ogni sera, ma lui era troppo influenzato dalle parole dei suoi fratelli e continuava a ripetere quell'orribile frase: "Se lo tieni ti odierò per il resto della mia vita", così una sera l'ho guardato e gli ho detto: "Io terrò questo bambino, hai tempo fino al giorno in cui è programmata l'interruzione per decidere se vuoi fare parte della sua vita".

Non potevo e non volevo abortire.

Il giorno in cui l'interruzione era programmata sono scesa e ho detto a tutti che non l'avrei fatta e che potevano dire ciò che volevano, ma avevo preso la mia scelta e non avrei deciso di fare una cosa che mi avrebbe fatto stare male solo per accontentare qualcuno che in realtà non nutre nemmeno rispetto nei miei confronti; la loro risposta è stata chiara e limpida: "Avevi già deciso, quindi perché sei ancora in questa casa?"

Così ho preso le mie valige e sono tornata da mio padre.

Ho fatto la mia prima ecografia a quattordici settimane, a tenermi la mano c'era l'ostetrica e ad asciugarmi le lacrime, di gioia sottolineo, la ginecologa.

Fino alla 23esima settimana il mio ragazzo veniva da me nei weekend...

Poi una sera ha deciso che non gli importava dei suoi fratelli, che mi amava troppo per lasciarmi andare. Sono tornata in quella casa, stupida me.

Per tutta la gravidanza i problemi con uno dei miei cognati e la sua ragazza sono andati avanti, mentre il rapporto tra me e il mio ragazzo si è solo consolidato.

Ora mio figlio ha nove mesi, ma per quanto io abbia tentato di mettere la famosa pietra sopra tutte le cattiverie che mi sono state riservate, le cose continuano ad andare male.

Loro continuano a parlare male di me alle spalle, dicendo le peggio cose ed inventandone altre per farmi odiare ancora di più... però sapete una cosa?

Io, ai loro occhi, ho sbagliato quando sono rimasta incinta, ho sbagliato quando ho deciso di tenere mio figlio, ho sbagliato quando, dopo aver scoperto ciò che dicevano di me, ho deciso che non li avrei più perdonati... ma i loro di sbagli?

Nessuno mi ha mai chiesto scusa, sono una famiglia di falsi e doppiogiochisti, però una cosa è certa: per me loro ESISTONO.

Nel senso che non hanno nessun'altra importanza.

Possono continuare a dire ciò che vogliono, ma la mia vita va avanti, il mio amore per LUI va avanti...

Nessuno più potrà mai farmi stare male.

Io ho la gioia più grande del mondo tra le mie braccia e se prima piangevo ogni volta che mi si diceva qualcosa, ora ho artigli e zanne affilate perché il male gratuito non si dimentica, però ti forgia. E l'amore che mi dà mio figlio mi basta per rialzarmi ogni volta.

Le parole vuote delle persone PICCOLE le lascio alle persone piccole, gli auguro la vita più lunga possibile, in modo che possano assistere alla felicità della mia famiglia.

di F.

(storia arrivata a redazione@nostrofiglio.it)

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