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Sono una giovane mamma single: ho ballato con due cuori che battevano dentro di me e ho respirato con quattro polmoni

di mammenellarete - 15.10.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Sono una giovane mamma single. Sono fiera di aver fatto la scelta giusta, di non aver abortito, ma di aver riportato un po' di calore dove c'era troppo ghiaccio. Ecco la mia storia.

In questo articolo

Oggi ho un nido circondato di amore, attenzione, speranze per il futuro. Un bimbo da crescere, un cuore da ascoltare. Devo trovare risposte per le sue eventuali paure, domande, chiarimenti. Crescere insieme è la cosa più bella, oggi giorno è un emozione nuova.

Tutto cominciò tra maggio e giugno del 2018, mentre ero fuori per lavoro. Tutta la mia vita era "all'aria", tra famiglia e lavoro niente sembrava essere al suo posto. Mi trovavo in situazioni molto difficili da affrontare e sentivo il bisogno e la necessità di avere qualcuno al mio fianco, qualcuno che, dentro tutto il caos, potesse portare un po' di amore, un po' di ordine, un po' di pace.

Mi affezionai, in questo periodo, ad un ragazzo. Più volte lui mi disse che voleva un bambino. Io lavoravo come animatrice per bambini nei villaggi e dire che amo i bambini è poco. Durante una tragica notte lui abusò della mia debolezza, così rimasi incinta. Così parlai con lui della situazione e gli dissi: "Cosa vuoi fare ora?". Lui non rispose.

Gli proposi di lavorare insieme così da poter stare vicini e crescere il bambino. Non diede risposta. Dopo un po' di tempo mi disse che stava andando a lavorare altrove. Gli dissi: "Che faccio di questo cuoricino che batte dentro di me?". Mi rispose che se non lo volevo potevo abortire.

Mi sentivo persa ed ero disperata, soprattutto perché dovevo affrontare la situazione con la mia famiglia. Parlai con le mie sorelle, che mi dissero: "Se non vuoi abortire dallo in adozione". Inizialmente pensai che la soluzione potesse essere valida.

Durante il tempo trascorso lontano da casa, ben due mesi, vomitavo di continuo, condizione che mi fece smettere di lavorare. Stavo male e il ragazzo che frequentavo non faceva altro che chiedermi rapporti, senza considerare se stavo bene o oppure no.

Persi 6 chili nel giro di poco tempo. Allora decisi: affrontai il viaggio di ritorno da sola. Affrontai la situazione con i miei.

Inizialmente la situazione non fu facile. E l'idea di dare il piccolo in adozione era sempre più lontana. Man mano che il tempo passava mi innamoravo sempre più del bimbo che cresceva. Per tenerlo con me senza dare ulteriori fastidi, mi allontanai da casa.

Cercammo aiuto in un centro e questa inizialmente sembrò la soluzione migliore, ma con il passare del tempo le cose divennero difficili anche lì. La paura di perdere il mio piccolo era sempre più forte. Nessuno pensava all'amore o alla tenerezza, ma tutti alle regole. Ed erano rigide. Non facevano altro che dirmi durante momenti di sofferenza sia fisica sia psicologica: "Sei solo incinta ed essere incinta non è una malattia".

"Non puoi lamentarti di questi dolori, non lo tolleriamo". Andai avanti e sentivo di voler proteggere questa creatura che cresceva in me. Sentivo il suo cuoricino, i suoi movimenti, il suo amore... Pregavo ogni sera che questa creatura non morisse. Tutti i controlli erano sempre buoni e il cuore del piccolo batteva. Parlai con i miei dicendo che volevo tenere il bambino, così, per evitare il rientro a casa, cercai accoglienza altrove per me e il mio piccolo.

Niente, porte chiuse. Prima di concludere ogni cosa e mentre ero ancora in cerca di una soluzione... durante una visita di controllo in ospedale si ruppero le acque. Era il 15 marzo 2019, tre settimane di anticipo rispetto alla data presunta. La dottoressa, molto gentile e sorridente, senza agitarmi, mi disse: "Ti mando subito in sala parto". In sala parto l'ostetrica dopo la visita mi disse: "Coraggio, per le otto di questa sera sarà fuori, vedo già la testa".

Le ore passavano e i dolori aumentavano.

Parlavo al telefono consolando i miei, scherzando e ridendo. Fino al momento in cui il dolore prese il sopravvento. Ero in lacrime, avevo paura, mi sentivo sola. Si presentò una suora, disposta ad essere lì per me senza giudicarmi. Alle 19.51 l'ultima spinta. Il mio piccolo finalmente era al sicuro tra le mie braccia.

Lasciai il centro di accoglienza e tornai a casa. Oggi continuiamo a combattere anche più di prima, l'amore ci spinge oltre. Sono fiera di aver fatto la scelta giusta, di non aver abortito, ma di aver riportato un po' di calore dove c'era troppo ghiaccio. I sorrisi del mio piccolo mi danno la carica giusta per affrontare la giornata.

di Maria

(Storia arrivata all'email della redazione)

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