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La scatola con le foto dei ricordi

di Valeria Camia - 29.03.2017 - Scrivici

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Fonte: Pixabay
E' in fondo, nell'ultimo cassetto di ogni armadio. Eppure c'è. La scatola dei ricordi. Dei tempi che furono, di un'altra vita. Con ogni foto, a testimoniare. Qualche giorno fa, i miei figli l’hanno aperta. Per la prima volta, credo.  

In fondo all’ultimo cassetto del nostro armadio Ikea c’è una scatola gialla. Dentro, vecchie foto dei tempi dell'università, e anche del liceo, e della scuola dell'obbligo, e dell'asilo, perfino. Qualche giorno fa, i miei figli l’hanno aperta. Per la prima volta, credo.


“Lei si chiama Paola. Era la mia migliore amica ai tempi dell’università. Vorrei che tu la conoscessi, un giorno.” Non la vedo da tanti, troppi anni. Paola. Non so che vita fa, se ha cambiato colore dei capelli, con chi esce, se ha un cane, se è felice. Eravamo vicine di stanze al collegio. Si parlava di politica e di ragazzi. Si andava a sentire conferenze e poi al pub. Era solita buttarsi a capofitto in ogni conversazione, in ogni avventura, in qualsiasi cosa facesse. Era anche incredibilmente capace di re-inventarsi in nuovi ruoli, e di osare. Paola, con il rigore appassionato che metteva in tutto quello che facevamo insieme e, al contempo, con la sua flessibilità, ha lasciato un segno più forte di quello che forse immagina.


“Lui invece è Francesco. Era il mio amico quando ero piccola come te.” Ovviamente, non ricordo molto di quegli anni ma li ricostruisco guardando queste vecchie foto. Dicono che fossimo sempre insieme, noi due. Avevamo giusto 3 anni. Non ho contatti con lui da decenni. Ma lo ripenso sempre con allegria. “Abita non lontano dalla casa dei nonni.”
“Ah”, dicono. Ma non sembra la cosa li tocchi.
“Mamma, e io dov’ero? Che io in questa foto non ci sono?”
“Tu non eri ancora arrivato.”
“Perché? Ero lontano?”
“Si eri un po’ lontano e la mamma e daddy non si conoscevano ancora e …”


E non so come andare avanti. Ogni spiegazione mi pare insoddisfacente, o troppo complessa, o troppo banale, addirittura falsa. Ti preparano al fatto che dovrai cambiare pannolini, anche i più inguardabili, che avrai anni di notti insonni, che il bucato lo dovrai fare con una frequenza incredibile, che pulirai il pavimento invano. Nessuno ti ricorda che i tuoi figli faranno domande. Ogni tipo di domande.


Per fortuna però il più piccolo dei miei figli mi salva. Si rovescia tutto un bicchiere di acqua sulla maglia e devo correre a cambiarlo.


Quando torno, ci si è dimenticati di quanto si stava dicendo. Rimane solo il piacere di continuare a guardare vecchie foto, insieme.



Ieri ho detto al più grande che il suo miglior amico tra poche settimane si trasferisce in Inghilterra. “Certo che lo puoi fare il corso di nuoto. Ma George non ci sarà.” Non so che cosa abbia capito, davvero. Non ha pianto, non ha chiesto più nient’altro. Forse ha capito anche troppo, invece. Questa mattina è voluto andare a far stampare due foto: lui e George sulle loro bici; lui e George che sorridono dall’alto di uno scivolo.

di Valeria Camia

Sull'autrice
Mamma di due bimbi, con un marito sempre in viaggio per lavoro, scrive delle sue avventure e disavventure giornaliere in Svizzera
http://mammaimpara.blogspot.ch

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