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La mia storia di figlia adottiva e futura madre naturale

di mammenellarete - 19.08.2013 - Scrivici

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Ricordo ancora quando ero piccola e chiesi a mia madre cosa provò quando nacqui. Era uno di quei questionari stupidi che davano ai bambini per i genitori all'asilo. Mia madre non si scompose, anche se aveva già detto a tutti all'asilo che sebbene fossi solo di poco più scura di loro, non ero loro, ma venivo da lontano. Questo però non conta, quello che davvero conta è la risposta che mi diede: una favola. La cosa migliore per i bambini, ma anche per raccontare una nascita diversa e un divenire genitori diverso ed egualmente speciale: "Sai, tanto tempo fa c'erano due genitori che scrissero una lettera alla cicogna chiedendogli un bambino da amare e crescere. La cicogna, nonostante le molte lettere che le inviarono, non riuscii mai a trovarli. I due genitori erano tanto tristi perché sentivano la loro vita vuota senza un bambino, cosi decisero di scrivere un’ ultima lettera alla cicogna chiedendole di dirle dove potevano trovarla per avere anche loro un figlio. Allora la cicogna scrisse loro che in un Paese molto lontano c'era una bambina piccola e tanto sola, di cui non era riuscita a trovare la mamma e che se loro avessero voluto potevano andarla a prendere. Cosi i due genitori presero un aereo e raggiunsero la piccola riportandola con loro e avendo finalmente anche loro un figlio d'amare" Con questa storia loro mi spiegarono il desiderio di essere genitori, qualcosa che non accade per errore, ma che ti brucia dentro anche quando la natura ti nega tale desiderio. Alcuni anni dopo decisero di prendere una seconda bambina

colombiana come me, io partii con loro. Ero una bambina, ma ricordo l'attesa nella stanza bianca dei servizi sociali. Ancora non nasce mio figlio eppure penso che la trepidazione sarà la stessa che leggevo negli occhi dei mie genitori che mutò in una gioia commossa quando ci diedero la nuova parte della nostra famiglia, piccola e fragile spaventata quanto noi , forse un po' diffidente, come se da poco stesse entrando in una seconda vita. Sì, l'adozione è una seconda nascita, con la differenza che un piccolo nasce abbandonando un utero sicuro, un adottato abbandona spesso un mondo che gli ha già dato una grossa dose di delusioni e paura.

 

Eppure i miei genitori sono riusciti a curare le ferite della mia sorellina, che aveva già tre anni e hanno dato una storia alla nostra storia mozza. Ora che ho 31 anni e una vita che scalcia nel mio pancione non posso che vedere quanto sia stato grande il loro lavoro. Ogni gesto che compio, ogni pensiero che rivolgo a mio figlio so che è stato nutrito e allevato da quell'amore che ho ricevuto e che ancora ricevo dai miei genitori, due futuri nonni che fregandosene del sangue attendono questo nipote come un dono del cielo e che attraverso questa gravidanza completano quello che la vita voleva negargli.

 

Ora lo so, questo amore che sento per Lorenzo da quando l'ho visto la prima volta in me, un piccolo cuore che fremente di vita se ne stava rannicchiato nel mio utero, è la meravigliosa eredità di genitorialità che mi hanno lasciato i miei genitori. Si, non abbiamo legami di sangue nella mia famiglia e io non ho gli occhi di mamma o papà come forse li avrà Lorenzo, ma abbiamo legami d'amore, quelli che non ti toccano in sorte ma quelli che nascono da dentro e che nulla riesce davvero a spezzare.

 

Questa è la storia della mia famiglia, quella che racconterò anche a lui così che un giorno sappia che genitore lo si può essere in tanti modi diversi, l’importante è volerlo e guadagnarselo sul campo, giorno dopo giorno, e anno dopo anno, perché si è genitore per sempre e non solo nell'istante in cui si concepisce e partorisce.

 

di Francesca

 

(Storia arrivata per email a redazione@nostrofiglio.it)

 

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