Ho 39 anni e sono mamma di due bambini di 10 e 5 anni. Mi sposai nel 2007 e nel 2009 diventai mamma per la prima volta: un'emozione indescrivibile.
Dopo qualche anno, nonostante non fossi molto propensa, decidemmo di avere un secondo bambino. Dopo qualche mese di tentativi, rimasi incinta. La gravidanza fu bellissima, non ebbi nessun problema, mi sentivo benissimo.
Una sera, mentre guardavo la TV, mi colpì molto la storia di un padre con figlio autistico che gli faceva girare il mondo con una moto. Non smettevo di pensarci. Finalmente arrivò il momento del parto, il travaglio durò esattamente quanto era durato anche il primo.
Giunse il mio splendido cucciolo, non aveva sofferto affatto durante il parto. Era rosa e stupendo, con indice di Apgar di 10/10. Il piccolo era abbastanza tranquillo, lo allattavo al seno. Non soffrì di coliche, solo di dormiveglia notturno a causa dell'allattamento e della mancanza del ciuccio.
Tutto andò avanti normalmente fino a quando cominciai a notare che quando vedeva le foglie di un albero muoversi con il vento la sua espressione cambiava. Era assorto, preso e super interessato alla cosa, tanto da indurmi a fare delle ricerche nel web.
Quello che lessi non mi piacque molto, ma lasciai perdere. Intanto il tempo passava e il bimbo non faceva "ciao" con la manina, nonostante venisse sollecitato. Iniziò a camminare a 14 mesi, ma se lo chiamavi non si girava e inoltre il linguaggio era assente, salvo per i gorgheggi da neonato.
Preoccupata e pensando che avesse problemi di udito mi rivolsi ad un otorino che notò subito la sua distrazione e che mi cominciò a mettere la pulce nell'orecchio.
Così decidemmo di rivolgerci ad una neuropsichiatra e ci arrivò una doccia fredda: "disturbo multisistemico dello sviluppo". Ci consigliò di fare delle indagini in un centro specializzato.
Dopo 6 mesi di attesa ci ricoverarono a Pisa. Undici giorni di ricovero, i più lunghi e i più infernali che abbia mai trascorso nella mia vita.
Lì arrivò la diagnosi, ossia "disturbo dello spettro autistico", non qualificabile poiché il bambino era piccolo. Fu un'esperienza che mi segnò profondamente. Passavo le giornate a piangere e a chiedermi cosa e dove avessi sbagliato, ma dopo il ricovero smisi. Dovevo rimboccarmi le maniche e iniziare subito le terapie.
A 2 anni cominciò a fare psicomotricità, introducendo poco dopo anche la logopedia. Intanto l'attenzione sembrava migliorare. Con la scuola la situazione cambiò ancora, il bambino ascoltava, seguiva, lavorava come e meglio dei suoi compagni. L'anno scorso decisi di introdurre la terapia "aba": fu la scelta migliore che potessi fare!
In un anno abbiamo avuto dei piccoli miracoli. Adesso comincia a parlare e sentire la sua vocina è un'emozione ogni santa volta! La nostra vita è quotidianamente e inesorabilmente condizionata dell'autismo, eppure, nonostante sia consapevole, mi chiedo il perché...
Sarei più felice se ci fosse qualche anomalia, ma lui non ne ha. Abbiamo fatto ogni tipo di esame: genetici, sangue, metabolici, risonanza, ecc. ma niente. Questo disturbo farà parte di noi e della nostra famiglia e l'unico rimedio è lottare ogni giorno.
A volte i cedimenti ci sono perché ogni banalità per noi è un piccolo miracolo. Voglio invitare tutte le mamme a non dare niente per scontato e a non farsi problemi inutili come peso, altezza, bellezza e varie. C'è chi, come me, ogni giorno lotta per un vocabolo, per un'azione che per altri è un sogno.
Ma piano piano riusciremo a completare il puzzle. Mio figlio avrà un futuro e guai a chi lo ostacolerà con emarginazione, indifferenza e cattiveria. Io sarò il suo scudo, sempre. Perché dobbiamo affrontare anche gli sguardi di chi non capisce, critica e offende.
L'altro giorno al mare la mia vicina di ombrellone mi ha detto: "Signora, beh, il bambino si vede che è il secondo, perché è viziato". Alla mia risposta: "Non è viziato, ma autistico", lei è rimasta senza parole... l'autismo non ancora si comprende, ma esiste, è in aumento e non è una malattia. È solo un modo diverso di vivere, fuori dagli schemi che ci siamo dati. Noi abbiamo deciso cosa è la normalità, non c'è una legge universale. Io adoro la sua diversità: lui sarà sempre diverso, ma per questo dovrà essere accettato più degli altri!
di anonima