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Setticemia dopo parto prematuro, una storia a lieto fine

di mammenellarete - 28.05.2015 - Scrivici

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Fonte: Contrasto
Mia figlia è nata al settimo mese di gravidanza. Non ho potuto neanche guardarla per un solo istante subito dopo il parto, poiché i dottori l'hanno portata immediatamente in terapia intensiva. Subito dopo io ho avuto una setticemia e ho dovuto affrontare momenti estremamente dolorosi. Adesso siamo una famiglia felice e a me basta guardare il viso di mia figlia e tutto si annulla, persino il ricordo doloroso dei momenti più difficili. 

La mia storia è davvero lunga e travagliata. Reputo una fortuna poterla scrivere oggi.

Era l'anno del terremoto in Emilia, ovvero il famoso 2012. Come dimenticarlo...

A novembre scoprii di essere incinta. Ero alla quarta settimana. Ricordo che la prima reazione fu la paura, ma allo stesso tempo mi sentivo felice.

Il momento più difficile fu quando dovetti rivelarlo al mio compagno. Lui infatti non voleva figli e rimasto estremamente sorpreso, una volta ricevuta la notizia. Non era contento, ma poi con il tempo si rasserenò.

I primi mesi furono infernali: avevo nausea e vomito 24 ore su 24. Così fu fino al quinto mese. Dopo cominciarono le minacce d'aborto: fui ricoverata ed iniziai a entrare e ad uscire dall'ospedale. Andai avanti così fino alla trentunesima settimana, poi finalmente mi dissero che potevo restare a casa.

Ciò non avvenne, poiché uscii dall'ospedale la mattina per poi rientrarvi la notte stessa. Esattamente alle 4 di mattina sentii uno "scoppio" interno: ero nel buio della mia camera e urlai con tutta la voce che avevo in corpo, chiamando mia madre, la quale accese la luce. Mi vide coperta di sangue. Vissi ore di terrore .

Pensavo solo alla mia bambina e desideravo fortemente che stesse bene. Mi ricoverarono per l'ennesima volta senza indurmi il parto, ma due giorni dopo, questa volta in ospedale, accadde la stessa cosa e quella notte, precisamente la notte dell'undici giugno 2013 diedi alla luce, con parto cesareo, la mia principessa.

Era piccola piccola. Era nata al settimo mese e pesava 1.930 kg. La portarono subito in terapia intensiva e io rimasi in reparto attonita, senza neanche averla guardata per un solo momento. Nello stesso giorno, appena mi sentii meglio, corsi a vederla. Povero amore mio... aveva moltissimi tubicini sparsi su tutto il suo piccolo corpo. Quella fu l'ultima volta che la vidi prima di un calvario, che durò per me un mese.

Subito dopo andai in "setticemia": non capivo cosa mi stesse succedendo. Ero spaventata, i medici tacevano. Però dai loro volti capivo tutto: c'era qualcosa in me che non andava. La mia famiglia era nel panico totale, il mio compagno si faceva in quattro trascorrendo tre ore con me e tre ore con la piccola.

Mi sottoposero a lunghissime terapie di antibiotici: avevo un'infezione che non voleva andar via. Alla fine dovettero operarmi nuovamente e, in men che non si dica, finii in terapia intensiva, intubata dalla testa ai piedi. Questo perché durante la prima operazione c'erano state gravi complicanze per me.

Pochi giorni dopo l'operazione tornai in reparto. Vedevo le foto di mia figlia sul cellulare del mio compagno. Ero molto triste. Iniziai a stare un po' meglio e i dottori mi dissero che tutto quello che mi era successo era dovuto ad un batterio chiamato "escherichiacoli", che era uscito dallo stomaco e si era infilato nell'utero.

Non sapevo e non so ancora se credere davvero a questa storia, ma non volli investigare. Volevo solo dimenticare il dolore: desideravo innanzitutto stare con mia figlia e uscire da quell'incubo. Infine, così fu.

Finalmente mi portarono la piccola in stanza e poco dopo andammo a casa entrambe. Adesso siamo una famiglia felice e siamo lontani dai brutti ricordi. Mi basta guardare il viso di mia figlia e tutto si annulla, persino il ricordo doloroso dei momenti più difficili.

di mamma Carmen

Storia arrivata attraverso la nostra pagina Facebook

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Aggiornato il 18.09.2018

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