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Follicolite in gravidanza: senza mio figlio da 12 giorni e ho rischiato la vita

di mammenellarete - 24.08.2015 - Scrivici

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Fonte: Alamy.com
Durante la gravidanza mi vennero dei rigonfiamenti che all'inizio sembravano innocui brufoli. Questa "follicolite" diventò sempre più grande e il pus sempre più presente. Dopo il mio parto cesareo, continuai a stare male, finché per fortuna un medico si accorse che avevo bisogno di un ricovero d'urgenza. Adesso sono ancora in ospedale, ma vorrei essere con mio figlio. 

Mi sposai con mio marito due anni fa. Non eravamo più ragazzini e avevamo molta voglia di avere un figlio, perciò decidemmo di darci da fare. Ma purtroppo le cose non vanno mai come credi e spesso gli imprevisti sono tanti.

 

Dopo un anno di test di gravidanza negativi decidemmo di rivolgerci alla mia ginecologa, la quale ci fece fare subito i controlli incrociati. Da lì scoprimmo che mio marito aveva un problema di varicocele non grave, ma che comunque necessitava di un intervento.

 

Nel frattempo io, non avendo mai avuto un ciclo regolare, iniziai una cura per regolarizzare l'ovulazione.

 

Però come ho premesso, poi la vita va un po' come gli pare e ... così quando mio marito dovette affrontare l'intervento io ero già incinta ma in pericolo di aborto.

 

Fortunatamente il periodo critico passò e la gravidanza proseguì anche se fu sempre problematica. Aspettavamo un maschietto.

 

Però come ho detto, io ebbi diversi problemi durante la gravidanza. Mi vennero dei rigonfiamenti che all'inizio sembravano innocui brufoli. Mi rivolsi subito al mio medico di base, anche perché perdevo pus in continuazione. Lui mi liquidò dicendomi che dovevo prendere antibiotici... in gravidanza!

 

Mi rivolsi alla mia ginecologa, che mi disse di andare da un dermatologo. Nel frattempo la cosa degenerò. Questa "follicolite" diventò sempre più grande e il pus sempre più presente. Mi rivolsi a tre dermatologi diversi, che mi diedero cure diverse.

 

Uno mi disse che era un problema di ormoni e che con il parto sarebbe passato. Iniziai a prepararmi per il giorno del parto e, dato che il problema si era esteso a tutta la zona vaginale e perianale, chiesi preoccupata se ci potessero essere complicazioni per il bambino. La mia ginecologa mi disse di non preoccuparmi assolutamente e di stare tranquilla.

 

Giunse il giorno del parto, che avvenne con taglio cesareo.

Il nostro bambino nacque con un parto cesareo d'urgenza il 4 giugno scorso. Fu amore a prima vista.

 

Però iniziai a non stare bene. Ma attribuii il mio malessere al postcesareo. Dopo due settimane iniziai ad avere febbriciatole. Quando si fecero più presenti mi rivolsi al mio medico di base dall'antibiotico facile, che me lo prescrisse senza visita e senza analisi.

 

Io stupidamente lo presi. Volevo ritornare a stare bene subito. Invece la febbre aumentò fino ad arrivare a 40 gradi. Mi rivolsi alla mia ginecologa, la quale mi assicurò che a livello ginecologico andava tutto benissimo. Dopo le analisi mi disse che avevo una brutta cistite.

 

Mi prescrisse antibiotici anche lei. Ma io continuavo ad avere febbroni. Mio marito, che era disperato, richiamò la ginecologa chiedendo che cosa fare. Lei disse ancora una volta che a livello ginecologico andava tutto bene.

 

Allora chiamò un suo amico ecografo e gli spiegò tutta la mia situazione dall'inizio. Lui ci indirizzò il giorno successivo da un chirurgo che appena mi visitò mi disse che dovevo essere ricoverata d'urgenza a causa di quella follicolite.

 

Mi disse che se avessi aspettato ancora avrei potuto rischiare seriamente la vita. Il mio problema era misconosciuto. Sottovalutata dal mio medico e dalla ginecologa, quella follicolite mi stava per far rimettere le penne. La situazione era divenuta molto critica.

 

L'infezione era estesa a tutto il corpo, sangue e polmoni compresi. Dopo giorni di febbre, subii un intervento chirurgico per drenare gli ascessi e ripulire tutta la zona ormai necrotizzata. Scoprii che si trattava di una sorta di "sindrome" che se fosse stata presa in tempo non avrebbe degenerato.

 

Ora sono ancora ricoverata in attesa di un secondo intervento. Lontana dal mio bambino, che per fortuna è nato con parto cesareo, altrimenti avrebbe rischiato di avere la mia stessa infezione. E mi manca tantissimo.

 

Sono ricoverata da 12 giorni, dal giorno in cui lui ha compiuto il primo mese. Non faccio altro che piangere, anche perché per colpa di altri sono qui, in ospedale, e non con il mio bambino, come dovrebbe essere.

 

di Ester

 

(storia arrivata per email a redazione@nostrofiglio.it)

 

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