Home Storie Il primo anno

Nanna e capricci: siamo sopravvissuti così

di Valentina Camen Chisari - 13.05.2013 - Scrivici

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Nanna e pianti interminabili: come convincere nostro figlio Lorenzo a dormire nella sua culla senza pianti e nottate interminabili? Io e mio marito decidemmo di mettere in pratica quello che soprannominai il “piano B”...

di Valentina Carmen Chisari

 

Quando tuo figlio è ancora un neonato e piange, il tuo unico pensiero è quello di capire cosa possa avere e cercare di calmarlo.

 

Il problema è: quando tuo figlio smette di essere un neonato? E, soprattutto, quando bisogna capire se si tratta di pianti veri, “finti” o anche solo un po’ gonfiati?

 

L’era dei capricci, infatti, a mio avviso inizia molto prima di quanto ci si possa immaginare.

 

Lorenzo che oggi ha quasi 22 mesi diciamo che è stato un neonato abbastanza piagnucolone, ovviamente non ho mai capito fino in fondo da cosa i suoi pianti fossero giustificati: a volte sarà stato il sonno, a volte qualche colichetta e altre chissà. Fatto sta che quando tuo figlio di poche settimane urla eccome, inevitabilmente la confusione ti assale soprattutto se si tratta del tuo primo figlio e per te è davvero tutto nuovo; ma, tornando al discorso di prima, il punto è capire quando tuo figlio “forse” si sta un po’ approfittando della tua pazienza e della tua ingenuità da neomamma, versando magari qualche lacrimuccia in più.

 

Ho cominciato a farmi questa domanda quando Lorenzo aveva tre mesi: a quel tempo addormentarlo era davvero un’impresa non da poco! L’unico modo era attaccarlo al seno ma, una volta addormentato, non era possibile metterlo nella sua culletta: non appena, infatti, lo adagiavo lì la sveglia era immediata per cui iniziammo presto a farlo dormire con noi nel lettone. E, com’è facile immaginare, di dormire in effetti non se ne parlava affatto. Io e mio marito avevamo paura di fargli male, di schiacciarlo proprio visto che era così piccolo e così non riuscivamo a prendere sonno, ma anche lui in realtà non dormiva granché.

 

Dopo qualche tempo, allora, decidemmo di mettere in pratica quello che soprannominai il “piano B”: farlo dormire,a tutti i costi, nella sua culla che con amore avevamo abbellito con tanto di pupazzetti e carillon frutto di meditate scelte preparto!

 

Dopotutto non c’era niente che avrebbe potuto giustificare il fatto che lui non dovesse dormirci, era tutto perfetto per accoglierlo.

Dire che la strada fu dura e impervia è scontato: vi furono giorni di pianti colossali che, però, terminarono come previsto: alla fine, infatti, smetteva di piangere e si addormentava nella sua culla e, per di più, le sveglie notturne diminuirono!

 

Fu molto difficile ma alla fine riuscimmo nel nostro intento e oggi Lorenzo adora la sua culletta; a dire la verità, le sveglie notturne ci sono ancora, ma basta un po’ d’acqua e si torna a ninna.

 

Il mio repertorio di fiabe è in continuo aumento, ma una cosa è certa: adesso dormiamo tutto felici e contenti!

 

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