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Diario di una mamma di un bimbo in terapia intensiva

di mammenellarete - 14.05.2018 - Scrivici

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Fonte: Pixabay
Mio figlio, Edoardo, è stato 14 giorni in terapia intensiva. Per la mia famiglia non sono stati giorni facili: il piccolo presto si è ripreso, ma è stato difficile vivere in quel reparto pieno di suoni, di macchine sempre accese e di bimbi minuscoli che lottano con tutte le forze per poter andare a casa con i loro genitori. Vedere genitori piangere e perdere la speranza, osservare medici e infermieri correre verso un'incubatrice dopo un "bip" particolare... sono state emozioni forti che non dimenticherò.

Dodici e mezzo di domenica 4 marzo. Edoardo è nato da 24 ore e io l’ho visto solo per pochissimi minuti: subito dopo la nascita e, per pochissimo, nell’incubatrice del reparto di neonatologia.

Adesso, tra i corridoi, un'infermiera lo sta portando nel reparto di terapia intensiva neonatale. Inizia così la sua piccola vita. E inizia così la mia nuova vita. Perché il reparto di terapia intensiva ti cambia completamente la vita e le aspettative. Capisci che le frivolezze non ti toccheranno mai più e che alcune cose non avranno più la stessa importanza.

Dopo aver lasciato Beatrice, mia figlia, con le ostetriche del reparto di neonatologia, cui devo davvero dire un enorme grazie perché sono sempre state disponibili a stare con lei ad ogni ora, anche in piena notte, mi incammino tra i corridoi circondata da disegni e colori e arrivo davanti all’ingresso della terapia intensiva.

Non so cosa aspettarmi e a cosa devo essere pronta. Con piedi pesanti e dopo aver fatto un grosso respiro entro e vengo accolta da una dottoressa che mi spiega come funzionano le visite. Bisogna usare camicie monouso, mascherina e calzari. La dottoressa mi ricorda che il reparto è sempre aperto ai genitori e mi dice di sentirmi libera di andare quando lo desidero. Infine mi accompagna davanti all’incubatrice di Edo.

E Edo è lì, con la testolina di lato e con il petto che va su e giù per fare entrare più aria possibile. Non è in pericolo di vita. Ci vorrà un po' di tempo, ma tutto si sistemerà. Vederlo lì è per me un grosso shock, lui è il mio bambino e non posso prenderlo in braccio, non posso attaccarlo al seno, posso solo toccarlo attraverso un oblò.

Edoardo trascorre 14 giorni tra TIN e SUBTIN. Per noi non sono giorni facili, ogni giorno Edo sta sempre meglio, ma quel reparto è pieno di suoni, di macchine sempre accese e di bimbi minuscoli che lottano con tutte le forze per poter andare a casa con i loro genitori.

Vedere genitori piangere e perdere la speranza, osservare medici e infermieri correre verso un'incubatrice dopo un "bip" particolare, assistere all'arrivo di bambini da altri ospedali e guardare gli occhi dei genitori che incontrano per la prima volta il loro bimbo dopo giorni... sono emozioni forti che io fatico a reggere.

Per questo devo dire GRAZIE a tutto il personale della Tin. Non smetterò mai di ringraziare medici e infermieri per averci sempre regalato un sorriso, per aver scherzato anche sulle mie paure e per averle rese più sopportabili. Come, ad esempio, quando ho chiesto se il bimbo avesse freddo, nonostante l’incubatrice fosse a 36 gradi. In quel caso, mi è stata data la giusta importanza e sono stata trattata con rispetto!

Grazie perché voi, medici e infermiere, avete sempre risposto alle mie mille domande, spiegandomi con pazienza tutto. Mi avete addirittura spiegato l'utilizzo del monitor, mi avete insegnato a differenziare ogni "bip", a capire qual è quello che può fare correre tutti, e che per fortuna, per Edo non ha mai suonato. Grazie perché ci avete fatto sentire a casa.

Grazie perché quando sono scoppiata in lacrime per non essermi sentita una brava madre a causa della scarsità del mio latte o perché ho dovuto badare anche agli altri miei figli che erano a casa non potendo stare sempre con Edo, mi avete stretta in un abbraccio e avete cacciato via, come sempre, i brutti pensieri. Grazie davvero di cuore.

Un grazie particolare va anche a "Cuoredimaglia", un associazione di volontariato che realizza copertine, cappellini, calzine per i bimbi prematuri. Grazie del vostro dono, anche se Edo non è prematuro. Ci avete riempito il cuore in un momento particolarmente delicato.

La permanenza di Edoardo in terapia intensiva e subintensiva è terminata. per noi è stata una dura esperienza, ma anche una preziosa opportunità cui oggi possiamo pensare con un sorriso.

E che ci ha completamente cambiato il modo di vedere il mondo.

di Alessia

(storia arrivata come messaggio privato sulla nostra pagina Facebook)

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Aggiornato il 04.08.2018

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