Sharingdaddy a Viareggio. Un giorno immerso dentro un carnevale con il pupotto e la sua mamma.
Prima notizia: la mia caviglia sinistra ancora impreca e mi maledice.
Seconda notizia: ci ho messo un giorno a tornare nel mondo dei vivi.
Terza notizia: sono stato benissimo con la madre di mio figlio.
Carnevale immersivo, quello di Viareggio. Ci fossi andato da solo con il marmocchio forse sarei finito come Fantozzi: prima a mare, poi venduto a tranci al mercato del pesce. L’esperienza, per colori e suoni, per emozioni e brividi, è una di quelle da fare per tutti i bambini. Certo è una sfida, perché fa rima con una fatica boia e con tanta, tanta, tanta stanchezza. In due siamo sopravvissuti perché avevo lo zaino portabimbi, altrimenti…
Forse l’intensità delle emozioni, la varietà di colori, la musica a palla, la marea di gente, non sono proprio adatte agli under 5, anche considerando che nel corso, sul lungomare, vieni catapultato dentro il Carnevale, dentro la bolgia colorata di carri e maschere. Salva lo junior camp messo dagli organizzatori a metà viale, ma il resto è tanto, forse troppo per un pupo piccolo. Però voto si tutta la vita, la quantità di emozioni è stata tale per mio figlio che la giornata di domenica 5 marzo 2017 resterà piantata nella memoria per sempre. Viareggio a Carnevale è una “place to be”. Attrezzati, però: zaini, passeggini, pranzo al sacco. Costicchia l’ingresso (15 euro), ma quello che ricevi è molto e i negozianti, consci comunque di fare l’incasso monstre nel giorno del corso mascherato, non mettono l’effetto piazza San Marco nei loro prezziari. Il tuo portafoglio, quindi, non ne esce proprio devastato. E via con colori, musica, emozioni, messaggi, pensieri: un mondo in cui i bambini fanno brillare gli occhi di emozioni e i le facce di sorrisi.
Chi urlava, invece, era la mia schiena. Con il figliolo addormentato dentro lo zaino ho passato un’ora e ho visto la Madonna dell’Incoronata che mi annunciava la mia prossima maternità (cito ancora Fantozzi), ho visto anche Trump che baciava in bocca Putin, Papa Francesco vestito da Drag Queen, Gentiloni vestito da Renzi e l’Europa vestita da mostro di fili spinati (l’ultima visione è vera, è il carro che ha vinto). Ho visto anche un’avvizzita Italia inseguita dalla morte (e questo, da papà, non mi ha poi reso felicissimo). Il mio piccolo Ninja mi ha anche fracassato una caviglia e fatto diventare i piedi due pezzi di lava. Tutta vita, tutta salute. Tornando in dietro, in treno, siamo svenuti tutti e tre e ci siamo riavuti a Rogoredo, in capo a 4 ore da regionalone (a proposito, te lo dico, esistono ancora gli Interregionali, io ne ho visto uno e non era una maschera). E lui? Contento, estasiato, stanco, qualche volta stranito, poi stravolto. Alla fine ha chiuso tutto così: “Grazie, papà, che hai fatto i panini. Grazie mamma che hai pensato a questa giornata”. E niente, mi sono sciolto.
Non credevo, tuttavia, di andare a Viareggio e di imparare una lezione di vita. E’ successo, ma era una lezione che praticavo già. La mamma di Davide è stata fantastica, precisa, amorevole, piacevole, educata fino alla signorilità. E io di conseguenza: ho fatto il mio. Abbiamo passato una bella giornata insieme e ho ripensato a quell’articolo del blog del Corriere che raccontava di un signore, di Boston, che tratta bene la sua ex moglie. Ha fatto il giro del web nel mondo dei separati, scatenando acrimonia da una parte (quella dei padri) e sarcasmo dall’altra (quella delle madri). Ho pensato soltanto a una cosa: se dai bene, ricevi bene. Se sei corretto, richiami correttezza. Tra noi due ex coniugi, sulla via di un sereno divorzio, è così: ci vogliono due cose. La prima è ascoltare prima di parlare, la seconda è pensare al proprio figlio. Ho letto un mare di cazzate su quell’articolo della 27esima ora e ho pensato a tutte le coppie che si separano sprecando odio, energia e vita per quattro sporchi soldi. A tutte quelle vite negate in nome del “lui mi ha fatto”, o del “lei mi ha fatto”. Ho pensato ai bambini che passano alla cassa appena diventano uomini, per pagare il conto lasciato lì dai loro genitori. Ho visto, invece, la forza di chi si tratta bene e anche la temperanza di chi si tratta bene: ottiene due effetti. Regalarsi una vita migliore da separato, regalare ai propri figli un corretto modello di interazione con gli altri.
Da una giornata a Viareggio ho ricevuto due doni: il bellissimo Carnevale visto dagli occhi di mio figlio, la classe della sua mamma che ho subito ridato indietro facendo il mio ruolo. Quello di un papà. Se sei nei casini con tua moglie o tuo marito, fatti una domanda: vale la pena?
Foto dei carri di Viareggio
vai alla galleryFoto dei carri del Carnevale di Viareggio 2017
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i Francesco Facchini
Sull'autore
Francesco Facchini, papà part time di professione, campo di scrittura su qualsiasi mezzo (dai tovaglioli dei ristoranti al web) e di immagini (spesso della mia fantasia). "Sono convinto di tre cose: mi pagassero un euro a errore che commetto sarei milionario, le migliori risate che faccio sono quelle su di me e l'elefante si può mangiare, ma soltanto a pezzettini. Il mio sito personale è www.francescofacchini.it".
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