Una mamma e il suo piccolo: lui ha bei riccioli d’oro, occhi azzurri ed espressivi, una boccuccia che sembra un cuoricino, delle guanciotte da mordicchiare. E' bellissimo. Perché allora la sua mamma ha lo sguardo preoccupato? Il bimbo le indica una cosa, emettendo dei suoni, ma non nominandola. La mamma si rivolge alla gente lì con lei e quasi come scusandosi dice: "Ancora non parla…".
Il pediatra di questa mamma l’ha mandata al neuropsichiatra infantile, il quale a sua volta l’ha mandata a far fare l’elettroencefalogramma al piccolo e a fare anche l’esame audiometrico, per poi tornare dal medico con gli esiti per fortuna negativi e fare le sedute dal logopedista e dallo psicomotricista.
Dopo ciò, il responso: “ritardo nel linguaggio”. Panico, panico, già la madre teme che questo ritardo permanga e renda suo figlio disabile a vita, già si parla di sostegno a scuola. ALT!!!
Si deve aspettare. Non è affatto detto che questo ritardo sarà permanente e la maggior parte delle volte è passeggero. È vero che ogni bimbo ha i suoi tempi e soprattutto per i maschietti questo fatto è più frequente. Va bene i medici, va bene tutto, ma un ruolo fondamentale è quello dei genitori.
Prima di tutto via quegli occhi preoccupati, ancora non vi è motivo. E poi il bimbo percepisce la preoccupazione, il leggero nervosismo. Come una spugna assorbe, quindi vestitevi di un bel sorriso (meglio ancora se si tratta di un sorriso autentico) e mettevi in azione. Come?
In attesa di iniziare l’intervento su obiettivi più specifici è importantissimo che voi facilitiate la comunicazione di vostro figlio in vari momenti.
Ora prenderemo in esame le attività:
- Gioco con oggetti e lettura di un libro.
Prendete un libro con delle immagini che piacciono a vostro figlio, con Peppa Pig, Masha e l’Orso ecc.
Condividete lo stesso centro di attenzione e di interesse del bambino, cioè mettevi con lui a guardare ciò che lui guarda e verso cui mostra attenzione. Se sta guardando la palla che per esempio George tiene in mano voi dite: "Questa è una palla" e indicate la stessa figura.
Se il bambino indica un oggetto mentre state giocando, per esempio un cagnolino voi dite "Bau, ecco il bau", anziché cane, il verso rimane più impresso al bambino.
Cosa non fare in queste occasioni? Non fate domande chiedendo il nome della figura o dell’oggetto. Non chiedete di ripetere la parola appena detta da voi.
- Situazioni familiari e ricorrenti nella giornata che coinvolgono il bambino come per esempio vestirsi, fare colazione, lavarsi ecc.
Tutto ciò che il bambino comunica con i gesti e le vocalizzazioni voi lo dovete esprimere con il linguaggio. Dovete fargli capire che il suo messaggio è stato capito ripetendo con le vostre parole (che siano frasi semplici!) ciò che lui voleva comunicarvi. Perché? Per dargli fiducia nella continuità della comunicazione e sottolineando la sua bravura.
Se per esempio il bambino guarda il succo di frutta, voi prendete il succo e dite: "Vuoi bere il succo? Ecco qua il tuo succo, bravo bevi il succo".
Se il bambino vuole togliersi la maglia e non ci riesce voi dite: "Non ti piace questa maglia? Va bene, la togliamo".
Cosa non fare? Non state in silenzio. Per esempio se capite che vuole il succo non prendetelo dandoglielo senza dire nulla. Dovete verbalizzare quello che fate.
- Giochi di costruzioni.
Se il bambino vuole fare una costruzione nuova che non ha mai fatto prima voi gli spiegate come è fatta: "Qui ci sono le ruote rosse, questo pezzo è molto grande ed è una parte del camion e questo è l’ometto che guida.
Ora togliamo il pezzo del camion e le ruote. Ecco! Il camion è tutto disfatto!". Poi lo ricostruite e lo date al bambino.
Cosa non fare? Non lasciate che il bambino disfi da solo il gioco senza osservare i pezzi! Non state in silenzio mentre il bambino tenta di ricostruire il gioco senza portarlo a buon fine. Se ci sono gli errori nella costruzione fateglielo notare e rimediate insieme e fategli osservare le caratteristiche dei pezzi.
La prossima volta vedremo la strategia dell'imitazione, anch'essa di fondamentale importanza.
di Lucia Carluccio
Sull’autrice
Lucia Carluccio è studiosa dell’universo infantile e mamma di due bambini. Insegna e vive in provincia di Milano.
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