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Mia figlia è autistica. È dura, ma noi siamo una famiglia e ce la faremo

di mammenellarete - 01.03.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Ad agosto del 2007 venne al mondo Angelica, una bellissima bimba, la mia terzogenita.  Ebbe da subito, anche con il mio latte, problemi di rigurgito. Poi, dopo qualche tempo, scoprimmo che era autistica. Nel frattempo, rimasi sola, perché il padre se ne andò. Oggi lei ha 12 anni. Le cose sono cambiate, migliorate, ma l’autismo farà sempre parte della nostra vita. La parola autismo mette paura, non si può negare, i casi sono in continuo aumento ed è quello che spaventa di più. Ma bisogna intervenire subito.

Ad agosto 2006 nacque il secondo figlio e a novembre dello stesso anno sentii qualcosa che non andava, come un senso di nausea. Il ciclo non veniva. Feci il test e il risultato fu subito positivo. Il bimbo aveva tre mesi, mentre la prima aveva 3 anni e mezzo.

Fu un fulmine a ciel sereno, anche perché stavo prendendo la pillola, quella per l’allattanamento. La gravidanza andò benissimo. Ad agosto del 2007 venne al mondo Angelica, una bellissima bimba di 4 chili e 80 grammi. Ebbe da subito, anche con il mio latte, problemi di rigurgito.

Mangiava, vomitava e non cresceva. Quando a Natale scendemmo da Brescia per andare a trovare i miei, nelle Marche, ebbi un'emorragia, cioè iniziai a vomitare sangue. Subito andammo al pronto soccorso, dove mi fecero diagnosi di allergia alle proteine del latte. Dato il latte di soia, il problema si risolse.

Lei cresceva ed era un piccolo vulcano. Non stava mai ferma, iniziò a camminare normalmente intorno all’anno, parlava una lingua un po’ incomprensibile, però si faceva capire. Iniziò la scuola materna e la maestra dopo una settimana mi suggerì di farle fare una visita. Nel frattempo aveva smesso di parlare e indicava con le dita, si isolava spesso.

Fatto visite audiometriche, scoprimmo che non era l’udito. Da questo momento iniziò la nostra battaglia. Visite, psicomotricità, test su test, il tutto in un anno e mezzo di tempo, perché, si sa, l’Asl è un po’ lenta in questi campi. Nel 2012 avemmo il responso: autismo infantile.

Quel giorno io non lo dimenticherò mai. Se mi avessero dato una coltellata, forse non sarebbe uscito un filo di sangue. Pianti, depressione. Passato il colpo (anche se il colpo non passerà mai), si iniziò con le terapie. 4 giorni a settimana.

Ebbi un'altra batosta: nel maggio 2014 il padre chiese la separazione, si era innamorato della mia amica.

Infatti ora stanno insieme. Altro colpo. Così su due piedi, lui iniziò ad avere fretta. Mi trasferii dai miei a 450 km.

Non potendo lavorare, non potevo permettermi una casa in affitto. Comunque la parola autismo risuonava sempre in mente. Vedere tua figlia picchiarsi, prendersi a morsi fino a farsi uscire il sangue e non poter far niente, solo bloccarla e prendere qualche cazzotto o calcio, faceva un male, ma un male che non si riesce a spiegare.

Iniziammo il linguaggio con le immagini, da lì ci fu lo sblocco verbale. Poi logopedia. Ora lei fa 12 anni ad agosto. Le cose sono cambiate, migliorate, ma l’autismo farà sempre parte della nostra vita. La parola autismo mette paura, non si può negare, i casi sono in continuo aumento ed è quello che spaventa di più.

Il non poter uscire neanche a fare la spesa perché a lei danno fastidio le luci e i rumori, non poterle farle tagliare i capelli nè le unghie, perché non lo sopporta (li taglio quando dorme), è brutto. Il fatto che io mamma non possa abbracciare mia figlia quando ho voglia, mi distrugge. Io non mollo anche perché ho altri due figli.

Siamo una famiglia. Il padre in tutto ciò non esiste. È da luglio che non li vede. A tutti quei genitori che intuiscono che c’è qualcosa che non va, voglio dire di non spaventarsi. Non aspettate, ma fateli vedere perché più sono piccoli più avvengono i traguardi.

di Laura

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