Ne “L’uomo dei lupi” (1914) Sigmund Freud definisce questo quadro visivo come “scena primaria” che comporterebbe una nevrosi derivate dalla mancata elaborazione della scena in sé per sé del rapporto sessuale. La interpreterebbe in modo sconvolgente, come una violenza fisica ed aggressiva che lo porterebbe a non metabolizzare tale visione.
Questo perché il piccolo ha limitate capacità interpretative e se viene a contatto con un certo tipo di immagine in età edipica, potrebbe ricordarla per sempre. L’immagine fissa nella sua mente costituisce un ricordo traumatico, divenendo la fonte di tic e nevrosi. Freud, poi, corregge il concetto di trauma psichico sostenendo che la fonte delle nevrosi può anche essere la fantasia inconscia che investe l’Io di angoscia con lo stesso potere degli eventi reali, costringendo ad attivare dei meccanismi di difesa che in primo luogo si esprimono con la rimozione.
I traumi esistono e la visione di questa “scena primaria” potrebbe comportarne qualcuno in alcuni bambini, in effetti la reazione non è oggettiva ed uguale per tutti: in certe persone può sfociare in un trauma in altre no. Ognuno reagisce in modo diverso, dipende anche dalle condizioni in cui viene a conoscenza dell’immagine e dalla situazione in cui vive ed in cui si trova il piccolo in quel periodo.
Può anche dipendere dal rapporto che vive con i genitori e dall’interpretazione che lui dà al rapporto tra i genitori stessi. Uno dei fattori principali che incide sulla comparsa del trauma infantile riguarda le possibilità offerte dal contesto in cui il bambino si ritrova per poter elaborare le presunte componenti traumatiche. Anche nel caso in cui il trauma fosse effettivo non è obbligatorio decidere se quell’evento debba condizionare le scelte nel corso della vita.
Tutto dipende dal contesto ed anche dalla caratteristiche individuali, in effetti può succedere che i genitori abbiano affrontato l’argomento della sessualità in modo tranquillo, discutendo con il piccolo e dando le spiegazioni dovute.
In tal caso non sarà difficile chiarire la situazione senza imbarazzo e senza il bisogno di dire delle bugie che il piccolo potrebbe benissimo percepirle come una falsità.
Se è capitato che il piccolo vi ha colto sul fatto, magari si potrebbe cercare di spiegargli la situazione ed evitare di farsi scoprire un’altra volta. Non bisogna, poi, nemmeno torturarsi se non è stato possibile evitare e convincersi che questo avrà delle conseguenze traumatiche sullo sviluppo psicologico del piccolo. È sempre consigliato, quando l’imprevisto accade, cercare di analizzare la situazione e capire i comportamenti del piccolo per cercare la soluzione migliore al “problema” .