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Rotacismo: correggere la "r moscia" oppure no?

di Eleonora La Monaca - 25.03.2014 - Scrivici

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Uno dei suoni della lingua italiana che impegna maggiormente i bambini è il suono R. In italiano tale suono è vibrante e prodotto con la punta della lingua contro la parte anteriore del palato duro, esattamente nel punto in cui si appoggia la lingua anche per dire il suono “T”; mediamente il bambino impara a pronunciarla tra i 3 e i 4 anni.

L’articolazione di questo suono è particolarmente complessa perché è legata anche alla maturazione dei movimenti della lingua che avviene gradualmente con la crescita, grazie anche alle esperienze alimentari. Forse non tutti sanno che la suzione del lattante (che inizialmente è un riflesso) si trasforma nel tempo fino a diventare un atto volontario (intorno ai 4/6 mesi); successivamente anche questo meccanismo si tramuta modificandosi in deglutizione infantile e poi di tipo adulto.

 

Alcuni bambini sono immaturi da questo punto di vista e possono avere più difficoltà a raggiungere una buona produzione dei suoni complessi, tra cui, appunto, anche la “R”; a questo punto possono verificarsi due distinte situazioni:

 

  1. Il bambino omette totalmente tale suono
  2. Il bambino cerca un modo per dire R alternativo; questo in genere si realizza con la cosiddetta R alla francese o moscia, che è prodotta con la parte posteriore della lingua invece che con la punta.

 

Se intorno ai 4 anni il bambino non pronuncia il suono, è bene prendere in considerazione una valutazione con un logopedista che prima di tutto escluderà concause:

 

  • Frenulo linguale corto
  • Respirazione orale da adenoidi o funzionale
  • Abitudini alterate tipo ciuccio/biberon/succhiamento del pollice
  • Palato stretto

 

Tuttavia, nel caso di una “r alla francese” si può anche decidere di non intervenire in quanto socialmente accettata e spesso legata a cadenze regionali (per esempio nelle zone di Parma è quasi fisiologica).

 

La decisione o meno di un intervento riabilitativo di tipo logopedico è quindi della famiglia che dovrà considerare tutti gli elementi di carattere psicologico – emotivo (la paura che il bambino possa essere deriso per il modo di parlare), ma anche le ricadute sul futuro, per esempio se il bambino da grande dovesse intraprendere un mestiere che richiede una buona dizione (attore, cantante, giornalista …).

 

Parla di r moscia anche sul nostro forum: https://www.nostrofiglio.it/forum/la-logopedista-125/r-moscia-20158/

 

*Eleonora La Monaca, logopedista da 15 anni, da 10 si occupa prevalentemente di disturbi di linguaggio in bambini piccoli (da 0 a 4 anni) presso un Servizio di Neuropsichiatria Infantile pubblico.

Il suo sito: http://www.mammalogopedista.it/wordpress/

 

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