di Viviana
Già da bambina ero anomala, non sopportavo i bambolotti dalle sembianze di neonato, se mi regalavano una bambola io piangevo, non capivo cosa ci trovassero le mie amichette a giocare con un finto neonato che “rompeva le scatole” facendo ue ue ue, a cui dover mettere il ciuccio e cercare di calmarlo.
No! Io ero per le Barbie, ragazze di mondo, dalla vita piena di feste, gite, shopping, abiti da adattare alle varie occasioni.
Poi ho iniziato a chiedere a mia mamma una sorellina, volevo una compagna di giochi, una persona sempre vicina a me.
La sorellina è arrivata, ero euforica!
Mio papà mi ha portata in ospedale per conoscerla, io la cercavo in mezzo alle persone che stavano davanti ad un vetro, tutti guardavano dietro quel vetro e mio papà guardando anche lui dietro quel vetro mi ha detto: “Ecco la tua sorellina, guardala!”
Io ho guardato dove indicava mio papà.
C’era una signora sorridente vestita di bianco che teneva in mano un cosino rosso urlante e spellato.
Non capivo, ho chiesto a mio padre : ”Ma dove è la mia sorellina?”, quando mi ha spiegato che era il gamberetto urlante gli ho detto che non mi serviva e di riportarla indietro, io volevo una bambina vera, grande come me, cosa me ne facevo di un neonato?
Crescendo non sono migliorata, anzi, i neonati ed in genere i bambini mi infastidivano molto, mi infastidiva il chiasso che facevano, mi infastidiva essere a cena fuori e vederli correre fra i tavoli e sentirli urlare in chiesa, per strada, sui mezzi pubblici, al mare.
Non sopportavo la puzza dei loro pannoloni penzolanti, le loro manine appiccicose di biscotto Plasmon, pronte ad imbrattare i tuoi pantaloni bianchi.
E ancor meno comprendevo le mie amiche, ormai adulte, che mentre mi parlavano si imbambolavano a guardare sorridenti un bambino che si sbrodolava mangiando e ributtando tutto fuori dalla bocca facendo orrende bollicine disgustose….mah???? Chi le capiva era bravo, a me veniva il voltastomaco!!!
A ventisette anni ho conosciuto colui che tuttora è mio marito e gli ho parlato del fatto che io e i bambini stavamo bene solo se tenuti a larga distanza. Lui non era molto d’accordo, ma non mi ha mai imposto il suo pensiero e mai forzata, mi ha accettata per come ero: una simil Barbie inacidita!
Mi piaceva fare il mio lavoro, poi arrivare a casa, lavarmi, vestirmi, truccarmi per bene ed uscire a fare shopping e poi via in discoteca fino a notte fonda, tornavo a casa, mi buttavo nel letto e facevo ciò che pareva a me.
Quando mi sono sposata la mia vita è continuata più o meno allo stesso modo, uscire, viaggiare, girare, non programmare le cose… stavo bene così.
Mio marito non mi parlava mai di avere figli, ma io sapevo che in realtà ci pensava.
Facevo comunque finta di niente.
A trentadue anni e mezzo un tarlo si è insinuato nella mia testa, sentivo un ticchettio…. era il mio orologio biologico!
E ticchettava e ticchettava… perché lo sentivo così tanto?
Pensavo all’età che avanzava e sentivo che nella nostra vita di coppia iniziava a mancare qualcosa, immaginavo i miei pomeriggi futuri in casa a preparare merende ipercaloriche per qualcuno che tornava da scuola (preferibilmente una bambina). In casa???? Io in casa con una bambina???
Nooooo, stavo male, dovevo davvero star male!
Mi ci vedevo davvero io ad aspettare il rientro a casa di una piccoletta che mi avrebbe raccontato cosa aveva fatto a scuola?
Mi ci vedevo davvero in casa mia con uno di quegli esseri fastidiosi e puzzolenti che urlavano e distruggevano tutto?
Mi ci vedevo con uno di quei gamberetti rossi da tenere in braccio a cercare di calmarlo giorno e notte che fosse?
Le risposte a queste domande erano tutte, incredibilmente, SI’!
Sempre sperando che il mio non fosse troppo rumoroso, puzzolente e fastidioso! Ihihihih!!!
Il giorno in cui compivo trentatré anni mi sono svegliata pensando: “Da oggi inizieremo a cercare nostro figlio!”
Mio marito si è svegliato poco dopo di me, mi ha guardata, io l’ho guardato e gli ho fatto capire cosa volevo, poi gli ho sussurrato: “Proviamo ad avere un bambino?”
Quella sera ero già sicura di aspettare un figlio.
Ero già mamma, ero già diversa. Lo sentivo.
Siamo andati a cena fuori e l’ho detto alle mie amiche che sicuramente mi hanno presa per matta anche perché sapevano che io figli non ne volevo assolutamente e soprattutto come potevo essere sicura di essere già incinta dopo mezza giornata?
Lo sapevo e basta, il mio sesto senso non mi ha mai tradita!
Infatti dopo nove mesi mi ritrovavo in ospedale a partorire Vanessa, mi ritrovavo il mio gamberetto rosso ed urlante fra le braccia da calmare ed accudire ed ero finalmente una donna vera e completa, io e mio marito eravamo finalmente una famiglia con Vanessa.
E i suoi pannolini puzzolenti e le sue manine appiccicose di Plasmon non mi hanno mai dato tutto il fastidio che pensavo.
Sulle urla… ehmmm, ci stiamo ancora lavorando su.
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