(capirai che scoperta!), ma perché sei pronta a partorirlo. Il momento in cui non vedi l'ora di soffrire i dolori e le fatiche del parto pur di dare la vita a un altro, è evidente che *tu* non sei più il centro del tuo mondo, e che c'è stata una vera rivoluzione copernicana dentro di te.
Poi arriva il temutissimo TRAVAGLIO. Parliamoci chiaro, il dolore c'è, e anche la fatica! Ma sono limitati nel tempo (se ci si rompe male un osso si soffre molto più a lungo!) e soprattutto hanno un senso. Non è una colica di cui non capisci la causa. È un dolore attraverso il quale il tuo corpo fa spazio a una vita che vuole vivere, e che senza quel dolore non potrebbe venire alla luce.
Infine il PARTO. Tra tutte, la cosa da temere di meno. Per due buone ragioni.
Primo, per la sua durata limitatissima. Gabriele è nato dopo cinque minuti che ero entrata in sala parto, ed è stato davvero un attimo. Questo però è soggettivo (ogni parto è a sé).
Il secondo motivo invece è oggettivo, perché per quanto ne so capita a tutte: appena il bambino è nato, è tutto finito! Non si sente più niente di niente. Non solo, almeno a me è successo subito di non riuscire a ricordare altro che l'unico urlo che ho fatto in quella notte. Solo l'urlo. Non riesco anche impegnandomi a ricordare altro. Se mi ha fatto male, chi c'era, chi non c'era. Niente! Nessuna informazione registrata! Solo un urlo e poi la vita.
di Gabriella
(storia arrivata sulla nostra pagina Facebook)
E per te, che cosa sono stati la gravidanza, il travaglio e il parto? Lasciaci un commento.