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Il bilinguismo come scelta educativa per tutti i bambini: l’opinione di Claudia Adamo

di mammenellarete - 19.09.2011 - Scrivici

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La scuola è iniziata, e molti bambini per la prima volta saranno alle prese con l'insegnamento dell'inglese, ma cosa accadrebbe se facessimo arrivare i nostri bimbi già preparati a questo appuntamento? Si può diventare bilingue con genitori che non parlano una lingua diversa dalIa madrelingua? Ne abbiamo parlato con Claudia Adamo, laureata in Linguistica e Glottodidattica, fondatrice della scuola di inglese per bambini Open Minds, mamma di due bambini bilingue.

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Mamme nella rete - È possibile crescere un bambino bilingue al di fuori di una situazione classica di bilinguismo (mamma e papà che parlano due lingue diverse da madrelingua)? Claudia Adamo - È sicuramente possibile, e oltre alla letteratura scientifica vi sono moltissimi esempi di successo che dimostrano che è fattibile educare precocemente un figlio all'apprendimento di una seconda lingua, anche se i genitori non ne sono parlanti nativi. Certamente, non è semplice e si richiede costanza e pazienza da parte di mamma e papà: per i bambini l'apprendimento in parallelo di più di una lingua è naturale e non faticoso, ma per i genitori portare avanti armoniosamente l'educazione in due lingue è un compito che implica una forte determinazione. Molte famiglie scelgono oggi di insegnare ai propri figli l'inglese in tenera età, consci che imparare la lingua da piccoli vuol dire impararla per sempre. Tuttavia, ciò avviene solo se l'esposizione alla lingua è quotidiana e prolungata per anni con costanza, fatta in modo comprensibile per la sua età (alle madri viene spontaneo parlare in una determinata maniera ai propri piccini, che è quella più adatta per attirare la loro attenzione: con note affettuose e buffe, molte onomatopee e ripetizioni, ricordo al mimo/mimica e al canto....tutto ciò vale a maggior ragione per la seconda lingua) e con una componente di piacere e affettività che gratifica il bambino. Non si dà apprendimento senza rapporto umano e piacere: vale sempre, specialmente nei bimbi!

Le madri per questo possono fare moltissimo per insegnare l'inglese ai propri figli, anche se non sono di madrelingua: purché lo parlino correttamente, e si appoggino a supporti didattici (musica, cartoni, ma anche piccoli giochi parlanti) con una voce inglese. Io credo anche nella necessità di un supporto di una persona madrelingua, ma purché instauri un rapporto davvero affettuoso con il singolo bambino (è per questo che, nell'aprire una scuola di lingue per bambini, ho voluto che le lezioni fossero a domicilio!).

Ma le madri, anche non madrelingua inglese, possono fare tantissimo, ed è un'attività molto piacevole da fare coi figli, perché il piccolo è gratificato dall'imparare e il genitore dall'insegnare.

MNR - Ma quando il bambino bilingue entra nella scuola italiana, può avere dei problemi?

CA - Io ho due figli, di 4 anni e mezzo e quasi 3 anni, effettivamente bilingui grazie all'educazione "domestica" di cui ho parlato prima. Naturalmente consiglio ai genitori di evidenziare la questione alle educatrici e di scegliere una struttura che mostri una certa sensibilità rispetto al bilinguismo del bambino, che non deve essere fatto sentire "diverso" o frustrato per questa particolarità. Il bambino bilingue, come dice la parola, non ha problemi a relazionarsi in italiano con i suoi compagni: in poco tempo il cervello si adatta alla lingua dell'ambiente. Ma non deve essere fatto sentire differente, questo farebbe un grave danno all'immagine di sé, con conseguenze negative sia dal punto di vista dell'apprendimento che psicologiche. Le maestre non devono né esaltarlo, né sbeffeggiarlo per quello che non è né un merito né un demerito, ma una caratteristica neutra data dall'educazione che i suoi genitori hanno scelto per lui.

Invece sento spesso dire che il bambino bilingue è in ritardo con il linguaggio (tesi sostenuta anche da buona parte della letteratura scientifica), ma io, nella mia famiglia non ho affatto osservato questo ritardo, anzi: i bambini stimolati precocemente, mi pare sviluppino una curiosità linguistica molto spiccata. Provano a parlare, sia pure confondendosi con i termini talora o inventandoseli "a orecchio" dove non siano sicuri: ma parlano molto e presto (la confusione va corretta con dolcezza e senza irriderli). Ovviamente poi su questo punto, la faccenda è talmente complessa che è difficile generalizzare, ma mi sento di rassicurare i genitori dicendo che non è assolutamente detto che educando precocemente un bambino anche in una lingua seconda, avrà un ritardo nel linguaggio.

MNR - Succede che un bambino bilingue abbia problemi con la lingua Italiana quando inizia la scuola? E se si, come si può affrontare il problema?

CA - Personalmente non ho ancora avuto questa esperienza, ma per ciò che ho potuto osservare, non si danno particolari problemi. Certo, la fonetica inglese ed italiana sono alquanto diverse, e non è raro che il bambino scriva l'inglese "all'italiana", ma questo non lo danneggia nella scuola. Se posso dare un consiglio generale, introdurre la fonetica inglese (per bilingui o no) dovrebbe essere più tardo rispetto all'introduzione della fonetica italiana, per non confondere le ortografie; e ad ogni modo l'abc inglese andrebbe affrontato solo dopo che la lingua parlata dal bambino sia sufficientemente ricca di vocaboli ed il bambino consapevole della diversità tra le due lingue. Diverso sarebbe se il bambino non parlasse italiano, allora come in tutti gli altri casi è bene supportarlo perché sia in grado di integrarsi e capire quanto si dice a scuola il prima possibile.

MNR - Molte mamme ora sono alle prese con i corsi extrascolastici per insegnare l'inglese ai bambini. Ma dopo la tenera età, è possibile che i bambini acquisiscano una competenza bilingue o avanzata della seconda lingua?

CA - È possibile, e ho visto decine di esempi di ragazzini iniziati all'inglese anche dopo l'inizio delle scuole elementari diventare bravissimi. In effetti, è possibile acquisire una competenza bilingue anche da adulti, ancorché difficile. Tuttavia, ci sono delle cose che per la mia formazione di linguista e per la mia esperienza alla direzione di una scuola di lingua devo mettere in chiaro con franchezza: non è possibile che il bambino (o l'adulto!) acquisiscano una soddisfacente competenza ascoltando la lingua un'ora o due alla settimana! Il nostro cervello non funziona così, e non c'è "metodo" che tenga. Bisogna trovare una maniera, ludica a piacevole, per fare entrare l'inglese in casa ogni giorno.

La televisione è un ottimo viatico, i ragazzi del nord Europa sono quasi tutti bilingui solo perché vedono la tv in inglese. Ma lo sforzo non può essere lasciato solo ai figli, se desideriamo che guardino i cartoni in inglese li dobbiamo affiancare ed aiutare a capire (nessun bambino guarda volentieri un cartone che non capisce), ma dobbiamo anche dare l'esempio essendo i primi a guardare spesso e volentieri la tv e i film in lingua originale. Spesso i bambini ascoltano canzoni, anche ballabili tipo baby-dance: se i piccoli sentono le canzoni inglesi, cantiamole con loro, battiamo le mani, aiutiamoli a muoversi a tempo e seguire le parole: dalle nostre labbra imparano più volentieri. Creiamo "occasioni" rituali in cui parliamo inglese, il sabato per gioco si cucina in inglese, ad esempio (ai bimbi piace pasticciare), o si fanno lavoretti in inglese: e perché no? all'inizio rifiuteranno il fatto che parliamo in inglese, ma se insistiamo e mostriamo di divertirci prima o poi si abitueranno e impareranno. Oppure, se i bambini già scrivono, attacchiamo in tutta casa i bigliettini con i nomi degli oggetti in inglese, facciamo le gare a chi se ricorda di più. O costruiamo quadretti con disegni e parole, anche "smanettando" con photoshop se i bambini sono grandini. Compriamo i giochi da tavolo (ce ne sono moltissimi in commercio) che insegnano le parole inglesi e giochiamo con loro, semplicemente come li sfidiamo talvolta a rubamazzo o a giochi di società vari in italiano.

A chi compra i nostri corsi di inglese per bambini, io dico che il corso di inglese ha senso solo se diventa uno stimolo, una finestra aperta per fare entrare l'inglese in casa ogni giorno. E ci credo veramente. So che può essere difficile e frustrante all'inizio, ma chi ci ha provato davvero di solito il risultato l'ha portato a casa (e ne ha giovato sia l'inglese dei genitori che quello dei figli).

Ad ogni modo, regola numero 1: impariamo solo quello che è piacevole, quindi pensiamo bene ad attività divertenti che incontrino i loro gusti. Due, la lingua è fatta per parlare, quindi non affidiamoci troppo a libri e quaderni: parliamo bene in italiano perché abbiamo automatizzato espressioni corrette, non perché abbiamo studiato tanta grammatica. Attualmente c'è la possibilità di fare delle lezioni gratuite per conoscere gli insegnanti, per maggiori informazioni contattare Open Minds.

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