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I capricci! I nostri "terrible two"...

di Lisa Sorrentino - 06.06.2013 - Scrivici

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Era no a tutto. Vuoi giocare? NO! Vuoi uscire? NO! Vuoi stare a casa? Vuoi mangiare? NO! A 18 messi era iniziata anche per noi la fase dei capricci della nostra bambina...

di Lisa Sorrentino

Ne avevo sentito parlare, ma come tutte le mamme ottimiste, mi auguravo che dopo i disturbi del sonno, le colichette, i dentini a tre mesi, questo macigno ce lo potevamo evitare. Poi eravamo ancora in età troppo precoce visto che da poco avevamo passato la boa dei 18 mesi.

A vederla, piccoletta, con passi decisi, ma abbastanza gestibile se rispettavamo i suoi tempi, i "terrible two" se arrivavano, non sarebbero stati sicuramente così terribili.

Ecco che mai affermazione più sbagliata fu pronunciata da me!

Un bel giorno intorno ai 19 mesi, addormento un cucciolo di capriolo e al risveglio mi ritrovo una tigre agguerrita!

Capricci, proteste e poi la scoperta di una sillaba che avrebbe fatto ormai parte costante del suo modo di comunicare: "No"

Era no a tutto. Vuoi giocare? NO! Vuoi uscire? NO! Vuoi stare a casa? Vuoi mangiare? NO! Vuoi dormire? NO! Vuoi scendere dal letto? NO!

Altro che esonerata, erano arrivati anche in anticipo rispetto alla norma.

E ora? Che faccio, come mi comporto? Quale tecnica o strategia per limitare i danni?

Controbattere a muso duro tutti i suoi capricci, non era il modo giusto, assecondarla non era nel mio stile (e anche se a qualcosa cedevo, comunque non era contenta e la pace durava proprio poco).

Respira, mi ripetevo, respira e non farti prendere dal panico.

Iniziavo a farle domande a trabocchetto, invece di chiedere "hai sete?" dicevo "butto l'acqua perché tu non hai sete!" e lei prendeva il bicchiere e beveva.

"Oggi non si esce" e lei prendeva la giacca per uscire.

Almeno in situazioni di calma riuscivo a gestirla.

Per i capricci quelli da urla e piedi battuti per terra, avevo imparato a lasciarla sbollentare da sola. Lo scopo è sempre stato quello di non far passare il messaggio che con il capriccio si ottiene.

Allora quando lei iniziava, mi sedevo a terra con le gambe incrociate, e senza dire una parola, aspettavo che la crisi passasse.

Inizialmente il mio atteggiamento passivo la irritava di più, quindi urla più forti. Solo ogni tanto le ripetevo che, se lei non mi faceva capire di quello di cui aveva bisogno, io non ero in grado di fare nulla. L'assurdo era che anche dopo 15 minuti di seguito, dove la mia sopportazione era ormai più che al culmine, lei calmata, mi diceva che voleva bere!

Per non alimentare questa situazione emotiva abbastanza delicata, i "no" miei erano limitati ma decisi senza eccezioni come sempre.

Questa fase, è per loro un momento delicato, si affaccia nella loro esistenza la coscienza di poter esercitare il proprio volere imponendolo a chi li circonda.

Allo stesso momento devono imparare a gestire le emozioni e a dargli un nome. La rabbia, la collera, hanno bisogno di essere riconosciuti e domati. Allo stesso modo, il modo di rivolgersi a lei con tono sereno e deciso, le dà il giusto esempio di come ci si deve comportare. Urlare contro di loro, arrabbiarsi, gli offre la possibilità di imitare facendo lo stesso. Inizialmente è faticoso perché vederla piangere senza un motivo, oppure semplicemente perché anche lei è alla ricerca del motivo perchè si sente in quel modo, ti rattrista e a volte ti fa rabbia. Ma è anche questo un momento di crescita.

Intorno ai 3 anni e mezzo, posso dire che siamo finalmente in fase calante, anche se ogni tanto si ripresentano episodi del genere.

Intanto siamo passati alla fare dei perché!

Ah piccole bimbe crescono!

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