Era la fine del 1992, la scuola era iniziata da poco... la seconda media inferiore. Avevo 10 anni e la mia "carriera sportiva" andava alla grande, la mia fortissima passione per i cavalli e per l'equitazione era al massimo! Nulla avrebbe potuto ostacolarmi... Peccato che ormai sistematicamente la notte mi svegliavo piangendo in preda a dolori lancinanti al ginocchio. Naturalmente come prima cosa i miei genitori mi portarono dal pediatra il quale, dopo una radiografia localizzata, disse che non avevo nulla e che era il mio modo per attirare l'attenzione (...). I dolori però non diminuivano e le notti insonni meno che mai!
Venni quindi portata da un ortopedico il quale, a occhio nudo, si accorse che c'era qualcosa che non andava: per quanto sportiva potessi essere il quadricipite sinistro era il doppio del destro! Risonanza d'urgenza e ricovero presso il Rizzoli di Bologna nel giro di una giornata.
Il responso fu "sarcoma di Ewing - stadio avanzato" che per noi comuni mortali sarebbe un tumore maligno che si stava "mangiando" il mio povero femore. I medici dissero che prima di operarmi avrei dovuto sottopormi a tre cicli di chemioterapia per cercare di far ridurre la massa.
Dunque lo step successivo sarebbe stato quello di ricoverarmi per questo primo ciclo di chemio, stavolta a Torino! Concedetemi una piccola digressione circa il motivo per il quale ho parlato di STEP: tutti pensano che per un bambino affrontare cose di questo genere sia veramente terribile. Per esperienza vi dico che non è così, che sono gli adulti quelli incapaci di affrontare le situazioni! Occorre però avere genitori spettacolari come lo sono i miei!
E' infatti grazie a loro che ho potuto vivere "serenamente" quell'anno della mia vita.
Appena iniziata questa avventura mia madre mi ha preso in disparte e, con tutto l'amore e la pazienza di questo mondo, mi ha spiegato che per un anno io avrei dovuto affrontare un percorso diverso dal solito, che non sarei andata a scuola ma avrei dovuto raggiungere tanti piccoli STEP per arrivare al nostro obiettivo: guarire e riprendere la nostra vita!
Vivevo in funzione di quegli step, sottopormi all'intervento era il primo, mettere il gesso il successivo e così via.
..
Non è stato semplice per me che solo a sentir parlare di un ago rabbrividivo, eppure, col sostegno della mia famiglia, ho trovato la forza di affrontare tutto. Ricordo perfettamente che quel primo ciclo di chemio fu particolarmente traumatico.... di lì a poco, con un piccolo intervento, mi avrebbero messo un minuscolo cateterino sul petto dal quale poter effettuare agevolmente prelievi e inserire medicinali evitando di avere continuamente aghi conficcati nelle vene (per quanto avrebbero retto?!); mini-intervento non piacevole ma sicuramente risolutivo!
Ma al primo ciclo non avevo scelta che immolare le mie braccine e trasformarle in puntaspilli! Tre giorni in cui tenni le braccia completamente, totalmente, assolutamente immobili per paura che gli aghi potessero spostarsi! Cosa impossibile perché era tutto fatto a misura di bambino (però anche oggi mi comporterei nell'identico modo!).
Tornata a casa iniziò il trauma dei capelli, li portavo lunghissimi e quindi, sapendo a cosa sarei andata incontro, prima di iniziare la terapia, mia mamma mi fece fare un bel caschetto, per il quale andavo matta!
Ma qualche giorno dopo, al rientro da Torino, iniziai a trovare ciocche di capelli ovunque, era piuttosto inquietante per cui venne il momento di tagliarli "alla maschietto"... Per non farmi sentire sola anche la mia mamma si fece lo stesso taglio!
Il "dramma" dei capelli per fortuna durò poco perché in ospedale noi bambini eravamo tutti così, quindi non mi sentivo affatto a disagio, e comunque avevo i miei obiettivi da raggiungere! Facevo avanti e indietro tra Bari, la mia città, Bologna, dove facevo controlli ortopedici, e Torino, dove facevo quelli oncologici...
Dopo i primi tre cicli di chemioterapia finalmente l'intervento: paura a 3000, ma era uno dei miei STEP più importanti e in quanto tale andava affrontato.
E così fu, intervento riuscito, avevo un osso completamente nuovo! Due giorni in rianimazione, con tubi che uscivano da ogni parte del mio corpo.
.. Non ricordo tantissimo perché mi hanno tennero sedata per quasi tutto il tempo, ma ricordo che anche in quei momenti io e la mia mamma trovavamo di che ridere... l'infermiera imbranata, il medico brontolone... qualunque cosa andava bene per farmi tornare il sorriso!
Da quel momento in poi è stato tutto in discesa, avevo da fare altri 6 cicli di chemioterapia, il che significava nausea, vomito e digiuno per tutto il tempo... Ma il peggio era passato, quando tornavo a casa mia mamma mi faceva riprendere in mano qualche libro, avevamo deciso che per non perdere l'anno scolastico avrei sostenuto l'esame da privatista e, strano a dirsi, la cosa non mi disturbava affatto!
Avevo voglia di riprendere in mano le redini della mia vita, anche se ero ancora su una sedia a rotelle, pelatina e malconcia!
Ma la cosa peggiore era che non sentivo di avere più nulla in comune con i miei compagni di scuola.... Tutto ciò che interessava loro mi sembrava insignificante e banale; io infondo, nonostante fossi ancora una bambina, ero stata catapultata in una realtà totalmente diversa e questo mi aveva portata a comprendere appieno i valori importanti della vita, l'importanza di un sorriso, di un gesto gentile... E gli astucci di Naj Oleari avevano magicamente perso il loro fascino!!!
Con ciò non intendo dire che, una volta guarita, dopo un annetto di assestamento con i miei compagni, non abbia ricominciato ad apprezzare il lato "superficiale" della vita! E tutt'oggi mio marito deve tirarmi via a strattoni dalle vetrine di borse e scarpe! Ma da allora tutto ha una connotazione differente, riesco a dare il giusto peso alle cose, riesco a sorridere anche in giornate storte, riesco a cogliere il lato positivo della vita, ad apprezzare i piccoli attimi di felicità e ad imprimerli nella memoria, riesco a guardare per ore mia figlia di un anno che scopre il mondo con gli occhi pieni di stupore.
... e spesso mi ritrovo in quegli occhi!
Oggi mi sento una persona fortunata perché la mia esperienza mi ha insegnato a vivere appieno la mia vita, a non farmi sfuggire nulla e a godermi tutto quello che ogni singolo giorno mi offre!
di Valentina
(storia arrivata per email a redazione@nostrofiglio.it)
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Aggiornato il 03.11.2015