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Ho chiesto il part-time dopo il parto e mi hanno costretta a licenziarmi

di mammenellarete - 15.09.2016 - Scrivici

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Avevo trovato il lavoro della mia vita e avevo un contratto a tempo indeterminato. Quando mia figlia compì cinque mesi chiesi il part-time, ma mi risposero di no solo cinque mesi dopo, dieci giorni prima di rientrare al lavoro! Non sapevo che cosa fare: tornavo a casa alle 20 di sera, il mio compagno non sempre c'è. i miei sono vecchi e nessun asilo ti tiene un bimbo così tanto. E non avevo neppure intenzione di parcheggiare mio figlio senza di me tutto il giorno. Decisi di licenziarmi. 

Avevo 30 anni e finalmente avevo trovato il lavoro dei miei sogni in un piccolo ufficio. Avevo due capi (marito e moglie) che mi avevano assunta subito a tempo indeterminato e due colleghi con cui andavo d'accordo. Sembrava tutto perfetto fino a che il mio fidanzato, dopo solo 4 mesi e mezzo che stavamo insieme, mi chiese di sposarlo e io, felicissima, accettai.

Dopo il matrimonio il rapporto con i miei capi cambiò, da persone educate e premurose iniziarono a mostrarsi per quello che erano veramente, ma pazienza. Andavo avanti perché il lavoro mi piaceva davvero tanto.

Io e mio marito subito cercammo di avere un bambino, che però giunse solo dopo più di tre lunghi anni, anni di visite, esami, cure, tristezza, lacrime, anni in cui i capi mi negavano i permessi per le visite mediche e mi rendevano tutto più stressante.

Alla fine per fortuna la mia bimba arrivò, la gravidanza fu un po' travagliata, ma tre giorni prima di Natale di quasi quattro anni fa, io e mio marito ricevemmo il regalo più bello che potessimo mai ricevere.

D'accordo con i miei capi decisi di prendere anche i sei mesi di congedo obbligatorio più un mese di ferie, sarei rientrata quando la bimba avrebbe avuto quasi undici mesi. Quando mia figlia compì cinque mesi chiesi il part-time, ma mi risposero di no solo cinque mesi dopo, dieci giorni prima di rientrare al lavoro!

Durante tutto quel tempo avevo sollecitato una loro risposta molte volte, sempre via e-mail perché non risposero mai alle mie telefonate né tantomeno chiesero di vedermi per parlarne: praticamente fui cancellata.

Il part-time era fondamentale per me e loro lo sapevano: uscivo alle 8 di mattina e rientravo alle 20, non potevo contare su nessuno perché mio marito lavora lontano ed è a casa solo nei week-end, i nonni erano tutti quasi ottantenni e alla loro età non potevo caricarli del peso di una bimba piccola da crescere.

Nidi aperti per così tante ore non ce n'erano e non sarebbe nemmeno stato giusto parcheggiare lì la bambina per tutto quel tempo. Insomma, con il part-time ce l'avrei fatta, ma a tempo pieno no. Dopo il loro no andai in panico perché non sapevo cosa fare, cercai soluzioni alternative che loro puntualmente mi bocciarono, poi mi arrabbiai tantissimo per la mancanza di rispetto nei confronti della mia famiglia e iniziai a pensare di licenziarmi.

In quel periodo mio marito era in Israele per lavoro, ma mi supportò tantissimo lasciandomi carta bianca. "Io sono dalla tua parte, decidi tu, per me va bene tutto". E alla fine mi licenziai, lasciando un lavoro fisso che adoravo per poter crescere la mia bambina. Fu dura, ho sempre lavorato anche mentre studiavo e all'improvviso mi sono ritrovata a casa, senza un lavoro e con una bimba piccola.

Non fu facile, mi mancava l'aria, non sapevo più cosa avrei fatto. Piano piano mi abituai alla nuova situazione, avevo mia figlia da crescere, ma lavorare mi mancò sempre tanto. Mi rendo conto di essere una privilegiata, economicamente ce la facciamo anche con il solo stipendio di mio marito, ma ancora oggi (sono passati quasi tre anni) sono ancora arrabbiata con i miei ex capi per avermi privata della possibilità di lavorare.

Ho saputo che avevano preso un uomo come mio sostituto e probabilmente mi hanno portata a licenziarmi per poter assumere poi lui, evitando altre possibili gravidanze e futuri problemi. Peccato che lui si fosse già trovato un altro lavoro e li abbia piantati in asso alla fine del suo contratto, nel momento in cui avevano più bisogno di personale!

di una mamma

(storia arrivata come messaggio privato sulla nostra pagina Facebook)

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Aggiornato il 22.08.2017

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