Nella carriera educativa di un genitore poche frasi mettono in difficoltà come: "Non voglio andare a scuola". E' una dichiarazione apparentemente semplice da affrontare se siamo alla riapertura della scuola a settembre o a inizio gennaio, immaginando che sia il cambio di routine a preoccupare i nostri bambini. Quando le prime rassicurazioni del genitore non ottengono effetto, come si può aiutare i propri figli?
Il desiderio di non andare a scuola può essere la punta dell'iceberg sotto la quale si nascondono altri problemi. Sicuramente la reazione da parte del genitore non può mai essere aggressiva e autoritaria, imponendo al figlio di cambiare atteggiamento. E' sempre nei momenti di difficoltà che il rapporto tra genitori e figli si forma e si rafforza. La difficoltà ad andare a scuola è un problema commisurato all'età del bambino, di cui ci parla anche se con fatica. Vorremmo che anche da grande continuasse a considerarci suoi confidenti, quindi non dobbiamo sottovalutare questa richiesta di aiuto.
Cosa dire al bambino che si rifiuta di andare a scuola?
Il malessere che spinge a non voler andare a scuola può essere temporaneo, valido solo per quel giorno. Spesso i bambini lo comunicano quando sono sulla porta di casa pronti ad uscire e la situazione non permette di prendersi il tempo necessario per instaurare una conversazione e capire cosa stia succedendo. In quei momenti potrebbero servire delle frasi capaci di consolare e rimandare la questione al pomeriggio. Qualche esempio potrebbe essere:
- "Anch'io preferirei stare a casa con te oggi, ma devo fare il mio dovere e andare al lavoro. Appena finisco torno a prenderti e facciamo qualcosa di bello insieme." E' importante per un bambino sentirsi capito e sicuramente possiamo comprendere la fatica di uscire di casa. Dobbiamo fargli capire che è una sensazione comune, che il proprio dovere è un impegno già preso a cui non ci si sottrae solo per malavoglia.
- "Oggi pomeriggio cercheremo di fare qualcosa di speciale insieme, ti viene qualche idea? Ci pensi mentre sei a scuola?" Rimandare il momento di gioco al pomeriggio equivale a fissare un obiettivo da attendere e sostituisce l'atteggiamento creativo con uno propositivo che cerca di organizzare un bel pomeriggio.
E se il malumore del bambino persiste?
Viene spontaneo cercare fin da subito di parlare con i bambini della loro voglia di non andare a scuola, ma solo il genitore che conosce bene il proprio figlio capirà se rischia di alimentare una momentanea ricerca di attenzioni da parte del bambino, o se è meglio aspettare, osservare il suo comportamento e portare il bambino a dirci da solo cosa prova.
Chiedere al bambino: "Perché non vuoi andare a scuola?"
Non è facile ottenere la risposta alla domanda: "Perché non vuoi andare a scuola?" senza chiederla. John Gottman nel suo libro "Intelligenza emotiva per un figlio" fornisce dei suggerimenti su come aiutare i bambini a esprimere le loro emozioni e a mettere in campo le proprie risorse per cercare una soluzione. In una estrema sintesi le indicazioni di Gottman sono tre:
1- definire l'emozione che prova il bambino ("Sei triste oggi", "Sei amareggiato") e dimostrarsi comprensivi con lui raccontando quando capita o è capitato a noi;
2- spronare il bambino a cercare una soluzione ("Cosa intendi fare adesso?"), senza essere dare suggerimenti;
3- chiedere al bambino di prevedere le conseguenze della soluzione che ha ipotizzato ("Si risolverà tutto se tu toglierai il saluto al tuo compagno?").
Parlando i bambini racconteranno, anche se con difficoltà, quali sono le cause del disagio o almeno quali ricordi o situazioni lo fanno aumentare. Potrebbero essere situazioni semplici da risolvere, come una incomprensione con un compagno, o più difficili come l'antipatia per una materia, la fatica a seguire la routine quotidiana o l'avversione per i compiti.
I genitori possono essere più bravi di quanto credano nel porre rimedio anche a questi problemi:
- l'antipatia per una materia si risolve trovando soluzioni creative, giochi e attività ludiche che permettano di riscoprirla;
- la fatica della routine e dei compiti ha una soluzione prevedendo quando finiranno: insegnate ai bambini a scadenziare gli esercizi e le pagine da studiare in modo da avere un pomeriggio libero a settimana e magari anche tutta la domenica. Attenzione però: quello dovrà essere un pomeriggio davvero a loro disposizione in cui potranno giocare liberamente senza attività extra e senza dover seguire i genitori a fare la spesa o in giro per negozi.
Come insegnava Maria Montessori, i bambini chiedono aiuto, è vero, ma aiuto per imparare a fare da soli, che in questo caso vuol dire a superare i momenti difficili.
*Daniela Poggi è mamma e autrice del blog www.scuolainsoffitta.com. Ha pubblicato il libro "Mamma, la scuola!" (Armando editore)
di Daniela Poggi*
L'esperta risponde
Cosa fare quando i bambini non vogliono andare a scuola? Risponde Lucia Dosselli, specializzata in terapia EMDR e psicoterapia psicodinamica a breve termine. Lucia Dosselli fa parte del team di www.guidapsicologi.it
Aggiornato il 11.01.2023