La mia storia o meglio la storia della mia piccola guerriera è una storia molto dolorosa, ma a lieto fine. Nel mese di febbraio 2015 scoprii con immensa gioia di essere incinta. Seguii da subito tutti i suggerimenti del ginecologo e seguii, passo passo, i controlli.
A metà ottobre, dopo 14 ore di travaglio e nessuna dilatazione decente, grazie ad un cesareo nacque la mia bimba. Avrei scoperto poi che quel taglio cesareo le aveva salvato la vita. I primi quattro giorni di vita insieme furono fantastici, curiose di conoscerci e di presentarci a papà.
Poi una visita pediatrica prima delle dimissioni ci sconvolse la vita. Il medico si accorse che la piccola aveva un soffio al cuore, indice di qualcosa di importante, e che andava trasferita in un ospedale specializzato. Ci allontanammo per qualche ora e quando la rividi era in un'incubatrice piena di fili e monitor.
Apparecchi di cui avrei imparato presto il funzionamento. Il cuore della mia piccola aveva l'arco aortico ristretto in due punti, il sangue non circolava bene, in più aveva un ampio difetto nella parete che univa i due ventricoli.
Tecnicamente era nata con una cardiopatia congenita: coartazione severa della aorta e ampio div. A meno di 48 ore dal ricovero io e mio marito eravamo davanti ad una porta verde ad aspettare per sei ore che il primo intervento riuscisse. La mia guerriera e il suo supereroe (così chiamo il cardiochirurgo) vinsero la loro prima battaglia.
Purtroppo, però, difficoltà respiratorie e diverse complicanze costrinsero la mia bimba in terapia intensiva per quasi tre mesi e mezzo. Andai a trovarla ogni giorno, per un' ora. Inizialmente potevo solo accarezzarle un angolo della fronte libero dai tubi, poi pian piano ci riabbracciammo.
Oggi la mia guerriera è a casa felice, pochi giorni fa ha vinto la sua seconda ed ultima battaglia.
Altre sette ore nella stanza magica con il suo supereroe, ma ora il suo cuoricino è a posto.
Vorrei trovare altre parole per descrivere quei giorni e il senso di impotenza, ma è difficile rendere sentimenti ed emozioni. Posso solo consigliare alle future mamme di fare esami approfonditi e con medici davvero competenti.
La morfologica avrebbe potuto far vedere la cardiopatia di mia figlia, ma chi l'ha eseguita probabilmente non ne era in grado. A tutte le mamme che oggi affrontano questo tipo di battaglie posso solo dire un passo alla volta, come ho sempre detto alla mia cucciola: "Andiamo avanti come le tartarughe con la scorza dura e a passo lento!". Questa è la nostra storia.
di Carlotta
(storia arrivata alla nostra pagina Facebook)
Sospetta cardiopatia congenita, adesso il suo cuore è perfettamente funzionante
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Aggiornato il 03.11.2017