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Bada alla salute, caro papi single. L'esperienza di #sharingdaddy

di mammenellarete - 20.10.2016 - Scrivici

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Fonte: Pixabay
Rifuggo quelli che “essere genitore è una missione” oppure “essere genitore è il mestiere più difficile del mondo”. Fandonie. Sono, invece, convinto che il papà single debba fare molta attenzione alla sua salute, quasi più che a quella di suo figlio. Sparo anche questa: non sono un medico e non pigliatemi per tale. Mi raccomando. Il motivo per cui dico che la salute del papà viene un nanosecondo prima di quella del figlio è il seguente: il bambino va seguito, curato, alimentato bene e portato dal pediatra.

Lo dichiaro, lo urlo, lo starnazzo, insomma, lo dico: i genitori, indipendentemente dal genere, che si immolano per la causa dei figli, che ascendono al martirio con tanto di cilicio con il filo di ferro, che si annullano per ottemperare adeguatamente alla missione della genitorialità perfetta, di quella disciplina ascetica che non ammette errori e che rientra perfettamente nelle aspettative di mamme, zie, nonne e mogli del circondario, ebbene, codesta schiatta di genitori non ha, lo ripeto, non ha la mia approvazione e nemmanco la mia stima.

Premessa doverosa per la quale potete anche denunciarmi al Telefono Azzurro, ma questo penso e questo scrivo. Perché lo scrivo qui e oggi? Semplice: voglio puntare l’attenzione sulla salute, sulla cura, sulla pazienza con la quale il corpo e la mente del papi single vanno curati. Pensare che il genitore single debba essere una specie di “superumano” in grado di essere tutto quello che deve essere per un figlio, sempre, è un’idiozia sesquipedale (speravo di scrivere questa parola dal 1983 in un mio pezzo).

Per questo rifuggo quelli che “essere genitore è una missione” oppure “essere genitore è il mestiere più difficile del mondo”. Fandonie. Sono, invece, convinto che il papà single debba fare molta attenzione alla sua salute, quasi più che a quella di suo figlio. Sparo anche questa: non sono un medico e non pigliatemi per tale. Mi raccomando. Il motivo per cui dico che la salute del papà viene un nanosecondo prima di quella del figlio è il seguente: il bambino va seguito, curato, alimentato bene e portato dal pediatra.

Tuttavia, se è mediamente sano, avrà capacità che il genitore si sogna nel recupero dai malanni o dagli acciacchi. Se il genitore, invece, si annulla sull’altare del “Papà perfetto” può essere fulminato al primo problema. E’ inutile che ridi, non c’è un piffero da ridere.

Caro il mio papà single, ti informo che il primo problema che potresti avere tu è probabilmente un infarto, quindi la probabilità di rimanerci secco è un “zinzinello” superiore rispetto a quella che ha tuo figlio con una bronchite. Non credi? Constatato ciò fai come credi, ma se fossi in te, mi curerei per bene, perché potrai “mollare il colpo” solo dopo i 35 anni di tuo figlio (o tua figlia), quando il marmocchio non avrà più bisogno dei tuoi soldi per campare (ma di questo non sarei nemmeno tanto sicuro).

Mi occupo di questo argomento, in questi giorni, perché ne sto scrivendo sul libro di #sharingdaddy. Lì, sui fogli elettronici della mia prima stesura, mi dilungo un po’, ma qui mi limiterò a darti dieci buoni consigli per costruire la tua salute. Eccoli (oh, sono solo la mia esperienza):

1. Allenati alla felicità. Anche qui se fai a meno di ridere mentre leggi mi fai un favore. Se non sai come si fa ti do un libro: E non dimenticarti di essere felice, autore Christophe André.

2. Cambia la semantica: per dirla papale papale, rivolta al positivo le tue frasi negative. Invece di dire “Forse ce la faccio”, frase che fa entrare la possibilità di non farcela nel tuo cervello, prova a dire “Ci metterò un po’, ma senza dubbio ce la faccio”. Cambierà tutto.

3. Cammina, cammina sempre, ovunuque, per qualsiasi motivo. Camminare è anche ascoltarsi e meditare. Se dalle maglie della tua vita incasinata riesci a disincagliare il tempo per fare 10 mila passi al giorno, beh, avrai ottenuto due risultati: tenerti in movimento e riflettere su quello che stai facendo.

4. Inventati uno sport con tuo figlio, anche contravvenendo a qualsiasi tipo di “corretta educazione” modello dottor Spock: propongo addominali con posizionamento del pupo sulla panza, battaglia di cuscini e mezz’ora di camminata con nanerottolo sulle spalle.

5. Già che ci sei, va, alimentati tu come alimenti lui. Se il modo con cui gli dai da mangiare è buono per tuo figlio, non vedo perché non debba essere buono per te. Per farti consigliare, in questo argomento, ci vuole soltanto il medico.

6. Dormi con gli stessi ritmi con i quali dorme il tuo bambino. Certamente nei giorni feriali non incrocerai la possibilità di un riposino post prandiale che farebbe bene assai (visto che spero tu lavori), ma nel week-end se lui dorme, tu dormi: è un ordine!

7. Esci, incontra persone, siano esse legate al tuo mondo o al suo. Gli incontri fanno bene alla salute e anche in quelli cerca di non parlare sempre del fatto che sei papà single. Dopo un po’ stufi. Assai.

8. Vai dal medico per fare un riassunto della situazione solo dopo che avrai fatto tutti i punti precedenti. Se ci vai subito, quando inizi a pensare alla tua cura davvero, quello ti seppellisce sotto un mare di esami e di dettami stringenti e finalistici. Da evitare, come la peste. Tuttavia non fare nulla che riguardi la tua salute fisica o alimentare senza consultare un medico.

9. Fatti aiutare e aiuta: è una delle cose più belle che una persona possa dare o ricevere. Un consiglio, un lavoretto, una dritta, una mano. E’ la medicina delle medicine, il toccasana per tutti i mali.

10. Fai pace col cervello: non sarai mai perfetto.

di Francesco Facchini

Sull'autore

Francesco Facchini, papà part time di professione, campo di scrittura su qualsiasi mezzo (dai tovaglioli dei ristoranti al web) e di immagini (spesso della mia fantasia). "Sono convinto di tre cose: mi pagassero un euro a errore che commetto sarei milionario, le migliori risate che faccio sono quelle su di me e l'elefante si può mangiare, ma soltanto a pezzettini. Il mio sito personale è www.francescofacchini.it".

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