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Il ri-allattamento è possibile? Io ci sono riuscita, con tenacia e forza di volontà

di mammenellarete - 27.07.2015 - Scrivici

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Fonte: Alamy.com
Allattare è l’esperienza più bella e più dolce che una madre possa provare dopo aver messo al mondo il proprio figlio. E’ complicità, magia, profumo, intimità, sguardi, dolcezza, felicità. Vi racconto la mia esperienza, dopo la quale ho deciso di creare un progetto fotografico per supportare le mamme che hanno difficoltà ad allattare. Perché io avevo smesso di farlo per vari motivi, ma dopo un mese di latte artificiale, ho ripreso l'allattamento al seno...

Ciao a tutti! Mi chiamo Chiara, ho 28 anni e sono "mamma-fotografa" di Samuele, che ha adesso 17 mesi. Vorrei condividere la mia storia e trasmettere un messaggio importante a tutte le mamme.

Era una fredda mattina quella dell'11 febbraio 2014. Avevo il penultimo monitoraggio all'ospedale di Padova e non ne potevo più di trascinare la mia immensa panciona. Ad ogni passo si induriva e ormai avevo il collo dell'utero piatto (dal settimo mese mi era stato prescritto riposo assoluto senza muovermi dal letto).

Quella mattina mi sentivo strana ed eccitata allo stesso tempo, così decisi di far caricare a mio (adesso) marito la valigia con tutti i vestitini e i cambi. Il monitoraggio andò abbastanza bene ma alla visita ginecologica l'ostetrica si accorse che con una sua manovra avevo iniziato a perdere del liquido. Mi ricordo ancora la frase: "Preparate la stanza, ossitocina e via in sala travaglio!".

Mi sentii un po' un "numero" e non una futura mamma con il bisogno di assistenza e rassicurazioni. In ogni caso non vedevo l'ora di abbracciare il mio piccolino! Le contrazioni si fecero sempre più forti e insopportabili, tant'è che supplicai l'ostetrica di farmi l'epidurale, ma al momento l'infermiere era impegnato. I dolori erano insopportabili! "Mettetela al massimo, perché senza ossitocina non ha contrazioni!"

Ricordo solo questa frase prima della prima dose di epidurale. Poi la quiete prima della tempesta. Verso le 20.30 cominciai a spingere. In tutto questo mio marito non era mai potuto entrare e la cosa mi aveva alquanto scocciata! Andai avanti per due ore e mezza, finché esasperata supplicai di fare qualcosa perché mio figlio non aveva voglia di uscire, non era il suo momento!

Così mi portarono in sala parto, mi fecero un'anestesia locale, l'episiotomia e con ventosa alle 22.36 nacque mio figlio Samuele, 3,070 kg per 48 cm, un gigante a confronto con la mia statura minuta e magrolina.

Dopo aver avuto dei problemi nella fase di secondamento, passò un'ora abbondante nella quale mi misero svariati punti. A me poco importava perché finalmente tenevo stretto il mio fagottino!

Tra una lacrima di gioia ed un'altra, nessuno si accorse che l'ago della flebo era andato fuori vena e avevo tutto il braccio gonfio. Questo fu l'inizio di una lunga agonia in ospedale. I punti non mi davano tregua ed io non riuscivo a seguire Samuele, il latte tardava ad arrivare e il mio piccolino calava di peso. Mi sentivo impotente e frustrata. Poi finalmente la montata lattea, ma Samuele si attaccava male e ciucciava poco.

Cominciai a soffrire di ragadi e i miei capezzoli erano letteralmente squarciati al punto che Samuele beveva sangue. Non so in quale modo, ma beccai anche la faringite e mi diedero l'antibiotico per farla passare il dolore e la febbre alta. Fortunatamente Samuele non aveva preso nulla, se non i miei anticorpi attraverso il latte e finalmente cresceva di peso, io invece cominciai a stare male.

Feci un breve passo indietro. Nel 2009 mi diagnosticano la rettocolite ulcerosa, una malattia cronica intestinale che mi fa oggi avere il 46% di invalidità e che mi vede costretta ad assumere cortisone, clismi a base di cortisone, mesalazina ed immunosoppressori. Una brutta malattia che debilita fisicamente e mentalmente, ma non posso dilungarmi ulteriormente, dico solo che la mia era classificata una gravidanza "a rischio".

Dicevo... Cominciai a stare male, la mia malattia tornò a torturarmi (sebbene nell'ultimo mese di gravidanza avevo sospeso i farmaci proprio per poter allattare e stavo comunque abbastanza bene) e dovetti rimanere altri giorni in ospedale per varie visite gastroenterologiche. Dopo 10 giorni finalmente tornai a casa (risiedevo ancora dai miei genitori perché da circa un anno l'ingresso nella nostra nuova casa era bloccato per problemi di agibilità).

Tra ragadi, malattia, non avere il papà di mio figlio sempre con me, gestirmi in casa dei miei, la stanchezza e l'inconsapevolezza di poter allattare anche assumendo un farmaco, mi portarono ad uno stato di "depressione post-parto".

Decisi allora di assumere con prescrizione della pediatra il farmaco Dostinex per interrompere l'allattamento e iniziai con i biberon di latte artificiale. Samuele rigurgitava e vomitava in continuazione senza contare i pianti disperati per le coliche e per la mancanza della sua "titta". Presa dai sensi di colpa e dalla disperazione, un giorno mi spremetti il capezzolo e vidi che c'era una piccola gocciolina di latte. Ma come era possibile?

Era passato un mese da quando mi fasciai il seno! Così, euforica e con le lacrime di gioia, cominciai ad informarmi ovunque, sui social, in vari siti e blog, ovunque. Il ri-allattamento è possibile? Poi finalmente una mia amica mi contattò consigliando di rivolgermi ad una consulente per l'allattamento e così feci. Ancora non condividevo le preziose informazioni nei vari gruppi di mamme sui social, non avevo fatto corsi pre-parto e non sapevo nulla di nulla.

Ero in un certo senso "sola" in materia. Mia mamma non mi aveva allattato e non sapeva consigliarmi così decisi di intraprendere una strada tortuosa ed in salita. Chiamai il Centro Anti Veleni di Bergamo per verificare la compatibilità farmaco-allattamento e dopo la conferma cominciai a tirare il latte e ad attaccare Samuele almeno una decina di volte al giorno.

Con suggerimento della consulente e sotto controllo medico ho assunto anche un farmaco che mi potesse stimolare a produrre più prolattina. Insomma tra integratori, tiralatte e tanta forza di volontà il latte artificiale venne definitivamente tolto agli 8 mesi compiuti del mio angioletto. Con lo svezzamento poi è stato tutto più semplice, fino ad oggi che allatto tutt'ora a richiesta, con tanto tanto tanto amore e latte!

Questa mia esperienza mi ha dato tanta forza e mi ha reso una mamma e una donna più coraggiosa e forte, anche dal punto di vista della salute. Mi ha dato la possibilità di potermi esprimere anche attraverso il mio lavoro. A giugno infatti ho allestito la prima tappa della mia mostra fotografica "Sotto la Stessa Pelle" con tema proprio l'allattamento materno.

Ancora adesso (soprattutto adesso) molte persone quando mi vedono allattare mi guardano con disapprovazione e mi rivolgono delle occhiatacce inquisitrici. “Ma lo allatti ancora?”, “Ma hai ancora latte?” Io rispondo sorridente: "Per fortuna si! Se non avessi ascoltato il mio cuore e la mia forza di volontà sarei ancora annegata dai sensi di colpa e dal mio malessere fisico!"

Queste sono frasi che ogni mamma si è sentita dire almeno una volta dalla nascita del proprio figlio. Credo che ogni madre abbia una storia che merita di essere raccontata, vissuta, tramandata. Quello che ho voluto e che continuerò a fare è trasmettere un messaggio che non vuole creare discrepanze o fare paragoni tra mamme allattanti e non, ma che vuole dare aiuto, sostegno e tanta informazione, quello che ho ricevuto io grazie alla grande rete sociale di mamme.

Un progetto che, attraverso 20 scatti trasformati in 20 stampe, possa dare voce al reale beneficio che traggono sia la mamma che il bambino, sfatando tutti i falsi miti e andando contro gli sguardi di vergogna, disgusto o disapprovazione. Allattare è l’esperienza più bella e più dolce che una madre possa provare dopo aver messo al mondo il proprio figlio. E’ complicità, magia, profumo, intimità, sguardi, dolcezza, felicità. E’ sentire due cuori che battono sotto la stessa pelle!

Grazie alla prima tappa sono riuscita a recuperare un aiuto contributivo per supportare tutte le mamme in difficoltà che ricevono aiuto ogni giorno, come lo è stato per me.

Spero dunque di continuare con questo mio progetto e colgo l'occasione per dire a tutte le mamme: "Non mollate mai, seguite il vostro cuore e amate, amate incondizionatamente vostro figlio e la vostra vita, anche nei momenti bui e senza apparente via d'uscita!".

di mamma Chiara

Sull'autrice

"Mi chiamo Chiara e sono una mamma fotografa di Samuele, ora 17 mesi. Sono riuscita a ri-allattare mio figlio dopo aver interrotto per un mese l'allattamento e aver tolto definitivamente il latte artificiale ai suoi 8 mesi. Questa faticosa esperienza ha scatenato in me la voglia di realizzare un progetto fotografico con tema proprio l'allattamento materno, sottolineando l'importanza di questo gesto così naturale e pieno d'amore. Ho catturato una serie di dolci momenti che ritraggono le mamme che allattano i loro bimbi e ho cercato di raccontare questo profondo legame in tutte le sue sfaccettature. Questo è l'obiettivo delle prossime tappe della mia mostra fotografica a sostegno di tutte le mamme che, come me, si sono trovate o si trovano in difficoltà. Per dare un'occhiata agli scatti della mia mostra, ecco il sito Ricordidifiabe.com, in attesa di creare il blog per la condivisione delle foto".

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Aggiornato il 02.08.2017

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