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Sindrome di Hellp e parto a 27 settimane. Io e la mia guerriera ce l'abbiamo fattta

di mammenellarete - 26.09.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
La mia piccola è venuta al mondo a 27 settimane. Io ho avuto in gravidanza la sindrome di Hellp, un grave peggioramento della gestosi e sono stata una settimana in rianimazione con una maschera per respirare. Ho avuto anche uno scompenso cardiaco. La bimba è dovuta restare per 97 giorni in Tin, Oggi ci rimangono tante cicatrici: queste ci ricorderanno per sempre la forza che abbiamo avuto per superare tutto.

Mi chiamo Carolina, ho 34 anni e il 16 settembre dell'anno scorso ho dato alla luce con un cesareo d'urgenza la mia piccola Guerriera Ginevra, nata di 27 settimane. La bimba pesava 635 grammi.

Ora ha un anno e pesa 7,350 kg. Io ho avuto in gravidanza la sindrome di Hellp, un grave peggioramento della gestosi, e sono stata una settimana in rianimazione con una maschera per respirare. Ho avuto anche uno scompenso cardiaco che mi ha generato la lesione della membrana che avvolge il cuore.

Quando ho guardato per la prima volta la mia Guerriera è stato uno shock... vederla così piccola e indifesa mi ha spezzato il cuore, aveva la Cpap per respirare e tubicini che le uscivano dal tutto il corpicino...

La bimba è rimasta in terapia intensiva neonatale per 97 giorni, ho tirato il latte per 100 giorni perché era troppo debole e si affaticava troppo a prendere il seno.

Un lungo cammino con alti e bassi, momenti, in cui pensavo di non farcela e di perderla, ma Dio è stato al nostro fianco, ci ha dato la forza per rialzarci.

Ora, a distanza di un anno, ci rimangono ad entrambe tante cicatrici che ci ricorderanno per sempre la forza che abbiamo avuto per superare tutto. Spero che la nostra storia aiuti qualche mamma che purtroppo sta vivendo lo stesso.

di Carolina

(storia arrivata sulla pagina Fb di Pianeta Mamma)

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Bambini prematuri: come si sentono mamma e papà

Sensazione di perdita e impotenza, di un legame interrotto bruscamente che non è più possibile riportare a com'era prima. È, questa, una delle prime sensazioni dei genitori di un bambino nato prima del tempo, e in particolare delle mamme, per via del loro inevitabile coinvolgimento fisico.

Attorno a questa sensazione se ne affollano in breve molte altre, dalla paura alla rabbia, dall'angoscia alla preoccupazione per eventuali trattamenti dolorosi per il bambino, dal senso di colpa a quello di solitudine. Con una variabilità che dipende molto anche dalle situazioni che hanno portato alla nascita prematura, dal vissuto del parto, dalle condizioni del piccolo.


“Quanto più è prematura la nascita, in particolare prima delle 32-33 settimane di gravidanza, tanto più la situazione viene vissuta in modo angosciante, perché maggiore è il pericolo per la sopravvivenza del bambino o il rischio di danni” spiega Rosa Maria Quatraro, psicologa presso il reparto di ostetricia dell'Ospedale San Bortolo di Berica (Vicenza) e co-direttrice della collana editoriale Psicologia della maternità di Ericskon.

Un'altra differenza significativa riguarda quanto il parto sia stato improvviso e imprevisto. “Ci sono situazioni nelle quali la nascita prematura è un'eventualità in parte prevista, magari per superare qualche complicazione ostetrica che insorge nel corso della gravidanza” afferma Quatraro. Sottolineando che in questi casi i genitori hanno modo di 'prepararsi', di cominciare a pensare che la gravidanza potrebbe finire prima del previsto, di confrontarsi con neonatologi e pediatri su possibili rischi e terapie.

“In queste situazioni può succedere che, come prima reazione alla “brutta” notizia, la mamma sia portata a un'interruzione momentanea del contatto mentale ed emotivo con il proprio bambino, un distanziamento funzionale alla situazione, che permette di non venire travolte dall'angoscia e dal senso di colpa”. Poi, a mano a mano che ci si adatta alla nuova realtà, il contatto viene ristabilito. CONTINUA A LEGGERE: Bambini prematuri: come si sentono mamma e papà

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