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Mio figlio è nato durante la pandemia. Il suo pianto è stata la mia liberazione!

di mammenellarete - 08.07.2020 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Mio figlio è venuto al mondo durante la pandemia. Il suo pianto è stata la mia liberazione. Gioele è venuto al mondo tra una mascherina che dava fastidio sul viso, tra la dolcezza delle ostetriche, un papà super emozionato e senza nessuno ad aspettarci fuori dalla sala parto.

In questo articolo

Gioele arriva dopo il primo tentativo, e già lì capiamo che avrebbe avuto un bel caratterino. La scadenza della gravidanza è prevista per il 19 aprile 2020.
 
L'11 aprile, giorno che precede la santa Pasqua, programmo un controllino veloce dal ginecologo per capire come siamo messi. Il ginecologo mi dice che lui è in posizione e che entro massimo martedì avrei partorito. Mi manda in ospedale per fare una visita più approfondita perché io non sento molto Gioele, e per lui molto probabilmente mi avrebbero ricoverato, essendo di 39 settimane.
 
Andiamo in ospedale, ma nel monitoraggio Gioele si muove, quindi torno a casa. Sarei ritornata il giorno dopo per il monitoraggio di controllo delle 24 ore. Il giorno dopo (Pasqua) torniamo in ospedale e, durante il monitoraggio di un'ora, Gioele si muove massimo 2 o 3 volte. Ho qualche contrazione, quindi mi fanno fare una camminata, mi fanno il tampone Covid, e il ginecologo di turno (un vero angelo) mi dice che molto probabilmente verrò ricoverata.
 
Tra una lacrima di emozione e l'altra esco fuori dal pronto soccorso e lo dico al mio compagno. Ma, ahimé, c'è il cambio turno, e la ginecologa di turno, senza nemmeno farmi il monitoraggio, ma solo tramite ecografia, dice che non c'è bisogno del ricovero, perché Gioele fa le capriole (lo ha visto solo lei perché io non ho percepito alcun movimento), e che sarei dovuta tornare il 20 aprile per l'apertura della cartella. Torno a casa impaurita, ma sono stravolta a causa della giornata in ospedale e durante la notte riposo benissimo.

La nascita del mio bimbo durante la pandemia

La mattina di Pasquetta fino alle 13 non sento Gioele, se non per un lievissimo calcetto. Alle 16 circa, non sentendo il bambino, chiamo il mio ginecologo e spiego la situazione, e lui mi dice di tornare assolutamente in ospedale perché il 20 è molto lontano.

Torniamo in ospedale per la terza volta e finalmente decidono di ricoverarmi perché Gioele durante il monitoraggio non si è mosso.

Altro cambio turno. Finalmente torna il mio angelo, che pensa che io abbia già partorito. Mi fanno cambiare e iniziano la prima induzione con il palloncino. Saluto emozionata il mio compagno che rivedrò al momento del parto. Dopo un paio d'ore dal palloncino iniziano ad arrivare le contrazioni forti, ma non sono ancora consecutive, infatti dopo 3 ore spariscono. Il giorno dopo, alle 10, vado in visita e sono dilatata di 3 centimetri. Mi portano in sala parto, mi rompono le acque e iniziano l'ossitocina. Non possono perdere tempo perché Gioele continua a dormire. Il mio compagno arriva un'ora dopo e resta con me tutto il tempo. 
 
 
Ho fatto un travaglio doloroso di 8 ore, ma allo stesso tempo bellissimo, grazie ad una bravissima ostetrica. Ma purtroppo c'è il maledetto cambio turno e quando inizio a spingere le dà il cambio un'ostetrica molto giovane e inesperta, e mi sparo quattro dolorosissime ore di spinte. Dopo quattro ore arriva in soccorso un ostetrica datata di età... e in sole due spinte Gioele, il 14 aprile alle 23:25, decide di venire al Mondo!
 
Il suo pianto è stata la mia liberazione. È stata un'emozione unica ed indescrivibile, tra l'altro il papà ha visto tutta la nascita di Gioele, dall'uscita della testina al taglio del cordone ombelicale, è stato super coraggioso, senza di lui sarebbe stato tutto più difficile. GIOELE è venuto al mondo tra una mascherina che dava fastidio sul viso, tra la dolcezza delle ostetriche, un papà super emozionato e senza nessuno ad aspettarci fuori dalla sala parto, che è stata la sensazione più brutta. Però finalmente dopo nove mesi e giorni di paura lo tenevo sul mio petto, e quello è stato l'importante.
 
di Serena 
 
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