«Poiché in Brasile è comune il parto con il cesareo, per me era strano pensare ad un'altra modalità di parto. La difficoltà maggiore è stata far capire alla mia famiglia che questa decisione andava oltre la mia razionalità. Era come se non riuscissi razionalmente a prendere un'altra decisione. Sentivo che Casa maternità (Bologna) era il posto giusto», ha affermato Marina Mello.
«Per me è stato bellissimo partorire in Casa maternità. Oltre all'ostetrica Elisa, molto vicina a me, c'era la seconda ostetrica, Martina, ed erano presenti anche una ragazza che faceva il tirocinio e la fotografa Nicoletta. C'era anche mio marito Francesco».
«Stare vicino a tante donne mi ha fatto sentire parte di una comunità: durante i momenti difficili guardavo sempre i loro occhi».
«Mi sentivo parte di una forte comunità di donne, in grado di dare supporto. Mio marito è stato molto presente, durante tutto il tempo. Era tranquillo e guardava serenamente quello che accadeva».
«Negli ultimi giorni di gravidanza l'ostetrica mi aveva raccontato che Nicoletta Valdisteno stava cominciando un progetto di fotografia presso la Casa maternità. Io ho studiato cinema, sono una regista e sono abituata a stare dietro la videocamera... Poi ho percepito che il mio corpo sarebbe stato "tranquillo" se ci fosse stata Nicoletta a fare delle foto durante il mio parto. Per me è stato tutto molto fluido. Dopo la nascita di Yuri, ho visto le foto e non è stato facile per me».
«Ancora adesso vedere le foto mi procura tante emozioni, perché non ho ancora metabolizzato del tutto. Ma sono ritratte anche immagini di calma e di tranquillità, che sono molto belle».
«Le foto di Nicoletta mi hanno permesso di rivedermi in altro modo: ciò mi sta ancora aiutando ad affrontare le emozioni che ho provato durante il parto e a metabolizzarle».