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La nascita di mia figlia è stata la cosa più facile e spontanea che abbia mai fatto

di mammenellarete - 26.07.2017 - Scrivici

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Fonte: Di Iren_Geo / Shutterstock
Non credevo sarei mai stata in grado di far nascere qualcuno, di affrontare un parto, e la mia gravidanza è stato un angoscioso countdown verso questa inevitabile prova. Ma la nascita di mia figlia è stata la cosa più facile e spontanea che abbia mai fatto. La cosa più bella. Forse è stata fortuna, forse sono una privilegiata, forse invece è stata la semplice dimostrazione che ci sono cose che la natura sa fare meglio di noi. Dovremmo imparare a fidarci di questo.

Non sono mai stata eroica in fatto di dolore. Anzi. Le visite dal ginecologo mi terrorizzavano e il più delle volte svenivo su quel lettino mentre combattevo l'istinto di serrare le gambe.

Non credevo sarei mai stata in grado di far nascere qualcuno, di affrontare un parto, e la mia gravidanza è stato un angoscioso countdown verso questa inevitabile prova.

I racconti delle già-mamme erano sempre avvilenti e spaventosi, noi donne in questo siamo fenomenali, a non esserci complici.

Avevo anche considerato il cesareo, una strategia a doppio taglio per evitare dolore e paura. Per evitare "l'incontrollabilità" di un parto naturale. Ma col passare dei mesi e l'aumentare del pancione, è prevalso qualcosa di forse ancestrale, di non mentale ma istintivo, qualcosa che mi suggeriva di lasciar fare alla natura e non intromettermi come sempre a tutti i costi, nella mia smania di controllare tutto. Oggi non potrei essere più fiera di me, di noi due, che mano nella mano ci siamo incamminate in questa avventura che è stata la tua nascita, che ci siamo supportate a vicenda, e alla fine, sfinite, ci siamo riconosciute.

Il tempo scadeva il giorno dopo. Non c'era l'ombra di una contrazione, i monitoraggi erano linee noiosamente dritte, e già mi avevano paventato la possibilità di dover indurre il travaglio. Se non che quella mattina ce ne andiamo a fare l'ultimo monitoraggio. Per la prima volta viene anche mio marito con noi, cosa mai accaduta prima, forse il destino ha voluto che fosse presente quando ho sentito qualcosa di diverso dalle solite gocce di pipì che si perdono alla fine della gravidanza.

Eravamo in fila per pagare il monitoraggio e mi stavo letteralmente allagando, stentavo a crederci, anche dopo che il ginecologo di turno ha disposto il ricovero. Stava succedendo per davvero. Terrore? No, eccitazione, euforia. Iniziava il viaggio, in quel momento, subito. Ero uscita con la borsa della piscina nel porta bagagli e sarei tornata a casa con te.

Immediatamente mi informano, mentre mi attaccano la flebo, che avrei avuto tre ore di tempo per farmi venire la bella idea di iniziare le contrazioni, dopodiché avendo rotto il sacco, avrebbero dovuto indurmelo.

Esattamente tre ore dopo, con la stessa disciplina con cui avevi rotto le acque il giorno della scadenza proprio sotto l'ospedale, partiamo con le doglie. Mi scarico l'applicazione per contare i secondi, e alla fine di ognuna mi chiede quanto intensa sia stata. Ho ancora il file, per ognuna la risposta è stata sempre LEGGERA, come se mi tenessi il mio FORTE per quando sarebbe stato davvero necessario.

Il dolore delle doglie è qualcosa che coinvolge tutto il corpo, come se ogni parte di te, anziché occuparsi di filtrare l'aria o il sangue o digerire il cibo, fosse tutta lì impegnata a fare esattamente la stessa cosa. L'aspetto sorprendente è che tra una contrazione e l'altra dopo aver creduto di stare quasi per morire, potresti serenamente salire su un tapis roulant. Contare è stato sempre di aiuto, come nei momenti bui della vita in cui sai che come sono arrivati se ne andranno, che hanno comunque una porzione limitata di tempo a disposizione. Così la contrazione. Poi è arrivata la febbre. Un febbrone che non mi succedeva da quando ero bambina. Chiedo l'epidurale e mi accontentano. In un quarto d'ora scarso i dolori non esistono più. Ma davvero non esistono più neanche lontanamente. Crollo addormentata sotto il peso del mio 39,3. Quando mi risveglio, eravamo arrivate a 10. I 10 famigerati centimetri. Mi annunciano che da lì a mezz'ora avremmo iniziato a spingere. Ricordo quegli ultimi minuti tenerissimi con mio marito in quell'anticamera di tempo prima di diventare tre per sempre, insieme per mano nell'occhio del ciclone, ricordo salire la tensione, l'ansia da prestazione, la paura di non spingere abbastanza, o di non saperlo fare in assoluto.

E anche lì intervieni tu: sento una pressione forte sullo sterno, avevi puntato i piedini, l'ostetrica mi dice che stai spingendo da sola e di lasciare fare a te per il momento. Una bambina che neanche era nata stava aiutando la mamma a metterla al mondo, la paura mi è passata, ti ho presa "per mano", e insieme siamo nate, tu per la prima volta, io per la seconda.

La nascita di mia figlia è stata la cosa più facile e spontanea che abbia mai fatto. La cosa più bella. Forse è stata fortuna, forse sono una privilegiata, forse invece è stata la semplice dimostrazione che ci sono cose che la natura sa fare meglio di noi. Dovremmo imparare a fidarci di questo.

di mamma Elisabetta

(storia arrivata come messaggio privato alla pagina Facebook di nostrofiglio.it)

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